S&P boccia anche la fusione Unipol-Premafin

S&P boccia anche la fusione Unipol-Premafin

«L’accordo può indebolire il profilo finanziario complessivo del gruppo Unipol visto il debole profilo finanziario del target». Non solo: «Per questo il credit watch rimane negativo». Lapidario, il comunicato di Standard & Poor’s smonta il matrimonio tra Unipol e Fon-Sai. Contestualmente al downgrade dell’Italia, l’agenzia di rating abbassa anche il merito creditorio di Unipol Assicurazioni da A- a BBB+ e il giudizio a lungo termine sulla holding Unipol Gruppo Finanziario (Ugf) da BBB a BBB-. Lo scorso 13 gennaio, ricorda S&P, Ugf ha annunciato la sua intenzione di acquisire il 51,287% di Premafin, la controllante di Fon-Sai, per poi procedere ad una fusione a quattro che coinvolge anche Milano Assicurazioni, altro tassello del puzzle societario che fino a qindici giorni fa apparteneva all’Ingegnere di Paternò.

Oltre al rischio sovrano che implica la tripla B sull’Italia, scrive S&P, Ugf «alla fine di giugno 2011 aveva un’esposizione di 7,2 miliardi sul debito italiano», che corrisponde circa al 34% degli attivi, ovvero 1,8 volte il patrimonio netto. «Stimiamo che un ulteriore 10% degli attivi consista in bond e depositi detenuti dalle banche italiane». Infine, S&P spiega che «l’esecuzione dei piani del gruppo Unipol potrebbe portare a un declassamento di molti gradini, soprattutto in assenza di una sostanziale iniezione di capitale». Per questo l’agenzia si propone, come di consueto di risolvere o aggiornare nei prossimi tre mesi di tempo per aggiornare il credit watch negativo in seguito ai colloqui con il management.

Il comunicato di S&P giunge al termine di una giornata di passione per il titolo Unipol, che ha lasciato sul terreno il 5,29% a 0,17 euro per azione, una performance sensibilmente peggiore del Ftse Mib, il principale listino di Piazza Affari (-0,3%). Male anche Premafin (-1,83% a 0,32 euro per azione). Numeri che ancora una volta suonano come una bocciatura. Oggi l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni, ha detto di non aver ancora deciso se rimanere o meno nel secondo polo assicurativo italiano dopo Generali, spiegando: «Adesso c’è il periodo di due diligence. Vedremo quali saranno le conclusioni».

Due giorni fa i cda di Premafin, Fon-Sai e Milano Assicurazioni hanno avallato la due diligence di Unipol, mente l’a.d. di Fon-Sai, Emanuele Erbetta, ha confermato che l’aumento di capitale da 750 milioni di euro sarà in agenda al prossimo cda del 27 gennaio. Piazza Cordusio ha un’esposizione di 380 milioni nei confronti di Fon-Sai, di cui ha rilevato il 6,6% per 170 milioni, di cui 110 sono andati alla holding controllante Premafin per evitar che la famiglia Ligresti ne perdesse il controllo. L’altro grande creditore è Mediobanca, che vanta crediti per 1.050 milioni tramite prestiti subordinati erogati a Fon-Sai. 

In via Stalingrado si continua a lavorare a testa bassa, ma il mercato continua a non capire il senso industriale di un’operazione con cui il pacchetto Ligresti viene pagato sei volte il suo valore di mercato. Un esborso massiccio che non farà bene ai conti del gruppo bolognese. A fronte di un combined ratio, cioè il rapporto tra costo dei sinistri (più le spese di acquisizione) e i premi raccolti, in continuo calo dal 108% del 2009 all’attuale 98% del gruppo assicurativo, la banca non sembra regalare le stesse soddisfazioni. Nella prima metà del 2011 i crediti dubbi sono saliti al 15% degli impieghi, un numero piuttosto elevato anche in una condizione di mercato difficile come l’attuale. Tant’è che nel corso del 2011 più volte si sono rincorse le voci sull’intenzione dell’a.d. Carlo Cimbri di venere l’istituto di credito. Intenzioni che potrebbero concretizzarsi in un futuro non troppo lontano, a meno che non si riesca a trovare un posto anche per Unipol Banca nel maxi polo assicurativo che farà concorrenza a Generali.  

Twitter: @antoniovanuzzo