Il posto fisso sarà anche monotono, ma quando si tratta di andare in banca è molto meglio averlo. Finanziamenti, prestiti, mutui: gli istituti di credito prestano con difficoltà se non a fronte di ampie e comprovate garanzie da parte di chi, secondo Mario Monti, vive nella noia lavorativa. Linkiesta ha fatto un giro a Milano per capire a quali condizioni le banche si impegnano nel credito al consumo, ipotizzando tre diversi scenari – dipendente fisso, dipendente a termine, lavoratore atipico – e due diverse forme di credito: mutuo e finanziamento. Necessaria premessa: essendo giornalisti e non esperti del settore le righe seguenti non vanno interpretate in nessun modo come consigli legati a singole offerte, ma come un piccolo spaccato d’insieme, che non ha la pretesa di essere esaustivo.
Il quadro che emerge, a fronte delle diverse proposte commerciali, presenta alcune costanti: tanto per i mutui quanto per i finanziamenti le porte sono chiuse per i precari, a meno di offerte specifiche.
Discorso simile per chi è assunto a termine: la richiesta di garanzie collaterali, leggi fidejussioni, è imprescindibile per chi vuole accendere un mutuo prima casa. Ad esempio un precario che si rivolge a Unicredit per accendere un mutuo non può richiedere una somma superiore a 200mila euro, oppure una cifra che superi il 70% dell’ammontare totale, deve inoltre percepire una retribuzione da almeno 36 mesi e deve essere occupato per almeno 180 giorni l’anno. Condizioni che decadono se il precario in questione è in grado di trovare una persona che garantisce per lui, leggi genitori. Per il credito al consumo, invece, c’è meno elasticità: senza garanzie di terzi non è possibile richiedere finanziamenti o carte di credito, se non per un periodo uguale alla durata del contratto, in assenza di fidejussioni.
Per concedere a un precario un finanziamento da 10mila euro della durata di 36 mesi, ad esempio per l’acquisto di un’auto, Intesa Sanpaolo, oltre a richiedere la presenza di un garante, applica un Taeg del 10,11%, che scende a 9,87% per una durata di 48 mesi. In tutti e due i casi nel Taeg è compresa la polizza assicurativa sul prestito. Entrambe le offerte sono riservate alla clientela under 30: se a richiedere il prestito è un 50enne con un contratto a tempo indeterminato, il tasso sale rispettivamente a quota 12,9% e 12,63%, a seconda della durata, tre anni nel primo caso e quattro anni nel secondo. Per la cronaca, il tasso di usura fissato da Bankitalia per questo tipo di finanziamento è al 16,9 per cento.
«È bello cambiare e accettare nuove sfide», ha detto ieri sera Monti. Riuscire ad accendere un mutuo senza avere le spalle coperte da papà, mamma, zio o nonno o da una vincita al Superenalotto è una di queste. Garanzie o meno, alcuni istituti non erogano mutui perché il mercato interbancario è illiquido e il rubinetto messo a disposizione dalla Bce ad un tasso dell’1% viene utilizzato per garantire un buon esito alle aste dei titoli di Stato italiani. Vediamo il caso contrario, ad esempio un lavoratore autonomo con partita Iva e un reddito lordo di 25mila euro l’anno decide di accendere un mutuo trentennale da 200mila euro per l’acquisto di un bilocale da 300mila euro in centro a Milano.
Barclays non richiede ulteriori garanzie collaterali soltanto nel caso in cui le rate non superino il 32% dello stipendio mensile lordo (la legge prevede il 32% netto). La banca inglese presenta varie opzioni – previe garanzie – tra le quali un tasso fisso per i primi 10 anni rinegoziabile gratuitamente con uno variabile a un Taeg del 5,8% (calcolato sull’Euribor medio dei tre mesi precedenti più uno spread del 3,7%)per una rata di 1.208 euro al mese, oppure un tasso fisso a un Taeg del 6,62% oppure ancora un mutuo fisso per cinque anni rinegoziabile a un tasso del 5,277%, pari a una rata di 1.131 euro al mese. Se l’autonomo dovesse arrangiarsi da solo, il massimo che Barclays potrebbe concedere è 180mila euro, con rate pari rispettivamente a 1.087 euro e 1.018 euro per il tasso fisso per i primi 10 anni e il tasso fisso per i primi cinque. Ovviamente al mutuo si associa l’assicurazione, che può essere completa (malattia, infortunio, perdita di lavoro, morte) da 10mila euro sui cinque anni, oppure intorno a 2mila euro (solo per malattia e infortunio).
Le condizioni applicate da Cariparma (appartenente al gruppo francese Crédit Agricole) ad un giovane ricercatore 24enne con contratto a tempo determinato (senza garanzia di reddito fisso), sono davvero stringenti. Per un mutuo trentennale di 200mila euro per l’acquisto della prima casa è necessaria la presenza di due garanti pronti a sostenere l’onere del debito in caso di “default” del giovane. Più precisamente, per assicurarsi la solvibilità del debito da parte del ricercatore, Cariparma richiede che i due garanti siano in grado di dimostrare un reddito fisso ciascuno e almeno un bene immobile come la casa di famiglia, che non sia però soggetta a nessun tipo di mutuo. Ovviamente, in assenza di garanti la banca non è disposta, a nessuna condizione, a concedere il finanziamento.
Assicurata la presenza dei garanti, la banca richiede un fisso del 6,29%, oppure un tasso variabile del 5,80 per cento. In quest’ultimo caso significa versare circa a 84mila euro di soli interessi oltre al prestito iniziale di 200mila euro. Accettare nuove sfide è senz’altro bello, ma senza una famiglia alle spalle, come dimostra questa piccola ricognizione, per un giovane è meglio puntare al posto fisso. A meno di non essere sostanzialmente esclusi dal credito al consumo.
(ha collaborato Alessandro Montesi)