Ora Berlino è pronta a potenziare il fondo salva Stati

Ora Berlino è pronta a potenziare il fondo salva Stati

Il potenziamento del fondo salva-Stati europeo sarà discusso nel prossimo Consiglio europeo. Dopo una lunga resistenza, anche la Germania sta valutando l’incremento della potenza di fuoco dei due fondi Ue di stabilizzazione, il provvisorio European financial stability facility (Efsf) e il permanente European stability mechanism (Esm), che entrerà in vigore entro la metà dell’anno. A rivelarlo a Linkiesta sono due diversi funzionari della Commissione europea. «Il 30 gennaio sul tavolo ci sarà anche una bozza del nuovo fondo Esm, che va oltre il tetto di 500 miliardi di euro», spiegano. «Contiamo che la Germania dia il suo appoggio, dato che le ultime trattative sono state positive, specie dopo le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale», continuano i funzionari. L’obiettivo, infatti, è quello di creare una rete di protezione per evitare che il contagio dell’eventuale bancarotta della Grecia.

Qualcosa è cambiato. Fino a una settimana fa il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, aveva ribadito la sua posizione sul fondo Esm. «Non è in programma un innalzamento delle dotazioni complessive, che resteranno fisse a 500 miliardi di euro», spiegò al Bundestag, il parlamento tedesco. Ma le pressioni da parte del Fmi si sono fatte più dure e ora sembra essere stato trovato un accordo di massima. Del resto, durante la presentazione del World economic outlook e del Global financial stability report, gli alti esponenti dell’istituzione di Washington hanno ribadito che l’Europa deve fare di più per evitare il peggio. La parola più utilizzata dal Fmi è “firewall”, cioè un meccanismo capace di mettere al sicuro l’eurozona anche nel caso la Grecia si dichiarasse insolvente.

Sul tavolo dei capi di governo che arriveranno a Bruxelles lunedì prossimo per il Consiglio europeo il dossier più importante sarà quello relativo al fondo Esm. In principio doveva nascere verso la metà del 2013, ma la velocità di propagazione della crisi europea dei debiti sovrani ha reso necessario un anticipo di un anno sulla tabella di marcia. Tuttavia, Germania, Finlandia e Olanda si sono opposti fin da subito sull’eventuale potenziamento del fondo stesso. Nessuno di questi Stati voleva assumersi ulteriori oneri finanziari per stabilizzare la zona euro.

A smuovere l’animo di Berlino, spiegano fonti della Commissione europea, è la situazione in cui si trova la Grecia. Il piano di consolidamento fiscale procede a rilento e la via che si sta profilando è quella presa dieci anni fa dall’Argentina, la bancarotta. Le trattative fra i creditori privati, guidati dalla lobby bancaria Institute of international finance (Iif), e il governo greco sono a un punto morto. Per tal ragione oggi il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha ribadito che «potrebbe rendersi necessario un intervento dei creditori pubblici nella rinegoziazione del debito greco». Vale a dire che anche gli Stati, più la Banca centrale europea, potrebbero essere coinvolti nelle perdite sulle obbligazioni elleniche. Di qui, l’urgenza di creare un sistema di contenimento, in grado di proteggere Spagna e Italia.

«Non si sono ancora fatte delle cifre, ma è possibile che il nuovo Esm abbia un tetto massimo compreso fra i 750 e i 1.000 miliardi di euro». Questo spiega uno dei due funzionari della Commissione Ue a Linkiesta. Il cancelliere Angela Merkel, attualmente al World Economic Forum di Davos, sarebbe quindi vicina a cedere alle pressioni del Fmi. Berlino ha chiesto ragguagli sulla disponibilità del Fmi e dei Paesi del G20, che sarebbero chiamati a contribuire al fondo Esm, dato che il timore della Merkel è quello «di non poter soddisfare una promessa», come ha spiegato a Davos. L’impressione è che, in vista del summit di lunedì prossimo, questa sia solo una mossa preliminare.

L’eurozona sta per vivere un’altra recessione, ma questa volta è differente. Le sfide che ha di fronte l’euro sono tante, dalla ricapitalizzazione delle banche europee, al possibile fallimento della Grecia. Il Fondo monetario internazionale ha spesso preconizzato quello che l’Europa avrebbe poi fatto solo qualche mese dopo. L’esempio più vicino è il maxi piano di ricapitalizzazione bancaria nell’eurozona. Invocato a fine dell’estate dalla Lagarde, è poi arrivato dopo poche settimane, nonostante le iniziali smentite da parte dei politici europei. L’aumento delle dotazioni del fondo di salvataggio europeo sembra ripercorrere gli stessi passaggi. L’obiettivo, spiegano dalla Commissione Ue, è solo uno: evitare che la crisi greca degeneri oltremodo. E occorre fare in fretta. Il tempo a disposizione è sempre di meno.  

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