Oltre alla Grecia c’è di più. Il declassamento del rating sovrano ellenico a Selective default da parte di Standard & Poor’s non ha stupito i mercati finanziari, che avevano già prezzato questo evento. Ma nuovi timori stanno crescendo nell’eurozona. Si tratta di quelli relativi a Portogallo e Spagna. Oggi infatti la Commissione europea ha comunicato a Madrid che sta ancora attendendo ulteriori dettagli sui conti pubblici. A preoccupare sono il piano di contenimento della spesa pubblica per il 2012 e i dati sul deficit 2011, «irragionevolmente oltre le previsioni», come hanno spiegato fonti Ue. E Lisbona, proprio mentre riceve l’ultima tranche di aiuti internazionali, rivede il rischio default.
Il governo di Mariano Rajoy si trova al suo primo ostacolo. Deve dimostrare che la Spagna è in grado di evitare un avvitamento in stile greco. Le accuse della Commissione europea non sono leggere. Nel 2011 il rapporto deficit/Prodotto interno lordo (Pil) è stato dell’8,51%, in netto aumento rispetto alle ultime stime del governo iberico (8,2%) e rispetto alle previsioni dell’Ue, 6,5 percento. «Dobbiamo capire le cause di questa performance e non nego che siamo abbastanza preoccupati», ha detto oggi uno dei portavoce della Commissione, Olivier Bailly. Nemmeno l’Ue sa come è stato possibile un evento del genere. Bailly non nasconde il disappunto: «C’è un problema di entrate? O è una questione di uscite? È su base nazionale o su base regionale?». La Commissione, ha spiegato il funzionario, nelle prossime settimane cercherà di trovare una soluzione a un caso che, dopo i conti truccati dalla Grecia, sta già facendo discutere.
Il 2012 sarà comunque difficile per la Spagna. Le previsioni intermedie della Commissione Ue, diramate la scorsa settimana, vedono la penisola iberica in recessione, con un Pil in calo dell’1 per cento. E dire che le stime autunnali di palazzo Justus Lipsius vedevano una Spagna ancora con una crescita in territorio positivo per il 2012, seppur di poco, 0,7 per cento. «C’è da capire in che modo si potrà trovare una sostenibilità nel corso dell’anno, le sfide restano aperte», dicono fonti comunitarie a Linkiesta. «Il deficit è atteso in peggioramento, mentre si attendono risposte sulle riforme necessarie per riportare in sicurezza il Paese. Non sarà facile», spiegano. Tuttavia, nonostante un pessimismo di fondo, si esclude un intervento del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Banche, settore immobiliare e debito delle amministrazioni locali: sono questi i tre punti che fanno tremare Madrid. Una ricerca della banca elvetica Ubs ha evidenziato che «lo stress nel sistema bancario iberico è ancora elevato, complice il Fondo de reestructuración ordenada bancaria (Frob)». Questo strumento, inizialmente previsto dall’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero come un meccanismo temporaneo di sostegno alle banche, è diventato di fatto permanente. Complice la bolla immobiliare che ha investito il Paese, le cajas (casse di risparmio) hanno spinto sull’acceleratore del credito facile, rimanendo poi invischiate nelle malversazioni. Luis de Guindos Jurado, il ministro spagnolo dell’Economia, nelle settimane scorse ha dichiarato che gli istituti di credito iberici devono raccogliere 50 miliardi di euro di capitali freschi per far fronte alle criticità che si potranno profilare nel 2012. E lo potranno fare anche tramite strumenti ibridi come i Contingent convertible bond, o Cocos, più volte osteggiati dai regolatori. Infine, le regioni. Il governo centrale è dovuto intervenire più volte per evitare il default, proprio come nel caso della Valencia, come spiegò un mese fa la portavoce della Moncloa, Soraya Saenz de Santamaría. «La dissestata situazione debitoria delle amministrazioni locali sarà una delle sfide più grandi per Rajoy», notava la banca britannica Barclays in novembre. Della stessa opinione è la Commissione Ue.
Oltre a Madrid, c’è Lisbona. Il Portogallo oggi ha ricevuto il via libera da parte del Fmi alla prossima tranche di aiuti, 14,6 miliardi di euro, del piano di salvataggio da 78 miliardi varato l’anno scorso. Sebbene l’istituzione di Washington si sia detta soddisfatta dai progressi fatti dal Paese, il timore è che la recessione possa limare i già risicati margini operativi per un ritorno sui mercati finanziari nel 2013. Secondo la Commissione Ue, il Pil lusitano si contrarrà del 3,3% nell’anno in corso. C’è già chi parla, in via informale, di un nuovo programma di aiuti, ma il ministro delle Finanze Vitor Gaspar lo ha escluso categoricamente. Gli investitori, però, percepiscono già il rischio. I Credit default swap (Cds), ovvero i derivati finanziari che immunizzano dal fallimento di un asset, sono scambiati a 33 punti sulla piattaforma Markit. Nell’eurozona, peggio del Portogallo troviamo solo la Grecia, con 73 punti. Non esattamente una bella compagnia.