Napoli. Doveva essere il congresso degli 85mila iscritti, ma alla Mostra d’Oltremare, lì dove il Pdl di Napoli si è dato appuntamento, di tutto si poteva parlare fuorché di folla. Doveva essere il congresso della svolta, quello del “partito degli onesti” preconizzato da Angelino Alfano ma l’idea del segretario col quid abita lontano dall’ombra del Vesuvio. La verità è che i peones del centrodestra napoletano, i pochi che hanno preso parte al congresso cittadino, hanno esaltato un uomo solo: Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario ed ex coordinatore regionale berlusconiano, dimessosi perché gravato da due richieste d’arresto per camorra fermate solo dal voto della Camera. Doveva essere il congresso delle novità e invece alla segreteria provinciale ha trionfato Luigi Cesaro, deputato, presidente della Provincia, coordinatore uscente ma soprattutto fedelissimo di Cosentino e con lui signore delle tessere del partito a Napoli e provincia.
L’armonia non abita nel Popolo delle Libertà campano dove il commissario regionale, l’ex Guardasigilli Nitto Palma, è oggi il falco che insegue il governatore Stefano Caldoro espressione della sua maggioranza ma accusato di non spendersi né schierarsi a difesa del partito e soprattutto di non spendersi né schierarsi con l’ex capo ma leader di fatto del Pdl Campania, Nicola Cosentino.
Lo scontro Nitto Palma-Caldoro è stato un crescendo. Qualche giorno fa a Castellammare di Stabia, importante comune del Napoletano, terra dei Gava, è stata individuata fra gli iscritti al partito la moglie di un boss della zona. Fatto gravissimo in un’area dove le infiltrazioni della camorra nella politica sono eclatanti (ci fu il caso dell’omicidio di un consigliere comunale e del suo killer entrambi iscritti al Partito democratico). Polemica immediata: il sostituto procuratore di Napoli, Alessandro Pennasilico, dichiara: «Non ci sono anime candide all’interno dei partiti, tutti conoscono i candidati a livello locale». Nitto Palma non se lo fa ripetere due volte e replica a stretto giro: «Pennasilico ha perso una buona occasione per stare zitto». E Caldoro? Commenta severo coi suoi: «Occorre dare una risposta fermissima e immediata per mandare un segnale forte alla camorra e allontanare ogni ipotesi di sospetto». Stoccata.
Altro episodio: mentre la sentenza Dell’Utri veniva annullata in Cassazione, Nicola Cosentino dal palco del congresso partenopeo e dall’alto della sua vicenda giudiziaria comiziava che oramai il concorso esterno in associazione mafiosa non esiste più. Poche ore e altro affondo di Caldoro: «No all’attacco ai giudici». E da allora è scontro aperto. L’ex ministro di Giustizia dalle colonne di Repubblica fa pelo e contropelo al presidente della Regione: «Ma perché qualche volta non incontra o va a cena con la sua gente, donne e uomini del suo partito? Lui sta lì con i voti del Pdl, e lo sosteniamo ma la sintesi politica tocca a noi».
Caldoro nel frattempo lancia un video-appello a Roberto Saviano citando Turati e Gramsci: «Raccontiamo insieme un’altra Campania». La strizzata d’occhio ad uno dei principali detrattori del politico Cosentino è benzina sul fuoco. Il resto è storia delle ultime ore. Caldoro chiede le scuse del commissario regionale Pdl («altrimenti, e lo dico col sorriso sulle labbra, sarò costretto a sfidarlo a duello») e Nitto Palma risponde cupo: «Attendo i “padrini” del presidente Caldoro. Al termine del duello, se entrambi resteremo in vita, non ci sarà alcun problema, da parte mia, ad affrontare, finalmente, quei problemi della Campania che da troppo tempo non trovano soluzione».
Giorni velenosi tra Palazzo Santa Lucia e piazza Bovio, quartier generale del Pdl: ieri sera una nota durissima con la firma di 21 parlamentari del centrodestra alza ancor più il livello dello scontro. La storia è raccontata dal Mattino di Napoli. «Quando c’era Berlusconi al governo – è scritto nella nota – per Caldoro la presunta disattenzione verso il Sud era colpa del governo nazionale. Ora che c’è Monti, per Caldoro la responsabilità dei problemi del Sud è dei parlamentari. Non è forse che i problemi della Campania aspettano soluzione proprio da chi la Campania è stato chiamato a governarla?». Sotto la nota ci sono le firme di Gioacchino Alfano, Vincenzo D’Anna, Marcello Di Caterina, Maria Elena Stasi, Amedeo Laboccetta, Massimo Nicolucci, Giuseppina Castiello, Giancarlo Lehner, Marco Milanese, Mario Pepe, Carlo Sarro, Giovanna Petrenga, Luigi Compagna, Raffaele Calabrò, Diana De Feo, Pasquale Giuliano, Vincenzo Nespoli, Gennaro Coronella, Cosimo Izzo, Antonio Paravia, Franco Cardiello. Ma il documento è rinnegato da molti: «Non doveva essere reso pubblico» spiega chi letteralmente cade dalle nuvole. E la guerra continua.