Il 21,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è disoccupato e solo il 41,5% della popolazione compresa tra i 55 e i 64 anni lavora ancora (dati Insee). Due dati agli estremi della vita professionale che rilevano i problemi del mercato del lavoro francese: è sempre più difficile iniziare a lavorare, è sempre più un problema continuare a farlo in età avanzata. E tutto ciò proprio mentre il governo chiede di lavorare più a lungo per maturare una pensione senza decurtazioni.
«Lavorare di più per guadagnare di più» ripete dal 2006 Sarkozy, un presidente in crisi almeno quanto la nazione che vorrebbe continuare a guidare, e che in caso di rielezione dovrà fare i conti con un problema a monte del suo stesso slogan: come lavorare di più se non si ha un lavoro? Circa il 10% (Ocse) dei suoi connazionali è disoccupato, un massimo storico che la Francia tocca nell’anno in cui la Germania registra il suo minimo al 6,8%. La convergenza franco-tedesca, auspicata a parole, è ancora lontana nei fatti.
Sulle misure per l’occupazione François Hollande ha impostato la strategia elettorale. Il candidato del Ps è il solo ad aver proposto una riforma del mercato del lavoro. Il “contratto generazionale” è il primo punto del suo programma e prevede che ogni azienda che assuma a tempo indeterminato un giovane sotto i 25 anni, affidandone la formazione a un dipendente senior (già assunto o reclutato appositamente), sarà esentata per tre anni dai contributi su entrambi i dipendenti. Il dispositivo, che stabilizzerebbe i giovani aiutando i senior a maturare una pensione piena, è applicabile anche al rovescio: un giovane può formare un senior, per esempio nell’utilizzo delle nuove tecnologie.Operai alla catena di montaggio in uno stabilimento Renault (Afp)
La copertura finanziaria verrebbe dalla modifica delle esenzioni sui bassi salari, dette anche “riduzioni Fillon” (dal nome del primo ministro), che esonerano le aziende dal pagamento dei contributi sui salari inferiori a 1,6 volte lo Smic, il salario orario minimo garantito, senza chiedere contropartite in cambio. Una norma che secondo gli analisti del Ps costa allo Stato 22 miliardi di euro in termini di entrate e che se da una parte tutela gli impieghi poco qualificati, dall’altra incentiva le aziende a bloccare i salari al minimo.
Secondo le stime dei socialisti, 500 mila “contratti generazionali” costerebbero all’erario circa 8 miliardi all’anno, cioè poco più di un terzo delle riduzioni Fillon. Dal suo sito, l’Ump critica la proposta, sostenendo che «i giovani meritano un’altra ambizione invece della vittimizzazione e dell’assistenzialismo di Hollande: valorizzazione dell’apprendistato, eccellenza dell’insegnamento superiore, sostegno alla creazione d’impresa». Parole troppo generiche per colpire nel segno. Paradossalmente le critiche più dure al “contratto generazionale” rimangono quelle di Martine Aubry durante le primarie socialiste. Per il segretario del Ps la norma creerebbe un “effetto cuccagna” per le aziende, drogando l’occupazione a scapito della produttività.
Per il momento il “contratto generazionale” è più una proposta elettorale che una riforma organica del mercato del lavoro. Avrebbe bisogno di essere discusso nelle modalità e nella portata con le parti sociali – come auspica lo stesso Hollande – controllato nell’efficacia e valutato sul medio-lungo periodo. Tuttavia, oltre ai difetti, presenta anche un pregio: ricondurre il discorso politico alla realtà produttiva. La politica francese ha trascurato per anni i lavoratori, concentrando la ricerca del consenso sulla sicurezza e i temi dell’immigrazione. L’oblio del settore industriale e l’assenza di politiche occupazionali hanno favorito un progressivo indebolimento strutturale dell’economia transalpina.
Manifestazione del sindacato Cgt davanti allo stabilimento ArcelorMittal
La proposta di Hollande piace anche ad alcuni esponenti del Pd. In Italia, il modo in cui è stato impostato il dibattito sull’articolo 18 rischia di creare una contrapposizione generazionale tra «le due ali dell’occupazione». La ricetta dei socialisti francesi suggerisce un nuovo modo di affrontare la riforma del mercato del lavoro, coniugando i bisogni dei giovani con quelli degli anziani. La presenza di Hollande a Roma il 16 dicembre scorso è la prova del dialogo tra socialisti e democratici. Nell’attesa del voto francese e nell’imprevedibilità dell’evoluzione politica italiana, le uniche certezze sono i dati dell’Istat: in Italia il 29,2% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è senza lavoro e il tasso di disoccupazione è dell’8,5%.