Bossi prova a ricucire con Maroni, ma la Lega non sa se andare in piazza

Bossi prova a ricucire con Maroni, ma la Lega non sa se andare in piazza

Per la Lega Nord, quello di Milano doveva essere l’appuntamento del rilancio. Una grande manifestazione per contestare il governo e riconquistare l’elettorato deluso. I vertici della Lega ci lavoravano da più di un mese: un lungo corteo da piazza Castello con comizio finale in piazza del Duomo davanti a decine di migliaia di militanti. E invece l’appuntamento del 22 gennaio rischia di saltare. Nonostante le smentite ufficiali, in queste ore i dirigenti del Carroccio stanno prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di cancellare la manifestazione. Troppo alto il rischio di consegnare alla piazza un partito spaccato. Peggio, di accendere i riflettori sulla prima vera contestazione interna nella storia leghista.

La possibilità di annullare la manifestazione milanese è diventata di stretta attualità dopo l’ennesimo braccio di ferro tra il segretario Umberto Bossi – e i fedelissimi del cerchio magico – e l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. È successo tutto negli ultimi tre giorni. Prima le polemiche sul mancato arresto del parlamentare berlusconiano Nicola Cosentino: con Bossi che prima autorizza la linea giustizialista di Maroni, poi cambia idea e concede la libertà di voto ai suoi deputati. Ieri sera, lo strappo. Il Senatùr avrebbe comunicato al consiglio direttivo del Carroccio la decisione di sospendere tutti gli incontri pubblici con la presenza di Maroni. «La stessa cosa che accadde a me nel 1996 – ricorda oggi Irene Pivetti a Tgcom24 – prima mi fu vietato di partecipare a comizi e feste della Lega, poi fui cacciata».

Da questa mattina è scoppiata la rivolta dei maroniani. Sconfessando il presunto diktat del segretario federale numerosi parlamentari e dirigenti locali hanno deciso di organizzare eventi pubblici con l’ex-titolare del Viminale. Nelle ultime ore sindaci e sezioni hanno invitato Maroni a decine di iniziative, mentre centinaia di militanti hanno protestato sui social network. Una reazione tanto rumorosa da convincere il segretario Umberto Bossi – spinto da alcuni dirigenti preoccupati – a intervenire. In serata il leader leghista prova ad abbassare i toni: smentendo al quotidiano La Padania le indiscrezioni sul veto alla partecipazione di Maroni ai comizi sul territorio. Arriva anche la conferma dell’ex ministro dell’Interno, che ha detto di essere stato contattato dal segretario federale. Bossi ha annunciato anche un prossimo incontro pubblico con l’ex ministro. La lunga giornata di polemiche? Per Bossi solo «contestazioni infondate».

Eppure la manifestazione milanese resta in bilico. Dal partito qualcuno conferma: il rischio che domenica prossima il popolo leghista possa protestare – per la prima volta nella sua storia – contro il grande capo è alto. L’ex-ministro dell’Interno può contare su un esercito numeroso. In Parlamento, dove almeno 40 deputati sul 59 sono dalla sua parte, come sul territorio. qualcosa si è già visto nei mesi passati. La scorsa primavera a Pontida il primo affronto dei maroniani a Bossi, con quello striscione srotolato sul sacro pratone in cui si inneggiava a “Maroni presidente del Consiglio”. Lo scorso ottobre la contestazione al Senatùr da parte dei delegati al congresso di Varese, che criticavano la decisione di eleggere il segretario provinciale per acclamazione.

E proprio a Varese potrebbe esplodere lo scontro. Tra i tanti appuntamenti organizzati nelle ultime ore, sembra che Maroni abbia scelto di partecipare a quello in programma mercoledì prossimo al teatro Gianni Santuccio di via Sacco. Varese, guarda caso, il cui sindaco Attilio Fontana è uno dei più fedeli maroniani. Tra i parlamentari leghisti nessuno parla ancora di scissione. Anche se in molti ammettono di essere preoccupati per il livello dello scontro. Intanto già domani l’ex titolare del Viminale parteciperà al primo evento pubblico dopo le polemiche. In prima serata Maroni sarà ospite su Rai Tre alla trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa.

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