BERLINO – La crisi ridefinisce l’agenda estera della Germania. Secondo una bozza approvata oggi nel consiglio dei ministri del governo di Angela Merkel, fortemente voluta e spinta dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, il paese si impegnerà in futuro a stringere nuove alleanze politiche, commerciali e culturali con i paesi emergenti, tra loro in particolare Brasile, Messico e India. La rapida crescita e il nuovo peso politico di queste zone «obbliga le antiche potenze ad un cambio di prospettiva». Il bisogno di nuove vie di fuga di fronte alla crisi in Europa è però il vero contesto di questa strategia.
Proprio questa settimana la televisione pubblica tedesca Deutsche Welle (DW) ha aumentato la sua presenza in determinate aree di influenza. In particolare è stato decuplicato l’orario di trasmissione in lingua spagnola per tutta l’America latina, dal Messico alla Tierra del Fuego, dove il servizio in spagnolo della DW è stato portato da due a venti ore quotidiane, che si completano con quattro ore al giorno di trasmissione in inglese.
Una programmazione fatta di telegiornali, magazine di attualità e rubriche di sport e cultura che si sforzano principalmente di dare informazione (positiva) riguardo alla Germania e al suo ruolo nello scacchiere internazionale. Tutto alla luce del sole: «L’ampliamento è stato chiaramente orientato ad aumentare la nostra presenza in America Latina ed è stato realizzato parallelamente alla riorganizzazione della programmazione internazionale», ha detto il direttore Erik Bettermann.
Questo è solo un esempio evidente di quello che sta succedendo. La media della crescita in tutta l’America Latina è stata, secondo dati provvisori del Fondo Monetario internazionale, del 4,7 per cento, con picchi in Brasile e in Messico, ma anche con una ripresa, sempre tra mille problemi, dell’Argentina. Zone del mondo che possono contare con un ritmo di crescita maggiore e il cui peso politico è in aumento: verso questi luoghi si deve dirigere l’interesse della Germania, almeno secondo il ministro degli Esteri Guido Westerwelle.
La bozza del documento del governo che porta il nome di “Ristrutturare la globalizzazione, costruire nuove relazioni, condividere le responsabilità” prevede un’intensificazione del dialogo con i paesi emergenti perché rappresentano una possibilità commerciale di fronte alla crisi. La bozza è poi infarcita di tutta una serie di sfide molto nobili, come la lotta contro il cambio climatico e un impegno congiunto per la sicurezza alimentare (che sarà anche il tema centrale del prossimo G-20, non a caso in Messico).
«Alcune di queste zone si sono trasformate in centri di influenza politica e culturale, hanno assunto queste responsabilità e ora chiedono, a ragione, di avere più voce in capitolo a livello internazionale», ha detto questa mattina Westerwelle in conferenza stampa. «I paesi emergenti, in particolare in America Latina, contribuiscono in modo fondamentale all’organizzazione del nuovo ordine mondiale, e questo obbliga le antiche potenze a un cambio di prospettiva».
Per tutte queste ragioni il ministro degli esteri tedesco ha invitato oggi in conferenza stampa a non sottovalutare la nuova importanza politica di paesi come Messico o Brasile, anche per quanto riguarda questioni come la situazione in Medio Oriente o i provvedimenti contro l’Iran. Westerwelle ha poi rassicurato sul fatto che «l’emergere di nuove potenze non significa che le antiche scompaiano» e ha garantito che le conquiste sociali della Germania non sono in gioco. «La nascita di nuove amicizie non compromette in alcun modo quelle antiche», ha aggiunto. Nella bozza si trovano anche, tra gli altri elementi, una serie di linee guida per nuovi accordi per quanto riguarda «l’energia e le materie prime con quello stretto con il Kazakistán», proprio ieri in un0iniziativa abbastanza discussa della cancelliere Merkel.
L’iniziativa, firmata oggi dai ministri tedeschi, non è che un passo ulteriore in una strada gia intrapresa con l’approvazione nel 2010 della bozza per l’America latina, sempre su iniziativa di Westerwelle. Questa precedente iniziativa ha portato alla fine del 2011 alla celebrazione di tutta una serie di incontri bilaterali tra Germania e paesi latini e alla creazione della Ue-LAC, una fondazione che promuove la collaborazione tra Europa e America Latina e Caraibi, nata proprio ad Amburgo.
Secondo numeri del Consiglio dell’Industria e il Commercio tedesco (DIHK), gli investimenti della Germania nel subcontinente americano sono aumentati del 13 per cento tra il 2001 e il 2010. San Paolo, con la presenza di 1.200 grandi e piccole imprese tedesche è diventato il maggior polo commerciale tedesco fuori dalla Germania, secondo quanto spiega a Linkiesta Reinhold Festge, responsabile di LAI, l’iniziativa commerciale per l’America Latina del governo tedesco. «Lí sta crescendo un gigante di proporzioni enormi. America Latina offre la sua mano per le cooperazioni future, dobbiamo afferrarla con convinzione». E proprio oggi l’ufficio federale di statistica (Destatis) ha dato a conoscere che le esportazioni della Germania sono crollate del 4,3 per cento nell ultimo trimestre del 2011 come conseguenza della crisi nei paesi dell’Euro (clienti della Germania). È stata la maggiore “frenata” dal gennaio del 2009. Forse il dato può rinforzare la tesi della necessita di trovare nuovi partner.
In occasione della Conferenza per America Latina e i Caraibi, lo scorso 23 di novembre a Berlino, María Emma Mejía Veléz, la presidentessa di Unasur, organo politico e commerciale che unisce i paesi del Sud, ha tenuto un discorso che ha avuto un grande eco, anche grazie al carisma e presenza di questa donna colombiana. «Merkel ha detto poco fa che l’Europa si trova nella peggior crisi dalla seconda guerra mondiale. Il messaggio ci è arrivato», ha detto di fronte all’Auditorium gremito della Casa delle Culture del Mondo. «È per noi un obbligo, una responsabilità storica offrire una via d’uscita». Dopo 38 crisi economiche attraversate tra gli Ottanta e Novanta «abbiamo superato la crisi del 2008 con successo. Vogliamo essere parte della soluzione e non del problema».