Splende il sole in Piazza Affari sulle rinnovabili. Alcune società del settore, quotate sul segmento Star di Borsa Italiana, in questo inizio 2012 hanno messo a segno un rally a doppia cifra, dopo aver chiuso un difficilissimo 2011, con perdite del 40-50%, in linea con il comparto bancario. Si tratta di Kinexia (+18%) ErgyCapital (+27%), K.R. Energy (+48%), Eems (+32,5%), tutte penny stock dal valore compreso tra 70 centesimi e un euro. Insomma, si cerca di riemergere ritrovando marginalità e dividendi, magari attraverso sinergie e acquisizioni.
È il caso di Kinexia, società guidata dall’ex presidente di Assoambiente, Pietro Colucci, e attiva nelle rinnovabili, nel teleriscaldamento e nella gestione dei rifiuti. Alla fine di gennaio il cda di Kinexia ha deliberato il riacquisto di azioni proprie in misura pari al 10% del capitale sociale. Lo stesso Colucci spiega a Linkiesta: «C’è un rinnovato interesse sul mondo delle rinnovabili soprattutto perché il comparto della green economy in tutto il mondo sta continuando a costruire operazioni di successo e anche perché analisti di marketing strategico specializzati sul comparto hanno previsto operazioni di concentrazione su quotate su cui il mercato sta scommettendo». Sulle voci di fusione il manager napoletano non vuole fare nomi, ma un po’ si sbottona: «confermo l’interesse a guardare con mente aperta ai ipotesi di rafforzamento anche tramite fusioni».
Il rally, comunque, va preso con le pinze. I volumi medi scambiati sono molto sottili e il comparto è da sempre caratterizzato da un’elevata volatilità. Un po’ per motivi dimensionali – fatta eccezione per il colosso Enel Green Power difficilmente si superano i 100 milioni di euro di fatturato – un po’ per la dipendenza dagli incentivi nazionali e comunitari, un po’ per l’incertezza normativa, molto per via della concorrenza sempre più serrata che arriva dalla Cina.
Proprio ieri l’Ifi, l’associazione di categoria che riunisce l’80% dei player dell’industria fotovoltaica, ha diramato una nota molto critica sui criteri di assegnazione delle agevolazioni “Made in EU”. «Trina Solar Limited, uno dei leader mondiali per la produzione di moduli fotovoltaici, con sede a Changzhou in Cina», si legge nel comunicato, «potrà beneficiare, per alcune linee dei propri moduli prodotti con wafer di silicio di provenienza europea, della certificazione “Made in EU”, conseguendo i requisiti dettati dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per il riconoscimento di un extraincentivo del 10 per cento».
L’Ifi evidenzia inoltre che il 60% del mercato delle installazioni italiane viene realizzato con l’utilizzo di moduli di provenienza asiatica. Solsonica, controllata da Eems, è il principale produttore di celle e pannelli fotovoltaici in Italia, e stima di chiudere il 2011 «con un livello di produzione di moduli fotovoltaici venduti corrispondenti a circa 80 megawatt, ricavi superiori ai 100 milioni di euro ed un margine industriale del 10%», in Cina possiede uno stabilimento specializzato in memorie per semiconduttori. A Linkiesta non è stato possibile raggiungere l’amministratore delegato Paolo Mutti proprio perché in volo verso l’Asia.
A leggere i conti al terzo trimestre dell’anno scorso, si scopre che nel 2011 ci sono state più ombre che luci. E lo stop and go al conto energia, prima bloccato e poi riapprovato dal Governo lo scorso maggio, non ha certo aiutato. Ieri notte l’emiliana Kerself ha reso noto attraverso un comunicato che la Consob ha impugnato il bilancio 2010, mentre i conti al 30 novembre evidenziano un debito di 64 milioni di euro, debiti scaduti per 185 milioni a fronte di liquidità per 3,6 milioni di euro. All’inizio dell’anno è stato approvato il piano industriale al 2015, che prevede la ristrutturazione del debito e un aumento di capitale da 50 milioni di euro sottoscritto per 20 milioni dal gruppo cinese Jangsu Zongyi.
Kinexia – utile a quota 1,4 milioni di euro (572 mila euro nel III trim. 2010), 54,7 milioni di ricavi (49,2 nel III trim. 2010) e 23 milioni di avviamento – è finita nella lista grigia di Consob, che comporta obblighi di informativa mensile, tra le altre, su posizione finanziaria netta, operazioni con parti correlate, posizioni debitorie scadute. Eems, dal canto suo, ha archiviato i primi 9 mesi del 2011 con una perdita netta a quota 19 milioni di euro (utile di 3,9 milioni a settembre 2010), ricavi per 128,7 milioni e avviamento stabile a 6,6 milioni di euro.
K.R. Energy, invece, ha chiuso i nove mesi 2011 con una perdita di 8,3 milioni di euro (15 milioni al 30 settembre 2010) ricavi in salita a 12,8 milioni (7,9 al III trim. 2010) e un avviamento netto di 10,8 milioni di euro. ErgyCapital, investment company specializzata nelle rinnovabili guidata da Vincenzo Cannatelli, che ricopre anche il ruolo di vicepresidente escutivo nella Ntv di Montezemolo, a settembre 2009 ha iscritto a bilancio una perdita operativa netta pari a 2 milioni di euro, ricavi per 9,8 milioni di euro (8 mln a settembre 2010) e svalutazioni pari a 3,3 milioni di euro (4 milioni nel terzo trimestre 2010).
Nonostante i numeri altalenanti, il mercato nazionale continua ad avere un certo appeal. Un’indagine condotta dalla società di investor relation IR Top su un campione di 125 società green quotate in Italia, Francia, Germania e Inghilterra evidenziava che, nel 2010, la presenza di 74 investitori istituzionali nel capitale delle società,prevalentemente stranieri (72%) per un valore complessivo di 111 milioni di euro, pari al 15% della capitalizzazione totale del campione italiano, composto da Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renwables, Fintel, Greenvision Ambiente, K.R. Energy, Kerself, Kinexia, Pramac, Sadi Servizi Industriali e TerniEnergia. Cioè dai titoli investiti dalle ondate di acquisti di questi giorni. L’entusiasmo di questi giorni scommette sulle fusioni, la filiera dell’energia pulita italiana ne ha bisogno per non diventare una riserva naturale di Pechino.
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