KEY WEST (FLORIDA) – Per anni Gregorio “Goyo” Perez non ha avuto una vera casa. Era sempre in barca a vela a caccia di pesci mahi-mahi tra le calde isole Keys, all’estremo Sud della Florida. Ma nel 2006, dopo quasi 60 anni di battaglie con lenze e mulinelli, ha investito i risparmi in una casetta con balcone a Leigh Acres, una città nella parte centrale della Florida. Lì cinque anni fa villette da 150mila dollari si compravano facilmente: bastava sborsare il 5% dell’immobile e al resto si sarebbe pensato con il mutuo.«Sembrava anche a me, un povero diavolo nato a Cuba, di poter acchiappare un pezzetto di quel famoso sogno americano», dice questo idrofobo settantatreenne segnato dalle rughe. «Pensavo di trascorrere la vecchiaia a scrivere di mare e di barche, invece racconterò come sono le banche, e come ti possono distruggere».
Senza prevederlo Goyo aveva comprato in una zona che poi sarebbe divenuta la capitale dei pignoramenti all’inizio del 2007, quando la bolla immobiliare si è sgonfiata. Oggi a Leigh Acres, una città di 65mila abitanti, le case confiscate sono ben 2mila 266, addirittura una su 96. Una percentuale enorme, anche rispetto ad altri centri della disastrata Florida come per esempio Miami (abitazioni espropriate una su 277) o considerando Stati meno colpiti dalla crisi dei mutui subprime come quello di New York in cui la media degli immobili sequestrati è di appena uno su 4mila 427, stando ai dati di RealtyTrac, l’ente che monitora gli elenchi dei pignoramenti negli Stati Uniti.
È stata soprattutto la rabbia di migliaia di abitanti messi in ginocchio dalla crisi immobiliare come Goyo ad aver caratterizzato la tornata delle elezioni primarie repubblicane in Florida conquistata da Romney. Questo è uno stato in cui la ripresa economica langue e una casa su 360 è pignorata. Dalle isole Keys a Miami passando per Tampa e Orlando un esercito di persone e famiglie che aspirava a certificare il suo ingresso nei ranghi della classe media acquistando una casa adesso è furente contro una classe politica ritenuta almeno in parte artefice del crack finanziario.
«La mancanza di investimenti nell’istruzione nell’ultimo quarto di secolo ha dato origine a un gran numero di famiglie dagli stipendi progressivamente più bassi», spiega a Linkiesta Raghuram Rajan, professore di Finanza alla Università di Chicago e autore di Fault Lines, un libro che teorizza le ragioni alla base della recente crisi economica americana. «I governi degli anni ‘90 e 2000 sono ricorsi alla scorciatoia dei mutui a costi vantaggiosi per soffocare questa disfunzione strutturale senza dover usare l’impopolare aumento della pressione fiscale. I mutui a buon mercato sono serviti per far credere alla gente di potersi consentire quello che in realtà non poteva permettersi. E così facendo si è creato un castello di carte destinato prima o poi a cadere, come poi si è verificato».
Strada per Key West, Florida (Flickr – kmichiels
Abitazione a Key West, Florida (Flickr – Kat…)
La visione di Rajan è certamente condivisa al bar Green Parrot di Key West dove habitué come Goya si ritrovano a bere birra e fumare. L’unica differenza è il registro più popolare in cui la teoria viene formulata: «Quelli che hanno escogitato un sistema simile, illuderti e poi toglierti tutto, dovrebbero essere impiccati all’albero maestro di una nave», sbraita il settantenne Jimmy, restauratore di barche d’epoca. «La colpa è nostra. Abbiamo abboccato, pensaci un attimo: “com’e’ possibile comprare una casa sborsando solo un anticipo del 5%?”», borbotta rassegnato Goyo, politicamente un conservatore anarchico. «Una cosa non posso sopportare», batte il pugno sul bancone il democratico di ferro José, «chi ha ideato la frode mangia ancora ai quattro palmenti nei migliori ristoranti di New York, ci puoi scommettere. E poi mascalzoni come Romney e Gingrich vengono qui a fare i furbetti. Sono personaggi come loro ad averci lasciato in braghe di tela».
Proprio sul tema della crisi immobiliare si è combattuta la battaglia tra l’ex governatore del Massachusetts e l’ex presidente del Congresso reduce dalla vittoria nella Carolina del Sud che lo aveva rilanciato. Romney alla fine ha vinto anche perché negli ultimi giorni ha condotto una campagna più aggressiva delle precedenti tornate, e ha assestato alcune stoccate vincenti al redivivo Gingrich. La più efficace è sembrata la mossa di accusarlo di aver lucrato sulla crisi immobiliare. Gingrich è stato consulente di Freddie Mac, una compagnia statale che finanzia mutui ritenuti in parte responsabili della bolla speculativa da cui è scoppiata la crisi. L’ex speaker del Congresso ha lavorato per Freddie Mac tra il 1999 e il 2006, incassando quasi 3 milioni di dollari. Il beniamino dei super-conservatori si e’ difeso, ma l’ombra e’ rimasta.
Romney è stato anche bravo questa volta a non indispettire la nutrita comunità ispanica (il 22.5% della popolazione in Florida) evitando gaffe imbarazzanti come quando, nelle primarie di quattro anni fa, davanti a una folla di cubani-americani tentò di convincerli votarlo usando maldestramente una frase celebre di Fidel Castro: «Patria o muerte, venceremos». Adesso per Romney è arrivato questo trionfo in uno stato in cui sono andati al voto tanti elettori quanti quelli delle prime tre consultazioni primarie insieme, e in cui tutti i gruppi etnici e le fasce sociali solo rappresentate, costituisce un’ipoteca sulla nomination. Con il conservatore cattolico Rick Santorum e Ron Paul sottotono nelle ultime due tornate, l’unico contendente in grado di impensierirlo è Gingrich. Specie se il magnate dei casinò Sheldon Adelson e la moglie continueranno a foraggiare la sua campagna elettorale.
Comunque finisca la sfida, poco cambierà per Goyo e miglia di altre vittime della bolla speculativa. Da quando ha dovuto lasciare la casa a Leigh Acres è tornato a Key West e abita provvisoriamente da un amico. Trascorre la maggior parte del tempo al bar Green Parrot, si concede qualche tortino di granchio a buon mercato, e sta pensando di riparare un piccola imbarcazione per tornare a pescare: «È meglio stia alla larga dalla terra ferma, combino solo guai», dice accennando un sorriso. «Mi intendo solo di mahi-mahi».
Abitazioni non finite a Leigh Acres (foto Mark Power Blog)