Dove è finito Marco Reguzzoni? A Montecitorio se ne sono perse le tracce. Come racconta qualche collega di partito, questa settimana l’ex capogruppo leghista non è neppure sceso a Roma. Il principale esponente del Cerchio Magico – la corrente interna al Carroccio opposta ai barbari sognanti di Roberto Maroni – è rimasto in Padania. Stando alle indiscrezioni che circolano a Palazzo, sarebbe impegnatissimo a smaltire la delusione per l’avvenuta sostituzione alla guida del gruppo. E avrebbe iniziato a pensare al suo futuro extra politico, lontano dai riflettori della Camera dei Deputati o dai comizi nelle valli lombarde.
L’impressione, secondo indiscrezioni di via Bellerio, è che Reguzzoni voglia ricominciare il suo percorso imprenditoriale abbandonato nel 2010 dopo l’elezione del primo capogruppo Roberto Cota alla presidenza in Piemonte. Allora il titolare della Biocell di Busto Arsizio, azienda di ricerca sulle staminali fondata da Reguzzoni, era ancora il numero uno di Sviluppo Sistema Fiera, società nell’orbita di Fondazione Fiera Milano, braccio operativo sulla realizzazione di grandi opere e valorizzazioni di proprietà immobiliari.
Sarà un caso, ma proprio questo pomeriggio, in un messaggio a Monti scritto sulla sua pagina Facebook, il delfino di Bossi ha ricordato: «Io le parlo da imprenditore, da chi per scelta personale ha deciso di avere un lavoro soggetto agli andamenti del mercato, e quindi precario per definizione». E sempre oggi Reguzzoni ha concesso un’intervista a Finanza e Mercati dove ha ammesso di rimpiangere «la vecchia Cariplo». Che magari stia lavorando per succedere alla presidenza della Fondazione Cariplo di Giuseppe Guzzetti nel 2013? A parte le difficoltà politiche che potrebbe incontrare sulla strada per arrivarci, in particolare dopo l’arrivo dell’arancione Giuliano Pisapia nel comune di Milano, un maroniano di ferro racconta un’altra verità fuori dai microfoni. «La Cariplo sarebbe un posto troppo marginale, Reguzzoni ha sempre sognato la presidenza di Finmeccanica».
Evidentemente l’avvicendamento con Gianpaolo Dozzo di un paio di settimane fa ha lasciato il segno. Un cambio al vertice motivato dal segretario federale Umberto Bossi con la necessità di evitare fratture all’interno del partito. E che – raccontano i bene informati – Reguzzoni non avrebbe preso affatto bene. Dopo aver passato qualche giorno a letto, bloccato da un malanno di stagione, questa settimana Dozzo si è presentato regolarmente a Montecitorio. Ma a Roma non ha trovato il suo predecessore. Sull’assenza dell’ex capogruppo si infittisce il mistero. «Ha bisogno di un po’ di riposo» dice qualcuno. Il cerchista Marco Desiderati ha un’altra spiegazione. «Reguzzoni non c’è? – sorride – Chissà perché. Forse bisognerà chiederlo a lui. Io so che è a via Bellerio a parlare con Umberto Bossi». Diversi deputati maroniani avanzano una terza ipotesi. Avvicinato in Transatlantico, il fedelissimo dell’ex ministro dell’Interno Gianluca Pini spiega: «Reguzzoni non c’è perché ha l’influenza». Quasi a voler smontare il caso. «Ma perché – commenta un altro barbaro sognante infastidito – a lui non può venire la febbre? Ce l’hanno in tanti in questo periodo dell’anno».
Ormai sul fronte politico l’ex capogruppo non sembra avere vita facile. Le urla durante la Maroni night «Reguzzoni fuori dai coglioni» non sono state dimenticate. E c’è chi assicura che difficilmente «Marco potrebbe tornare in mezzo ai militanti nel breve periodo». Anche sul congresso nazionale lombardo previsto per aprile, dove sarà messa in discussione la carica di Giancarlo Giorgetti, potrebbe non toccare palla. Anzi, c’è chi dice che Bossi e i pretoriani di Gemonio avrebbero in mente di schierare Roberto Calderoli come candidato mediatore, da opporre ai maroniani Giacomo Stucchi e Davide Caparini. Per Reguzzoni, al momento, resta solo la presidenza del Museo del Volo vicino a Malpensa, aereoporto gestisto da Sea, altro pallino dell’ex capogruppo.