Portineria MilanoTerroristi al potere? Il Pdl di Milano si dimentica di quelli dei Nar

Terroristi al potere? Il Pdl di Milano si dimentica di quelli dei Nar

A ciascuno il suo terrorista. È un centrodestra un pò smemorato quello che in questi giorni attacca a testa bassa Maurizio Azzolini, capo di gabinetto del vicesindaco del comune di Milano, immortalato da una fotografia quando aveva 16 anni mentre sparava in via De Amicis il 14 maggio del 1977, durante gli anni di piombo. Libero, quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, scriveva questa mattina a tutta pagina della «Casta dei Terroristi», puntando il dito contro gli estremisti di sinistra arruolati a palazzo Marino persino dal direttore generale Davide Corritore.

Pare davvero molto strano, tra le fila del Popolo della Libertà come in quelle delle vecchie leve di Alleanza Nazionale, che nessuno in queste ore abbia pensato a guardare tra i propri uomini. Ex aennini e azzurri avrebbero trovato facilmente il nome di Pasquale «Lino» Guaglianone, ex tesoriere dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), ora nel consiglio di amministrazione di Ferrovie Nord Milano, società pubblica gestita al 57% dalla regione Lombardia, e presidente del collegio sindacale di Fiera Congressi Milano, altra partecipata lombarda. Guaglianone è stato condannato in primo grado nel 1991 con questa accusa: «Compiere atti di violenza con fini di terrorismo e di eversione dell’ordine costituzionale, contribuendo a creare una struttura associativa interamente clandestina che progettava e compiva attività delittuose strumentali (…) predisponeva idonei rifugi per i militanti (…) acquistava ingenti quantitativi di armi, munizioni ed esplosivi».

Strano che non se lo ricordi l’ex vicesindaco Riccardo De Corato che definisce «inaccettabile l’incarico di Azzolini». Eppure l’attuale consigliere comunale pidiellino per tanti anni ha militato nello stesso partito di Guaglianone. Prima nel Movimento Sociale Italiano, poi in Alleanza Nazionale, insieme con Ignazio La Russa, che era un vecchio compagno di Guaglianone negli anni d’oro di piazza San Babila. De Corato ha gareggiato con Guaglianone alle elezioni locali e nazionali. E in questi giorni ha anche aggiunto. «Se Azzolini rimarrà al suo posto vuol dire che il vicesindaco fa uno sfregio nei confronti di tutti coloro che subirono tragicamente quegli anni del terrorismo da tutte le parti». Cosa dovrebbero dunque dire le vittime dei Nar, per la giustizia italiana responsabili di 33 omicidi come pure della strage di Bologna, dove persero la vita 85 persone? Per questa strage, che presenta tutt’ora molti aspetti oscuri, furono condannati i fondatori dei nuclei Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

Si legge nella sentenza della Cassazione pubblicata sul sito www.osservatoriodemocratico.org che ha condannato Guaglianone e Lorenzo Prudente a cinque anni per banda armata e riciclaggio. «Prudente e Guaglianone sono colpevoli del delitto di cui agli artt. 110, 112, n. 1, all’art. 270, comma 3, all’art. 270-bis, comma 2, c.p. e all’art. 11 della legge n. 304 del 1982 perché, in concorso con numerose persone, partecipavano ad una associazione volta a sovvertire gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a sopprimere il sistema delle rappresentanze parlamentari nonché a compiere atti di violenza con fini di terrorismo e di eversione dell’ordine costituzionale, in particolare contribuendo essi a creare una struttura associativa interamente clandestina». 

Non solo. «Il Guaglianone veniva anche giudicato colpevole del delitto di cui agli artt. 110, 648-bis c.p., perché, in concorso con persone non identificate, compiva atti diretti a sostituire un rilevante numero di brillanti, provenienti dalla rapina compiuta in Roma il 16 settembre 1981 in danno dell’orefice Marletta, con denaro liquido al fine di aiutare gli autori di detta rapina, tra essi Stefano Soderini, ad assicurarsi il profitto del reato, ricevendo detti brillanti ed interessandosi per la vendita di essi». 

Ebbene, due incarichi pubblici, di nomina politica, freschi di ultimo mandato, quando Guaglianone aveva deciso di abbandonare la vita politica attiva. Del resto, in questi anni di dominio del centrodestra a Milano, l’ex Nar, anche proprietario della palestra Doria, aveva provato più volte a farsi eleggere al Pirellone e a palazzo Marino. Non ci è mai riuscito, anche perché sul suo capo è sempre pesata questa condanna a cinque anni per banda armata. L’anno scorso tornò alle cronache per le indagini sulla ‘ndrangheta della procura di Milano: gli inquirenti sospettavano fosse il tramite con un boss della malavita calabrese qui al Nord. Fu immortalato con tanto di fotografie. 

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