La Grecia prende sempre più la via dell’Argentina. Le negoziazioni fra i creditori privati, guidati dall’Institute of international finance (Iif), e il governo ellenico di Lucas Papademos si sono arenate definitivamente. E gli hedge fund continuano a ribadire che non vogliono essere gli unici a perderci. Ecco perché stanno con sempre maggiore insistenza a un’azione legale contro la Grecia. Del resto, sembra ormai scontato che il governo greco possa introdurre una clausola di azione collettiva (Cac), in modo da forzare la ristrutturazione del debito. In questo caso, tuttavia, non scatterebbe l’evento creditizio. Così ha spiegato l’International swaps and derivatives association (Isda), l’associazione di categoria che regolamenta internamente le controversie sui Credit default swap (Cds). Ma è solo una mera struttura formale per evitare di dichiarare in bancarotta un Paese che lo è già.
Nell’ultimo weekend le parti in gioco non hanno raggiunto un accordo che potesse essere sostenibile. E nemmeno oggi si sono registrati progressi. Il governo greco ha ribadito che la sua offerta sarà quella emersa nei giorni scorsi. Il debito greco è pari a circa 365 miliardi di euro. Di questi, 206 sono in mano ai creditori privati. La svalutazione dei bond detenuti in portafoglio da banche e fondi d’investimento, cioè l’haircut, deve essere del 50 per cento. Questo significa che ci potrebbe essere una perdita del 65/70% rispetto al Net present value (Npv, o valore attuale netto) per gli investitori. I vecchi bond sarebbero poi scambiati con obbligazioni di nuova emissione, con durata trentennale, un grace period di 10 anni e un coupon variabile, 3,7% per i primi dieci anni e poi aumentato progressivamente fino a raggiungere un massimo del 4 per cento. Vale a dire che i creditori che accettano questo accordo non solo vedono ridursi di colpo il ritorno del proprio investimento, ma aderiscono anche al default selettivo della Grecia, come oggi spiegato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s.
Lo scenario prossimo venturo potrebbe essere molto simile a quello dell’Argentina. Il governo Papademos, come riferiscono fonti ateniesi, ha già pronto l’apparato legale per l’introduzione di una clausola di azione collettiva retroattiva. Questa sarebbe capace di incidere negativamente sui creditori privati della Grecia in caso questi non siano d’accordo con le condizioni per la ristrutturazione del debito proposte dal Tesoro ellenico. «Ci stanno dicendo “O accettate questo patto, oppure noi ve lo facciamo accettare forzatamente, dato che non possiamo dichiarare fallimento”», rivela a Linkiesta uno dei gestori di hedge fund coinvolti nelle trattative.
Poco prima di Natale uno dei fondi hedge si è tirato indietro, minacciando azioni legali contro la Grecia. Era lo spagnolo Vega Asset Management. Sono già stati contattati due diversi studi legali londinesi, che sarebbero pronti nel caso venisse introdotta la Cac. «È normale in questo genere di controversie che le parti studino con largo anticipo le strategie da percorrere», spiega l’hedge fund manager a Linkiesta. Per questo il governo greco è quasi pronto ad approvare via decreto la norma retroattiva, capace di impattare sui possessori di bond per costringerli ad approvare lo swap sul debito.
Le possibilità che si arrivi a un fallimento della Grecia crescono ogni giorno di più. Il 20 marzo il Tesoro ellenico deve rimborsare un bond del valore di 14,4 miliardi di euro e non ci sono abbastanza fondi per farlo. La Debt sustainability analysis (Dsa) preparata dal Fmi nello scorso ottobre spiegava che le casse elleniche avevano solo 11 miliardi di euro. Ecco quindi perché, come ha spiegato oggi lo stesso Fmi, occorre che l’Europa sia pronta potenziare le misure per prepararsi a un eventuale default ellenico. «Nel caso la Grecia si dichiarasse insolvente, il contagio sarebbe limitato», ha detto il capo economista dell’istituzione di Washington, Olivier Blanchard.
La questione principale, tuttavia, potrebbe essere un’altra. Oltre al piano finanziario, sta nascendo quello legale. Nel caso la Grecia continui sulla linea oltranzista, gli hedge fund potrebbero intentare una causa legale contro il governo per inadempienza contrattuale. Sarebbe questa la via nel caso non riuscissero a raccogliere abbastanza bond greci emessi secondo la legge inglese, nel complesso circa 18,5 miliardi di euro. Queste obbligazioni, infatti, contengono una clausola pari passu che equipara i creditori privati e pubblici. La detenzione di tali bond permetterebbero di avere un maggiore potere negoziale anche nei confronti della Banca centrale europea, che ha oltre 45 miliardi di euro di obbligazioni elleniche, acquistate nei mesi scorsi tramite il Securities markets programme (Smp). E in quel caso, il fallimento di Atene potrebbe prendere un’altra piega, ben più grave di quella presa dall’Argentina esattamente dieci anni fa.