Storia MinimaGiordano Bruno ci spiega com’è il politico con le mani pulite

Giordano Bruno ci spiega com’è il politico con le mani pulite

Come riconoscere la virtù nella stagione della corruzione. Prima il bene pubblico.

Giordano Bruno,
L’operare civile come unità di misura.*

SAULINO: Efficacemente, o Sofia, per questa ordinazion di Giove si dimostra che gli arbori che sono ne gli orti delle leggi, sono ordinati da gli dèi per gli frutti, e specialmente tali de quali si pascano, si nutriscano e conservino gli uomini; e che gli superi non delettano d’odore d’altri che questi.

SOFIA: Ascolta. Da questo vuole che il giudizio inferisca che li dèi massime vogliano essere amati e temuti, per fine di faurire il consorzio umano et avvertire massimamente que’ vizi che apportano noia a quello: e però li peccati interiori solamente denno nesser giudicati peccati, per quel che metteno o metter possono in effetto esteriore; e le giustizie interiori mai sono giustizie senza la prattica esterna, come le piante in vano sono piante senza frutti o in presenza o in aspettazione. E vuole che de gli errori in comparazione massimi sieno quelli che sono in pregiudicio della repubblica; minori quelli che sono in pregiudicio di un altro particolare interessato; minimo sia quello ch’accade tra doi d’accordo; nullo è quello che non procede a mal essempio o male effetto, e che da gl’impeti accidentali accedeno nella complessione dell’individuo. E questi son que’ medesimi erori per gli quali gli eminenti Dei si senteno massime, miniore, minima e nullamente offesi; e per di questi l’opre contrarie si stimano massime, minore, minima, et alcuna ente serviti. Ha comandato ancora al giudicio che sia accorto che per l’avvenire approve la penitenza, ma che non la metta al pari dell’innocenza; approvi il credere e stimare, ma giamai al pari del fare et operare. Cossì intende del confessare e dire al rispetto del correggere et astinere; li pensier per quanto riluceno nelli segni espressi e ne gli effetti possibili. – Non faccia che colui che doma veramente il corpo sieda vicino a colui ch’affrena l’ingegno. Non pona in comparazione questo solitario disutile con quello di profittevole conversazione. Non distingua gli costumi e religioni tanto per la distinzione di toghe e differenze di vesti, quanto per buoni e megliori abiti di virtudi e discipline.

Giordano Bruno, Spaccio de la bestia trionfante. Dialogo secondo, in Id., Dialoghi filosofici italiani, a cura di Michele Ciliberto, Mondadori, Milano 2000, pp. 542-543.

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