L’eurozona continua a cercare una via per uscire dalla peggiore crisi della sua storia. Sulla Grecia si attende ancora una soluzione condivisa, ma l’Europa si prepara a essere inondata di nuova liquidità da parte della Banca centrale europea (Bce). E mentre cala il costo del rifinanziamento dell’Italia sui mercati obbligazionari, nella spirale ribassista potrebbe rientrare la Spagna. I mancati obiettivi di bilancio e le sfide che ha di fronte il governo di Mariano Rajoy possono infatti innescare la miccia della sfiducia negli investitori.
La questione più importante in questi giorni è quella di mettere in sicurezza la Grecia. Dopo l’approvazione del nuovo piano d’austerity da parte del governo di Lucas Papademos, l’obiettivo è trovare un accordo per il disborso del secondo piano di salvataggio. Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha spiegato che «è possibile che non ci sia una decisione nell’Eurogruppo di domani» che è intanto stato cancellato. I tentennamenti dell’Europa riguardano soprattutto il piano di crescita economica per Atene. La recessione, infatti, continua a essere pesante. L’ufficio statistico ellenico ha oggi diramato gli ultimi dati sul Prodotto interno lordo (Pil) per l’anno appena trascorso. Se le prime stime erano per una contrazione del 5%, la revisione odierna ha visto un crollo del 7 per cento. E le previsioni per il 2012, complice l’austerity, sono ancora peggiori.
A tenere col fiato sospeso è anche il piano di coinvolgimento dei creditori privati nella ristrutturazione del debito greco. Sebbene sia pronta la bozza di accordo fra governo greco e Institute of international finance (Iif), questa è subordinata alla decisione in ambito comunitario. «I dettagli sono tutti a posto, ma senza un lasciapassare dall’Ue sul secondo bailout, è impossibile che si possa firmare alcun piano», spiega a Linkiesta un gestore di hedge fund vicino al dossier. Il tempo scorre e i passaggi per il salvataggio sono ancora tanti. Il rischio è che, nel caso l’Eurogruppo non dovesse considerare adeguato il programma di austerity ellenico, non ci siano abbastanza margini per evitare l’insolvenza nel rimborso del bond da 14,4 miliardi di euro nel prossimo 20 marzo.
Nel frattempo, la Banca centrale europea si prepara alla nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine (Long term refinancing operation o Ltro). Dopo la prima tornata di dicembre, che ha garantito alle banche europee una finestra di liquidità di 490 miliardi di euro, fra poco si replicherà. Le aspettative sono positive. Anche se il numero uno della Bce, Mario Draghi, ha recentemente ribadito che l’ammontare dovrebbe essere analogo, alcuni analisti prevedono un incremento. «È possibile che si arrivi fino a 1.000 miliardi di euro», dice la banca statunitense J.P. Morgan. Eppure, la sensazione degli investitori è che la domanda possa calare rispetto alla volta precedente.
Un ulteriore rischio per l’eurozona è rappresentato dalla Spagna. Secondo quanto riportato da Reuters, la Commissione europea è sul punto di sanzionare Madrid per via dei mancati obiettivi di bilancio. La smentita del governo di Mariano Rajoy non si è fatta attendere, ma i dubbi rimangono. Fra disoccupazione a livelli e obiettivi di bilancio mancati, sul versante iberico, oltre ai conti pubblici, preoccupa il settore bancario. Per aiutare gli istituti di credito, il governo ha lasciato carta bianca sull’uso dei contingent convertible bond (Cocos), speciali obbligazioni convertibili in azioni una volta raggiunto un certo limite patrimoniale. Più volte criticati dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bis), questi strumenti rischiano di essere largamente utilizzati per sopperire alle esigenze di ricapitalizzazione delle banche iberiche.
In questo quadro generale di sfiducia chi sta meglio di altri è l’Italia. L’asta dei Btp a tre anni di oggi ha visto ancora i rendimenti in calo, fino a quota 3,41%, il minimo da diversi mesi. È il sintomo della migliorata reputazione internazionale di cui gode l’Italia, ma c’è il rischio che possa terminare entro poco. La banca americana Goldman Sachs ha infatti comunicato di aver concluso il trade fra Btp e Oat francesi, che prevedeva di comprare i nostri titoli di Stato e vendere quelli transalpini. «È una decisione che potrebbe peggiorare l’umore degli investitori sul debito italiano», spiegano diversi analisti. Dopo aver visto un declino negli ultimi due mesi, il timore è che i rendimenti dei titoli di Stato italiani possano riprendere a salire.