Portineria Milano“Assolto o colpevole, di Silvio non interessa più a nessuno”

“Assolto o colpevole, di Silvio non interessa più a nessuno”

È vuoto lo spazio per il pubblico dell’aula del palazzo di Giustizia di Milano, decima sezione penale, quando alle 14.47 il giudice Francesca Vitale legge la sentenza di «non luogo a procedere» nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mills. Ma a parte i cameraman e giornalisti arrivati da tutto il mondo, da Russia e Francia in particolare, non c’è nemmeno un cittadino comune all’esterno del palazzo. Non un curioso. Non un anziano del Popolo della Libertà con il cappellino che ripara dal sole. Non un palloncino «Forza Silvio resisti», che durante le udienze del 2011 avevano fatto da contorno alle giornate del Cavaliere al palazzaccio prima delle elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Insomma come osserva qualcuno in aula «che Berlusconi sia assolto o condannato non interessa più a nessuno». Siamo all’indifferenza. 

Non c’è nemmeno un fan di Piero Ricca. E nemmeno lui in persona che urlò all’ex premier «buffone» all’uscita dal processo Sme il 5 maggio del 2003. Ma non ci sono neppure gli avvocati praticanti che di prima mattina si erano accreditati per seguire le arringhe di difesa e accusa: finita la pausa pranzo se ne sono andati a casa. Unica a resistere è stata la signora Antonietta. Storica oppositrice del Cavaliere che con la sua mantella rossa e un cartello sulla schiena urla ai giudici che escono dal tribunale in macchina solo una frase: «Perchè lo avete assolto? Perché….».

È in questa cornice, di una Milano dove il termometro batte i 20 grandi, sotto un sole primaverile, che il Cavaliere coglie uno dei successi più insperati dal punto di vista giudiziario. I giornalisti che si aspettavano un finale alla Caimano, film di Nanni Moretti, dove i fan di un Berlusconi assaltavano il tribunale rimangono delusi. E pure chi ha spesso sostenuto che il Cav è sempre attento a questi eventi, soprattutto dal punto di vista mediatico. Certo, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini annunciano che impugneranno una sentenza che di fatto non assolve nel merito l’imputato. Ma di fronte ai cinque anni richiesti dal pm Fabio De Pasquale, dopo una trafila giudiziaria lunghissima e polemiche a non finire, sono in tanti tra le fila del Pdl a festeggiare. Lo stesso Longo alla fine lo ha detto nero su bianco: «Una prescrizione a Milano per il presidente Berlusconi è un successo, perchè gli avversari politici diranno che è uno scandalo». 

Dopo anni di polemiche si conclude così un processo nato nel 2001 dopo un’inchiesta avviata dai pm di Milano Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv Mediaset. La nuova indagine riguardava un sospetto versamento di 600 mila dollari da parte dell’ex premier a David Mills per ottenere in cambio testimonianze reticenti nei procedimenti milanesi sulle mazzette alla Gdf e All Iberian. Per la vicenda Berlusconi e Mills furono indagati nel 2004 mentre lo stralcio dal filone principale d’inchiesta è del febbraio 2005. Poi l’inizio del processo stralcio nel 2009 e la sospensione nel 2010 per il legittimo impedimento. Una trafila lunghissima, tra polemiche politiche, giudiziarie, che ha messo contro magistrasti contro magistrati, esponenti di centrodestra contro quelli di centrosinistra e a volte di centrosinistra contro lo stesso centrosinistra. Una spirale infinita, che forse oggi vede la parola fine.  

Ma proprio quando ci sarebbe stato da festeggiare, tra le fila del Pdl e (forse) della Lega Nord, non si è fatto vivo nessuno. Neppure Daniela Santanchè, l’ex sottosegretario che spesso aveva accompagnato Ghedini durante le udienze per i tanti processi del Cavaliere. Di «prescrizione», va detto, tra giornalisti e cameraman si parlava da giorni. Oggi poi, finite le arringhe della difesa, dopo una pizza ai bar intorno al palazzaccio, in tanti avevano annusato che una camera di consiglio così breve, con tanto di pranzo, avrebbe dato solo «questo responso». Lo stesso Ghedini è apparso tranquillo per buona parte della giornata. Ha parlato con i giornalisti e non si è scomposto di un millimetro al termine della lettura della sentenza. Più telecamere che civili, insomma. Con i soliti problemi di piazzare le telecamere nelle prime file dell’aula e un caldo asfissiante, insolito per il 25 febbraio.

La sentenza del processo Mills sfata persino un vecchio tabù che ha contrassegnato anni di processi giudiziari di Berlusconi. Di quanto il centrodestra accusava giudici donne come Nicoletta Gandus o Ilda Boccassini di avercela espressamente con il Cavaliere. Sono appunto la Vitale, Antonella Lai e Caterina Interlandi, infatti, i tre magistrati che lo hanno giudicato per la presunta corruzione del teste-avvocato Mills. Nei confronti dei tre giudici lo scorso 27 gennaio Berlusconi aveva presentato un’istanza di ricusazione accusandole di «anticipato giudizio» e di aver svolto un istruttoria dibattimentale «a senso unico» perchè in aula avrebbero consentito sola la citazione dei testimoni indicati solo dal pm considerando inutili le prove portate dalla difesa. La richiesta è stata respinta mercoledì scorso dai giudici della prima Corte d’Appello. Questa sera il Cavaliere potrà seguire Milan-Juventus con una preoccupazione in meno.