«Che cazzo avete vinto a Napoli? Poi uno si rompe i coglioni e se ne va. A Napoli non funziona un cazzo». Aurelio de Laurentiis, il presidente del Calcio Napoli molla un uppercut sui tifosi azzurri, ancora imbambolati per le prodezze di Cavani & co. Il patron di Filmauro non è mai stato tenero con la città, che tra l’altro ricambia e di certo non lo idolatra. Nello specifico, de Laurentiis ha sempre sostenuto che Napoli, pur i suoi evidenti, enormi potenziali, rende impossibile gli investimenti agli imprenditori che si fanno avanti. E del capoluogo campano del resto si è sempre parlato come la città del “grande evento” voluto dalla politica: dal G7 di Ciampi, Bassolino e Clinton con la pizza “a portafogli” nel centro storico di tempo ne è passato: era il 1993. E ora? Quali sono le grandi occasioni? Due, in particolare: il Forum universale delle Culture nel 2013 e le preregate della Louis Vuitton del circuito America’s Cup che inizieranno fra meno di tre mesi.
Iniziamo dal Forum: la girandola di direttori della Fondazione in pochi mesi ha visto il defenestramento di Nicola Oddati, la fuga di Roberto Vecchioni e l’arrivo di Sergio Marotta, fedelissimo del sindaco Luigi de Magistris ma finora presenza invisibile nell’ex Asilo Filangieri, sede della Fondazione che dovrà gestire il maxi-evento partenopeo fra meno di due anni. Napoli per ottenere il Forum ha faticato molto e ha pagato moneta contante: 4,2 milioni di euro «come contributo per la realizzazione delle attività di continuità per la fondazione del Forum universale delle culture, il trasferimento del know how, il mantenimento dei marchi relativi al Forum universale delle culture ed altre attività relazionati connesse alla realizzazione del Forum universale delle culture quale evento con continuità nel tempo e carattere internazionale e la licenzia in uso del marchio».
Ad oggi la Fondazione è una scatola vuota che produce fatture e spese ma nient’altro. Sconosciuto ai più, il Forum Universale, come scrive il Corriere del Mezzogiorno, ha perfino le brochure da buttare (sono datate) e nemmeno i materiali in lingua inglese. Di oggi, invece, la notizia che il ministero degli Esteri potrebbe addirittura decidere di uscire dalla compagine societaria che vede impegnati gli enti locali e il governo. Motivo: l’immobilismo e la mancanza di progettualità per l’evento.
Diverso il discorso delle pre-regate della Louis Vuitton Cup, circuito della Coppa America di Vela: fortemente volute da Luigi de Magistris, si dovevano fare a Bagnoli. Poi si è scoperto che la bonifica dell’ex area siderurgica ad Ovest della città era ancora oggetto di querelle e inchieste. E così è scattata l’opzione Lungomare. Una scommessa risicatissima: siamo nel cuore della città, gli spazi sono ridotti all’osso e ci sono fortissimi vincoli della Soprintendenza. Per avere la Coppa America pure è stato necessario metter mano al portafogli: 5 milioni di euro in diritti vari, ripartiti tra Regione Campania (un milione di euro, una metà nel 2012 e l’altra nel 2013), Provincia di Napoli (tre milioni di euro, 500.000 nel 2011, un milione nel 2012 e 1,5 milioni nel 2013) e Comune di Napoli (un milione, metà nel 2012 e metà nel 2013). E ora? Il counter sul sito dell’America’s Cup (che riporta ancora Bagnoli quale sede delle regate) è a -70 giorni. Ci sono le gare d’appalto, i tavoli tecnici, le riunioni, ma per ora non s’è mosso un dito.
Dunque Aurelio de Laurentiis punta l’indice e da imprenditore dice: «a Napoli non funziona un cazzo». In effetti se non c’è l’intervento pubblico le iniziative, i grandi eventi all’ombra del Vesuvio difficilmente prendono il volo. Perfino per una cosa semplice come il Capodanno televisivo Rai da piazza Plebiscito è stato necessario metter mano al portafogli. È tutto nero su bianco: il Comune ha sborsato 30mila euro netti per «una iniziativa di comunicazione istituzionale per la valorizzazione del territorio napoletano all’interno del programma “Capodanno Italiano”». È il sindaco che ha la delega all’immagine della città e sta lavorando, assicurano da Palazzo San Giacomo. Sì, ma come? Anzitutto i suoi fedelissimi hanno messo su degli infopoint telematici per turisti a costo zero, riciclando materiale già esistente nei depositi comunali. Poi, si va sul classico: un nuovo “brand Napoli” con una gara per creativi del valore di 30mila euro che sarà bandita a breve e infine, cravatte, foulard, shopper e piantine stradali “made in Naples”: un classico che non tramonta mai.
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