In tempi di governo tecnico va di moda il banchiere d’affari. Sarà forse per questo che sul futuro dell’utility lombarda, tanto a Palazzo Marino quanto in Piazza della Loggia, ogni gruppo consiliare ha una sua proposta sul tavolo. L’indiscusso accentratore è Bruno Tabacci, l’ascoltato assessore al Bilancio della giunta Pisapia, che con il supporto del ministro Passera sta spingendo l’acceleratore sull’integrazione tra le ex municipalizzate del Nord Italia per creare un polo in grado di produrre economie di scala e rimpolpare i bilanci dei Comuni azionisti.
Stando alle sue ultime dichiarazioni, il piano che prevede l’integrazione in Edipower degli asset energetici di A2a (Milano e Brescia), Iren (Torino e Genova) ed Hera (Bologna) assieme a partner finanziari come la Cassa depositi e prestiti o il fondo F2i guidato da Vito Gamberale, a cui A2a ha già venduto la rete di fibra ottica Metroweb, in un’operazione coordinata da Intesa Sanpaolo proprio mentre la giunta Pisapia si stava insediando. «È un disegno che ha la sua logica», ha detto Tabacci sabato scorso, spiegando: «Bisogna mettere insieme le attività di generazione e alleggerire il carico di debiti. A2a ha quattro miliardi di debiti se riusciamo ad allocarli in Edipower l’anno prossimo potremmo anche pensare di tornare ai dividendi». Sempre sabato il Pd bresciano ha annunciato la sua mozione per la nuova A2a, in linea con quanto prevede il piano Tabacci. Ecco un breve excursus delle posizioni politiche e dei progetti in campo:
- Super Edipower: «in un momento di difficoltà degli enti locali nulla può essere un tabù, neanche A2a», aveva detto all’inizio dell’anno Tabacci proprio a Brescia. Giuliano Zuccoli, il presidente del consiglio di gestione di A2a, scomparso sabato, si era detto «amareggiato» dagli attacchi di Tabacci alla sua gestione del passaggio di Edison a Edf – il cosiddetto “Lodo Zuccoli”, che prevedeva lo spacchettamento delle centrali Edipower – un piano che, secondo Tabacci, non stava in piedi. In seguito all’accordo di Santo Stefano con il colosso transalpino Edf si era consumato uno strappo tra A2a e Iren, la prima al 56% e la seconda al 21% di Edipower attraverso la holding Delmi, soprattutto sulle deleghe ai consiglieri espressi da Iren nell’ex genco su dismissioni, investimenti e piano industriale. Delmi, la scatola che contiene le quote azionarie degli ex soci italiani di Edison è destinata all’assorbimento in Edipower per semplificare la catena di controllo entro l’estate, ma l’indebitamento che sfiora i 5 miliardi di euro e la partita sulle nomine dei vertici di A2a potrebbe allungare i tempi. Palazzo Marino avrebbe proposto la candidatura di Giuseppe Sala, l’a.d. di Expo 2015, alla presidenza ad interim fino alla cruciale assemblea di fine maggio per il rinnovo della governance. I consiglieri del Pd di Brescia hanno proposto una mozione che va esattamente nella direzione del piano Tabacci: vendita e distribuzione dell’energia alla nuova Edipower, reti e ambiente a Linea Group, holding che riunisce le ex municipalizzate di Cremona, Brescia (Cogeme), Lodi e Pavia. L’amicizia tra il deputato Pd Paolo Corsini e Tabacci, d’altronde, è cosa nota.
- L’ex presidente della Regione Lombardia gode inoltre della sponda del sindaco di Torino, Piero Fassino, che sponsorizza una fusione con Iren (che potrebbe coinvolgere anche Acea, Acegas, Hera), ex municipalizzata controllata dai Comuni di Torino e Genova, e del ministro Corrado Passera. Attualmente si tratta soltanto di desiderata: alla giunta sabauda non è stata ancora presentata né discussa alcuna mozione in materia.
- Spin off A2a Industries: è la mozione del Carroccio bresciano – che non ha risparmiato critiche all’operazione in Montenegro – presentata in giunta comunale lo scorso 30 gennaio. L’idea, nata allo scopo di ottenere maggiori dividendi, è di creare una subholding all’interno di A2a (oggi controllata pariteticamente al 27,5% dai Comuni di Milano e Brescia) in cui far confluire il teleriscaldamento, la cogenerazione, i servizi idrici e la gestione dei rifiuti, lasciando produzione e vendita di energia elettrica e gas a Milano, città con una vocazione più finanziaria che industriale. La mozione leghista non prevede l’uscita di “A2a Industries” dal perimetro dell’utility, quindi il nodo del debito rimarrebbe sostanzialmente irrisolto. Il disegno, infine, prevede la riduzione dall’attuale 55 al 50+1% delle quote di competenza dei due Comuni lombardi e la contestuale cessione a “fondi specializzati” del 35% della subholding, che controllata pariteticamente al 32,5% da Milano e Brescia, al di sotto dell’obiettivo del 40% per le partecipate pubbliche fissato dal Decreto Ronchi per il 2013.
- Separazione tra business ambientale ed energetico: è l’idea dell’ex sottosegretario con delega all’Energia Stefano Saglia, bresciano in quota Pdl. Il progetto prevede due società indipendenti nell’orbita di A2a: la prima specializzata nei servizi ambientali, con la fusione tra Asm e Aem – le due società di Brescia e Milano attive nella gestione dei rifiuti – e la seconda nella produzione e vendita di energia elettrica e gas, con testa sotto la Madonnina. Il sindaco della Leonessa, Adriano Paroli, non ha ancora preso una posizione netta a riguardo sebbene la proposta arrivi dal suo compagno di partito, forse per la vicinanza con il presidente del consiglio di sorveglianza di A2a, Graziano Tarantini. Un’assenza pesante: secondo molti Tabacci avrebbe un’enorme potere di persuasione tanto sul Pdl quanto sul Pd bresciano. L’anno scorso A2a ha distribuito 80 milioni di euro di dividendi alle due municipalità lombarde, ma quest’anno, complici i 500 milioni di svalutazioni (stime di mercato) nel passaggio di Edison a Edf, è piuttosto difficile che gli azionisti vengano gratificati.
Twitter: @antoniovanuzzo