Portineria MilanoBossi è pronto, la Lega è (quasi) di Maroni

Bossi è pronto, la Lega è (quasi) di Maroni

VARESE – Quando Umberto Bossi si alza dalla sedia per stringere la mano di Roberto Maroni, che ha appena chiesto di cacciare Marco Reguzzoni dalla Lega Nord, il passaggio della leadership dentro il Carroccio sembra essersi concluso. O meglio il disegno che da mesi portavano avanti i maroniani di ferro, cioè di far fuori il cerchio magico bossiano, sembra materializzarsi. Perché mai come al Maroni day di Varese i militanti leghisti hanno avuto la sensazione che sarà Bobo il nuovo traghettatore del movimento nei prossimi mesi o forse nei prossimi anni. E sarà una Lega che correrà alle prossime amministrative in solitaria, senza il Pdl di Silvio Berlusconi, come vuole Maroni.

Anche perché Bossi avverte il Cavaliere. “Dice troppe cose e poi sostiene Monti. Vedrete ci saranno delle sorprese”. Anche perché la serata leghista è diventata praticamente la serata anti Reguzzoni, esponente di spicco del cda di Gemonio e molto apprezzato da Berlusconi. Maroni ne ha chiesto la testa (“Qualcuno vuole cacciarmi dalla Lega? Forse è lui che deve essere cacciato dalla Lega”) e Bossi non ha potuto che spiegare. “Chi parla troppo, parla anche male”. In sottofondo i maroniani in platea urlavano. “Reguzzoni fuori dai coglioni”.

I barbari sognanti, come li definì Maroni sul pratone di Pontida, non avevano capito la leadership dell’ex ministro dell’Interno nemmeno sul sacro pratone, quando era comparso lo striscione “Maroni presidente del Consiglio”. Anche perché all’epoca Rosi Mauro e lo stesso Reguzzoni erano corsi sotto il palco per mostrarsi al popolo leghista. Invece questa volta Maroni e i suoi hanno incassato il totale appoggio di Bossi. Non ci sono più “quegli stronzi di giornalisti” che parlano male della Lega Nord. Anzi, il Senatùr va dritto al punto quando un militante si alza dalla platea e chiede i congressi.

“Arrivano presto, dopo la manifestazione di domenica. State tranquilli”. Boati a destra e a sinistra sia per Bossi sia per Maroni. Attilio Fontana, sindaco di Varese, lo aveva detto subito appena salito sul palco “Chi vuole un congresso per stabilire chi sta con Bossi e chi con Maroni non ha capito niente”. E Marco Pinti, giovane segretario cittadino di Varese che si prese a botte con Reguzzoni durante il congresso provinciale, lo urla a squarciagola dal palco. “Umberto Bossi non si discute”. In sostanza, a metà serata, dopo che Maroni ha parlato in lungo e in largo di come affrontare la manifestazione di domenica, il piano dei barbari sognanti si è materializzato.

L’idea di una Lega con Bossi presidente e con Maroni segretario, senza il cerchio magico, sembra essere lì a un passo. Ma prima ci sarà la manifestazione di domenica. Dove Bossi promette sorprese e ne promette pure sull’alleanza con Berlusconi. Sul resto, a parte un Roberto Calderoli che si lamenta della Guardia di Finanza a Cortina, è Maroni a farla da padrone e a prendersi la maggior parte di applausi. Arriva a citare persino Che Guevara. “Siamo realisti chiediamo l’impossibile”.

E il patto, alla fine, è sancito a cena: ci vanno, insieme, Bossi, Maroni e Calderoli. Il cerchio magico sembra rotto, il berlusconismo è il passato. Il futuro dei padani assomiglia alle origini, il padre nobile è lo stesso e i figli son diventati grandi. 

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