Tornano i pianisti in Parlamento: basta una pallina o uno schiaffo

Tornano i pianisti in Parlamento: basta una pallina o uno schiaffo

A Montecitorio torna l’incubo dei pianisti. Qualcuno li ricorda ancora. Erano quei deputati che maneggiando velocemente da una postazione all’altra riuscivano a votare per i colleghi assenti. Due, tre preferenze. I più bravi anche di più. E che da qualche anno – grazie ai nuovi sistemi di voto – si pensava fossero spariti.

L’amara scoperta ieri sera, mentre la Camera approvava il decreto Milleproroghe. Durante l’ultima votazione della giornata il presidente Gianfranco Fini si è accorto di una luce accesa sul tabellone dell’emiciclo, in corrispondenza di una postazione deserta. «Risulta un voto senza che il collega sia fisicamente presente – si è lamentato Fini – pregherei di annullarlo».

Ma come, ancora pianisti? Per eliminare l’odioso malcostume la presidenza era ricorsa alla tecnologia più evoluta. Tre anni fa era stato introdotto un sistema di voto in grado di riconoscere le impronte digitali dei deputati. Niente da fare. Sembra che i furbetti del voto delegato siano riusciti ad aggirare anche questo ostacolo. Mistero sull’identità del deputato fantasma: il presidente Fini si è limitato a sollevare il caso. Anche se qualcuno rivela che lo spicchio d’Aula incriminato era quello di destra. Area banchi Pdl.

Eppure il sistema di voto introdotto nel marzo 2009 è piuttosto complicato. E difficile da eludere. Oggi per esprimere una preferenza i deputati devono prima inserire la propria tessera di riconoscimento, poi farsi “leggere” il polpastrello da un sensore. E allora? Stando a quanto racconta qualche parlamentare sembra ci siano comunque alcune alternative.

Anzitutto ci sono alcuni deputati esentati dal procedimento. Sono quelli che hanno rifiutato di farsi prendere le impronte digitali. Irriducibili della privacy, si tratta di pochi obiettori di coscienza. Quando è stato introdotto il nuovo sistema di voto erano diciannove.

«A quanto ne so io – svela un parlamentare – in alcune postazioni si può votare solo inserendo la tessera. La lettura delle impronte digitali è stata disattivata». Sembra impossibile. Ma impossibile è anche verificare la “soffiata”, essendo vietato l’accesso nell’Aula. Ci sarebbe, poi, un escamotage manuale. Più rozzo, ma altrettanto efficace. «Vuole sapere un piccolo segreto?» confida un altro deputato. «Mi hanno raccontato che in alcune postazioni è possibile votare solo inserendo la scheda, senza farsi leggere le impronte digitali. Basta percuotere ripetutamente l’apparecchio». Prego? «Bisogna dare dei piccoli colpi con la mano sul sensore dei polpastrelli. E alla fine il sistema si abilita». Ma funziona davvero? Mistero. Ovviamente il parlamentare giura di non averci mai provato.

E il deputato fantasma di giovedì sera? «Ma quale fantasma. Evidentemente una volta aperta l’ultima votazione ha bloccato il tasto e se ne è andato. A fine giornata c’è chi lo fa». La procedura sembra essere molto in voga. E nasce da un problema condiviso: a volte le votazioni rimangono aperte per lunghi, interminabili, minuti. Obbligando i deputati a tenere le dita premute sui tasti. Così qualcuno ha pensato bene di trovare un modo per mantenere la pressione sul pulsante. Intendiamoci, in questo caso non si tratta di pianisti. È comunque necessario abilitare la postazione con tessera di riconoscimento e impronta digitale. Semmai è una questione di comodità. «Blocco i tasti – racconta il deputato – così mentre vanno avanti le operazioni di voto posso leggere il giornale o lavorare al computer».

Per tenere premuto il pulsante c’è chi usa artigianali pallette di carta. E chi ha sperimentato congegni più “avanzati”. È il caso del pidiellino Giuseppe Calderisi che, raccontano, avrebbe unito studi di ingegneria, competenza per i regolamenti parlamentari e passione per i felini domestici, elaborando un dispositivo ad hoc. Da un’occhiata superficiale sembra una pallina per gatti con un cordino. Ma, giura chi l’ha sperimentato, funziona perfettamente. Un progetto così ben riuscito da diffondersi rapidamente tra i colleghi di partito. Contattato al telefono, il deputato, infastidito, preferisce non commentare l’invenzione.