Per la Grecia una nuova grana: i fondi locusta pronti a farle causa

Per la Grecia una nuova grana: i fondi locusta pronti a farle causa

Li chiamano fondi avvoltoi o fondi locusta. Sono fondi d’investimento con strategie molto aggressive, spesso ai limiti dell’etica. E nel caso della Grecia sono quelli che trarrebbero un vantaggio dal suo fallimento. Sono pochi, per ora sconosciuti, ma hanno il potere di spingere nel baratro Atene. Inoltre, come spiegano fonti bancarie a Linkiesta, «si stanno preparando a un’azione legale simile a quella che è avvenuta per l’Argentina dieci anni fa».

Il secondo programma di salvataggio della Grecia è stato approvato. I 130 miliardi di euro previsti sono stati sbloccati dall’Eurogruppo, ma rimangono ancora diverse questioni irrisolte. Una di queste è proprio il coinvolgimento dei creditori privati (Private sector involvement, o Psi), che in linea teorica deve essere fatto su base volontaria. Si è deciso per un haircut, ovvero un taglio del valore nominale dei bond detenuti in portafoglio, del 53,5 per cento. Le trattative fra governo e Institute of international finance (Iif), il rappresentante dei creditori privati, stanno cercando di portare al 66% le adesioni volontarie. Un compito non facile. Infatti, se le banche hanno già diluito le perdite derivanti dalle svalutazioni sulle obbligazioni elleniche, gli hedge fund stanno attendendo.

Ieri è iniziata la discussione al Parlamento di Grecia sull’introduzione delle Cac (Clausole di azione collettiva) sui bond ellenici circolanti, emessi sotto la legislazione greca. La decisione è quasi scontata. Il governo greco riuscirà a far passare la proposta di legge e saranno introdotte retroattivamente le Cac. Così, i creditori privati saranno costretti ad accettare la ristrutturazione del debito. Eppure, come Linkiesta ha già spiegato, i movimenti che i legali dei fondi hedge stanno mettendo in campo sono quasi ultimati. Questo perché ci sono circa 18,5 miliardi di euro di bond, 27 in totale, che sono stati emessi sotto la legislazione inglese. Sono quindi meno del 10% delle obbligazioni che rientreranno nel Psi, che coinvolgerà circa 206 miliardi di euro.

Nonostante siano un minoranza, questi bond hanno diversi assi nella manica. Fra questi ci sono la clausola pari-passu, con il quale questi obbligazionisti, sebbene privati, vengono equiparati a quelli pubblici. Oltre a ciò, c’è la garanzia di essere rimborsati in via privilegiata in caso d’insolvenza. Riuscirebbero quindi a evitare di perdere tutto, specie grazie ai Cds. Ma chi ha questi bond sono pochi. E chi li possiede se li tiene stretti. Se si arriverà a un’azione legale, questi obbligazionisti saranno l’ago della bilancia.

«Ci sono diversi contatti, iniziati diverse settimane fa, fra fondi d’investimenti e studi legali europei». Così, un gestore di hedge fund ha detto oggi a Linkiesta. Non stupisce un atteggiamento di questo tipo. Il primo a voler citare in giudizio il governo ellenico è stato il fondo Vega Asset Management. Uscito dal comitato centrale dell’Iif poco prima di Natale, l’hedge fund madrileno starebbe valutando quando far partire l’azione legale contro la Grecia. Uno scenario simile a quello dell’Argentina.

La questione più spinosa è capire quando saranno ripagati i Credit default swap (Cds) sul debito greco. Questi strumenti finanziari derivati, che immunizzano contro il fallimento di un titolo, funzionano come un’assicurazione. Dietro al pagamento di un premio annuale, c’è la certezza che in caso di insolvenza dell’emittente del titolo sottostante, scatta il pagamento da parte dell’emittente del Cds. In altre parole, se una banca emette un Cds su un’obbligazione greca e la Grecia dichiara fallimento, l’istituto di credito paga chi ha comprato il derivato. E come riporta Peter Eavis sul New York Times, basta che un sottoscrittore di Cds per un milione di dollari non sia d’accordo con lo swap sul debito e scatta l’evento creditizio.L’obiettivo degli hedge fund che hanno titoli greci emessi sotto la legislazione inglese è quello di minimizzare le perdite. Anche e soprattutto tramite i Cds.

Fra gli operatori di tutto il nuovo piano di salvataggio della Grecia ci sono due certezze. La prima è che non basterà, come dimostra la Debt sustainability analysis (Dsa) del Fondo monetario internazionale. La seconda è che non ci sarà margine per evitare l’evento creditizio. L’International swaps and derivatives association (Isda), ovvero l’organo che disciplina le controversie nel mercato dei derivati, ha spiegato che il pagamento dei Cds è nell’aria. Di contro, è forse possibile che si eviti il default totale. Lo ha ribadito anche oggi l’agenzia di rating Fitch, che oggi ha declassato il debito ellenico da CCC a C, un passo prima della D di default. Tutto dipenderà dai termini dell’accordo finale fra i creditori privati e la Grecia, ma con una questione in sospeso. Quella degli hedge fund che hanno quei 18,5 miliardi di euro di bond greci.  

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