È curioso, Hans Küng. Quando, parlando in una sala dellʼHotel Astoria di Udine, viene a conoscenza dellʼennesimo scandalo in Vaticano (le denunce di Monsinor Carlo Maria Viganò) e dellʼinchiesta dellʼEspresso sulla «cricca milanese», legata a doppia mandata a Comunione e Liberazione e Roberto Formigoni, gli occhi chiari, attenti, saettano sulle pagine. «Benedetta corruzione», legge ad alta voce dal Fatto Quotidiano, ridacchiando. Poi si fa subito serio. E sospira: «Cʼè una consapevolezza sempre più diffusa anche in Italia, di queste cose». Cose contro cui Kung ha combattuto con spietata franchezza per buona parte della sua vita. «Non certo da teologo», lʼha sminuito lʼarcivescovo Andrea Bruno Mazzocato al suo arrivo in Friuli per ritirare il premio Nonino 2012. Ma Küng è abituato alle accuse. I suoi detrattori cattolici lʼhanno definito negli anni un uomo «consumato dalla rabbia», «finito», in stato di «alienazione psicologica». Ma al contatto diretto lʼimpressione è tuttʼaltra. Le parole sono ferme, ma pesate e sincere, in un buon italiano che Küng cerca costantemente di migliorare chiedendomi conferme e aiuti. E i concetti sono anche più chiari: «La Chiesa cattolica è seriamente malata e la causa della sua malattia è il sistema di governo romano che si è affermato nel corso del secondo millennio superando tutte le opposizioni e regge ancora oggi», ha scritto nel recente volume Salviamo la Chiesa. «Ma io non sono contro il Papa», precisa ancora prima che possa accendere il registratore, «sono i miei critici a volermi dipingere così».
Certo, Professor Küng, che a leggere le parole di Monsignor Viganò qualche critica viene spontanea. Alti prelati accusati di malaffari, appalti pilotati, corruzione. E chi sapeva, prosegue lʼaccusa, invece di porvi rimedio ha preferito insabbiare. Per questo Viganò sarebbe stato trasferito in America. Le dinamiche sembrano simili a quelle che lei racconta in Salviamo la Chiesa.
Mi accusano sempre di essere antiromano, antipapale. Questo non è vero. Ho fatto i miei studi a Roma, ne ho belle memorie. Ho fatto tutto il possibile per acquisire la cultura romana nelle diverse epoche. Però penso che tutte queste cose, «Furti, truffe, veleni» (dice leggendo il titolo del Fatto, ndr), vengano da un sistema romano che non coincide con la Chiesa Cattolica. Io sono nel servizio della Chiesa Cattolica Universale, che ha il centro a Roma. Ma non come una dittatura spirituale: come un servizio, come «il servo dei servitori di Dio», come dice Gregorio Magno. Dunque io non voglio essere accusato di essere contro il Papa: ho una concezione molto più fondata sulla Scrittura stessa della figura di San Pietro, che si è imposta nel primo millennio ma che si oppone a questa rivoluzione dal di sopra che ha fatto la riforma gregoriana.
Dunque quali sono le cause degli scandali della nostra era?
Abbiamo questi problemi a causa dellʼassolutismo papale, a causa del clericalismo massivo che è cominciato nellʼXI secolo e della legge del celibato. Io sono per il ritorno alla concezione cattolica del primo millennio, e per andare avanti, non indietro. Adesso si vede sempre più che questa restaurazione del sistema romano che hanno fatto sotto il Papa polacco prima e quello tedesco dopo è una catastrofe. Fanno grandi manifestazioni, ma è solo una facciata. Non si vede che anche in Italia, come in Germania e Svizzera, il clero col celibato muore. Abbiamo una miseria nelle parrocchie… Guardi, io ho visto lʼélite clericale che abbiamo avuto durante i miei sette anni a Roma. Tutto questo non cʼè più.
E cosa cʼè al suo posto?
Cʼè una selezione minimalista, anti-meritocratica. Passa soltanto chi è romano, nel senso del sistema romano.
E chi si oppone è mandato in America.
Purtroppo Papa Ratzinger, che è un uomo intelligente, ha fatto il grande sbaglio di prendere solamente suoi “sudditi” per consiglieri e per il suo staff. Cʼè una sorta di putinismo nella Chiesa Cattolica di oggi. Non è più stalinismo: non ci sono più le condanne, i processi inquisitoriali. Però cʼè un sistema repressivo. Come Putin, Ratzinger ha selezionato soltanto collaboratori fedeli, specialmente uomini del SantʼUffizio, gli eredi dellʼInquisizione. So che anche nella Segreteria di Stato la gente è molto rattristata dal vedere un uomo incapace come Tarcisio Bertone. Un uomo del SantʼUffizio come capo della Segreteria di Stato, la seconda posizione nella Chiesa, che non conosce la diplomazia, non conosce lʼinglese. Un teologo povero, uno “yes man”. Il Papa ha avuto un ottimo consigliere per le religioni non cristiane, ma lʼho incontrato in Egitto… Lʼha mandato lì.
A proposito di Egitto. Come ben sa lì, come in altri Paesi arabi, cʼè la rivoluzione, la “primavera”. Serve una “primavera cattolica” e dei cattolici?
Io ho fatto di tutto per risvegliare i cattolici. Il problema è che abbiamo già perso questa gioventù, che va in piazza Tahrir al Cairo. La nostra politica, la nostra linea pastorale non è stata capace di integrare questa gioventù. Si illude con questi movimenti neocattolici, che sono solamente per il Papa, ma che non sono rappresentativi della gioventù generale.
Sta dicendo che se la Chiesa fosse stata più vicina ai giovani probabilmente anche questi giovani in piazza Tahrir sarebbero stati più vicini al cristianesimo?
Sì. Proprio in questi giorni è stato ripubblicato un mio libro, Essere Cristiani: sono sicuro che se a Roma lo avessero accettato come fondamento per le prediche, per la catechesi e per la struttura pastorale, la Chiesa di oggi sarebbe molto diversa. E sarebbe capace di integrare anche la gioventù.
In Onestà lei ha scritto: «Lʼirresponsabilità in economia non paga. La responsabilità è richiesta anche per ragioni economiche.» Ne è proprio certo?
Le catastrofi che abbiamo a Wall Street, nel sistema bancario, ovunque, mostrano che questa amoralità di fare solo guadagno a ogni costo non paga. A breve termine è sempre possibile guadagnare. Ma nel lungo termine non paga. Finalmente si vede la situazione economica dellʼItalia come degli altri paesi europei: dobbiamo pagare per tutta questa amoralità avuta nellʼeconomia negli anni scorsi. LʼUnione Europea allʼinizio era stata fatta con uomini che non erano certamente dei santi, ma erano onesti. De Gaulle, Adenauer, De Gasperi, Schuman: questi avevano un carattere. Erano buoni politici, onesti, e a questo modo hanno costruito il fondamento di una nuova Europa pacifica. Poi si è introdotta una politica sempre più senza moralità. Che non paga.
Monti può contribuire a riportare lʼEuropa sulla strada giusta?
Spero sarà aiutato da tutti i partiti, che non facciano sempre e solamente una politica amoralista e interessata solo al loro tornaconto. Gli onorevoli dovrebbero essere onorabili, pensare al bene comune. Lʼeconomia è la base, ma la politica deve controllarla, non essere una funzione dellʼeconomia. E sia la politica che lʼeconomia devono essere controllate da una moralità che abbia come centro la dignità umana, i diritti e i doveri umani.
Prima ancora della figura di Cristo?
Sì. Lʼetica mondiale, che è il mio grande tema, vuol dire precisamente che non cʼè pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. E non cʼè pace tra le religioni se non cʼè dialogo tra loro. E non cʼè dialogo senza norme etiche comuni.