Il vescovo della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato, Francesco Moraglia, dovrebbe essere il nuovo Patriarca di Venezia, successore del cardinale Angelo Scola trasferito a Milano. Le notizie si susseguono frenetiche, tra telefonate, aggiornamenti dei blog dei più autorevoli vaticanisti e cinguettii su Twitter. La nomia dovrebbe avvenire nel week-end.
Se davvero sarà indicato da Benedetto XVI gli spetterà un compito tra i più autorevoli e ambiti nella Chiesa cattolica, ma almeno non dovrà attendere quanto un suo illustre predecessore che poi divenne Papa sotto il nome di Pio X. Giuseppe Sarto fu nominato vescovo di Mantova il 10 novembre 1884, e poi ricoprì la carica di patriarca di Venezia. Il governo italiano rifiutò peraltro inizialmente il proprio exequatur, asserendo che la nomina del Patriarca di Venezia spettava al Re e che, inoltre, Sarto era stato scelto su pressione del governo dell’Impero austro-ungarico. Giuseppe Sarto dovette quindi attendere diciotto mesi prima di poter assumere la guida pastorale del patriarcato di Venezia. Con la nomina a Patriarca, ricevette pure la berretta cardinalizia nel concistoro del 12 giugno 1893. Fu eletto papa nel 1903. E non fu certo il solo Papa del secolo scorso a provenire da Venezia: dopo di lui anche Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I. Francesco Moraglia sarà il primo patriarca genovese della storia, da quando nel 1451 San Lorenzo Giustiniani, già vescovo di Castello, portò questo titolo a Venezia da Grado.
Teologicamente e liturgicamente parlando, il nuovo patriarca è un ratzingeriano di ferro, un conservatore che nei primi anni da vescovo ligure ha – in linea con il pontefice – ribadito la questione della centralità della fede. Come a dire: è inutile dirsi cattolici o cristiani se non si crede in Gesù, figlio di Dio.
Moraglia è anche un vescovo dal “pensiero forte”, per nulla incline a cedere di fronte a qualsivoglia forma di relativismo. Un uomo concreto che ha inviato i suoi giovani seminaristi in mezzo alla gente, quando le popolazioni di Liguria e Lunigiana sono state duramente colpite dall’alluvione del 25 ottobre scorso. Questo pastore fortemente ieratico è un giovane protagonista di questa stagione della Chiesa cattolica e non è azzardato pensare – tenuto conto che ha solo 58 anni – che possa essere chiamato in un prossimo Conclave a svolgere il ruolo di Vicario di Cristo.
Ma perché, forse inaspettatamente, Ratzinger ha scelto Moraglia? Forse perché gli assomiglia ma certamente perché l’attuale vescovo della Spezia trova concorde approvazione sia da parte del Segretario di Stato Tarcisio Bertone che del presidente della Cei Angelo Bagnasco.
Inoltre Moraglia ha la statura culturale per ricoprire un incarico così delicato: al patriarca metropolita del Triveneto spetta il titolo di “Gran cancelliere della Facoltà teologica del Triveneto” e Moraglia è forse il solo candidato ad aver conseguito un preciso titolo in teologia dogmatica.
Moraglia è nato a Genova il 25 maggio 1953 ed è stato ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri il 29 giugno 1977. Ha avuto come docente di teologia un teologo prediletto di Siri, don Gianni Baget Bozzo. È stato direttore dell’ufficio per la Cultura e l’Università della diocesi genovese; assistente diocesano del Meic; docente di cristologia, antropologia, sacramentaria e di storia della teologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; preside e docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure. Nominato vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato nel dicembre 2007 da Benedetto XVI, ha ricevuto l’ordinazione dal cardinale Angelo Bagnasco nel febbraio 2008.
Attualmente ricopre l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione «Comunicazione e Cultura», che sovrintende ai media della Conferenza episcopale italiana.
Non si tratta di una nomina qualunque: assieme alla diocesi di Milano, Venezia ha un “peso” straordinario all’interno della Chiesa cattolica, basti pensare – tra le altre cose – al fatto che la sede veneziana è uno dei tre patriarcati della Chiesa latina, insieme a Gerusalemme e Lisbona.
Patriarca o no, Francesco Moraglia è destinato a segnare il destino del cattolicesimo moderno. Le sue parole d’ordine sono fede, identità ed evangelizzazione. Il Papa tedesco ha un giovane erede nel futuro della Chiesa di Roma.