Benvenuti in banca, la trasparenza è un optional

Benvenuti in banca, la trasparenza è un optional

Come faccio a “mettere via qualcosa tutti i mesi”? Come faccio a far fruttare un minimo i soldi che non spendo? Quale banche mi offre i servizi migliori? Domande classiche, che ci facciamo tutti. Domande che sono più calde cha mai ora che la recessione è certificata da Eurostat, Ocse e Bankitalia, e un’inflazione incrementata al 3,3%, spinge tutti a cercare il modo migliore per mettere a frutto il proprio piccolo capitale e i risparmi che si riescono ad accumulare. Già. Solo che per rispondere a queste domande e scegliere quale strumento utilizzare servirebbe un accesso rapido immediato e chiaro alle informazioni necessarie. Un’informazione on line chiara sui siti delle banche e, in caso di dubbio o di fronte a strumenti particolarmente complessi, un passaggio in filiale. Ma esiste tutto questo?

Per capire se tutto questo esiste, abbiamo preso in considerazione uno strumento semplice, tradizionalmente economico dal punto di vista delle commissioni applicate, e universalmente diffuso negli istituti italiani: il piano di accumulo di capitale (PAC). La Banca d’Italia (regolamento 1 luglio 1998 comma IV) lo definisce così: «servizio d’investimento che consente di investire periodicamente somme di denaro, anche piccole, in titoli di Stato, obbligazioni e/o azioni mediante l’acquisto di quote di fondi comuni d’investimento». Il taglio minimo è 50 euro, il versamento è periodico e automatico. Insomma, non si tratta di sofisticazione finanziaria su grandi patrimoni, ma di un salvadanaio accessibile pressoché a tutti, per guadagnare una minima rendita sul lungo periodo senza vedersi azzerato il capitale.

Per avere una panoramica delle caratteristiche di un Pac, navigare all’interno dei siti delle varie banche non basta: gli istituti infatti insistono sull’indispensabilità di prendere un appuntamento allo sportello. Sebbene ai sensi dell’art. 16 del Regolamento Emittenti di Consob gli istituti abbiano l’obbligo di pubblicare il prospetto informativo con la descrizione dettagliata del profilo di rischio e del rendimento di questi strumenti, trovarli è davvero difficile: il proverbiale ago nel pagliaio calza ancora a pennello. Eppure è solo leggendo il prospetto che il cliente, anche se non è un appassionato di finanza, può farsi un’idea preliminare, prima di recarsi in filiale.

Linkiesta ha provato a raggiungere il prospetto informativo delle offerte delle principali banche italiane: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi e Ubi Banca. È stata un’impresa complicata. Una precisazione: essendo giornalisti finanziari e non esperti del settore, le righe seguenti non vanno prese in alcun modo per consigli d’investimento. Inoltre, non sono state prese in considerazione le commissioni di rimborso per l’uscita anticipata da un Pac, ma solo il “funzionamento fisiologico” dei diversi strumenti.

Unicredit: mission impossible. Senza telefonare al numero verde, è più probabile vincere al Lotto che raggiungere l’agognato prospetto. Sebbene dall’homepage sia facile arrivare entrare nella sezione “privati e famiglie” e alla sottosezione “investimenti”, dove si trova il link al menù “PAC investi con piccole somme”. Il foglietto informativo, è però da tutt’altra parte. Si rinviene invece facilmente sul sito la brochure pubblicitaria – proprio la stessa che viene distribuita in forma cartacea – che invita a sottoscrivere lo strumento. In calce alla stessa si dice che le informazioni e il prospetto sono rinvenibili sul sito, e stessa dizione si trova sulla pagina on line, ma senza link al prospetto. Dopo aver quindi telefonato al call center, si risale al percorso seguente: homepage → privati e famiglie → investimenti → fondi comuni d’investimento → Unicredit Soluzione Fondi → documentazione di offerta. Qui si trovano tutte le informazioni su costi, rischi e rendimenti dei diversi fondi comuni, tutti gestiti da Pioneer, la controllata di Piazza Cordusio specializzata nel risparmio gestito. 

Esempio: Pioneer Investments Total Return. È un fondo che mira a conseguire un graduale rendimento assoluto minimizzando i rischi: metà del portafoglio è investita in strumenti del mercato obbligazionario (obbligazioni, obbligazioni convertibili, obbligazioni con warrant, zero coupon) e altri del mercato monetario. Il rendimento a tre anni è dell’1,33%, e la quota classe A (DA) è sottoscrivibile tramite Pac da 25 euro al mese. Costi: al valore patrimoniale netto della quota si applica una commissione di vendita massima del 5% – ad esempio su 100 euro versati ne rimangono 95 – mentre dal patrimonio netto del fondo è detratta dello 0,9% annuo e una commissione per la banca depositaria, gli agenti incaricati dei pagamenti e la sede di gestione centrale che va dallo 0,003% allo 0,50% annuo. Queste ultime, essendo applicate a tutto il fondo, non sono “visibili” al cliente, ma pesano nel caso specifico sull’1,03% del fondo totale. Ogni quota vale 45,83 euro.

Intesa Sanpaolo: una luce in fondo al tunnel. Cliccando sul salvadanaio che identifica la sezione “risparmio” sul menù scorrevole nella parte bassa della homepage, si apre una sezione in cui campeggia il bottone “richiedi un appuntamento”. Nella stessa pagina, a destra, c’è un elenco di strumenti all’interno del quale si trovano i “fondi comuni d’investimento”, che anche in questo caso rimandano a un appuntamento in filiale. E il Pac? Per arrivarci è necessario digitare “piano di accumulo” nel motore di ricerca interno, che si chiama “di cosa hai bisogno oggi?”. Anche se il prospetto è ancora distante, cliccando sulle varie offerte “Eurizon Meta” o “Eurizon Meta Superflash” con l’aiuto di una voce registrata è possibile personalizzare il piano in base ai propri obiettivi d’investimento. È qui che si trova il prospetto informativo. Ricapitolando: homepage → Di che cosa hai bisogno oggi? → piano di accumulo capitale → Eurizon meta → costruisci il tuo piano → prospetto informativo. 

Esempio: Eurizon Meta. Nella simulazione, investendo 50 euro al mese per 10 anni, Intesa calcola che in uno scenario di mercato sfavorevole, su 6mila euro complessivi nel 2022 ne rimangono in tasca 5.866, in uno medio 6.389 e in uno favorevole 6.737 euro. Nello specifico, i costi del fondo Eurizon Team 1 sottoscrivibile mediante Pac della durata consigliata di cinque anni, sono dell’1% dell’investimento in ingresso e dello 0,8% + 0,07% annuo su tutto il fondo. Il VaR (value at risk) cioè l’indicatore che misura con un livello di probabilità, in questo caso, del 99% la perdita massima potenziale dell’investimento, in un mese, è pari all’1,2% del capitale. Tradotto: su 100 euro nominali il fondo ne investe 99 (al netto delle spese) con una perdita massima mensile di 1,18 euro. Ogni quota vale 6,1 euro. Nel 2011 ha guadagnato lo 0,13% ma da gennaio a oggi la performance è dell’1,9 per cento.

Monte dei Paschi: muro di gomma. Anche in questo caso è impossibile farsi un’idea senza recarsi in filiale. La pagina dedicata ai fondi comuni, accessibile dall’homepage cliccando su “famiglie” e poi “investimenti”, rimanda alle proposte di Sistema Prima (Anima SGR), di Arca Sgr e di Bnp Paribas. Cercando dal motore di ricerca interno non si riesce a risalire ad alcun piano di accumulo, mentre googlando “piano di accumulo Mps” il secondo risultato che compare è “AXA Mps investimento dinamico Pac”, le cui caratteristiche sono descritte nel dettaglio, ma il cui prospetto non compare. Per scovarlo, dunque, tocca andare sul sito dedicato alla partnership Axa Mps Vita e accedere all’area “Valorizza i tuoi risparmi”, dove si trovano vari prodotti come “Axa Mps Double Engine Pac” e “Axa Mps Mosaico Pac”, con i relativi foglietti informativi scaricabili in formato .pdf. Insomma, se non si è a conoscenza dell’accordo di distribuzione dei prodotti assicurativi e d’investimento tra il colosso francese Axa e Rocca Salimbeni, arrivare al prospetto è impossibile. Quindi: homepage Axa Mps → per te e per la tua famiglia → valorizza i tuoi risparmi. 

Esempio: Axa Mps Mosaico Pac. Dei 14 fondi che è possibile sottoscrivere con il Mosaico Pac, il fondo Secure B è un obbligazionario misto a rischio medio-basso, con un taglio mensile di 100 euro, e un orizzonte d’investimento minimo consigliato pari a 6 anni. I costi sono alti: 18 euro l’anno più l’1,75% sul totale della propria quota e l’1,6% di gestione complessivo sul fondo. Su 100 euro iniziali, ne rimangono 96,75 al netto delle spese. La quota vale 10,8 euro e il rendimento a un anno è del 2,97 per cento.

IW Bank: alzare la cornetta. La banca online di Ubi non si distingue dalle altre per trasparenza, però bisogna ammettere che in 4 click si arriva al desiderato piano d’accumulo. Nella sezione dedicata, però, non c’è modo di reperire il foglietto informativo se non chiamando il numero verde indicato a fondo pagina o chattando con l’operatore, una soluzione più veloce. A dire il vero c’è un’altra via: andando alla sezione “fondi e sicav” si possono vedere i prodotti collocati dall’istituto lombardo, ma non tutti i fondi in questione sono sottoscrivibili attraverso un piano di accumulo. I foglietti informativi, spiegano al telefono, sono consultabili solamente dai clienti della banca, ma per capirne di più è possibile richiedere username e una password per navigare nella versione demo e leggere i prospetti dei Pac proposti. In sintesi: homepage → privati → investimenti → piani di accumulo → numero verde.

Esempio: Invesco Euro Corporate Bond E. È uno della cospicua serie di fondi offerti e collocati da IW Bank attraverso un Pac. La performance è di tutto rispetto: 6,23% di rendimento negli ultimi 5 anni, mentre il valore di ogni singola quota è 13,9 euro. Le rate minime sono di 50 euro e successivi multipli di 25. Le commissioni sono di 25 euro una tantum per la sottoscrizione del piano e due euro per ogni rata versata. Costi che si vanno a sommare a quelli di Invesco, che indica per questa tipologia un esborso totale (total expense ratio) annuo pari all’1,54 per cento. Ricapitolando, ogni 100 euro versati ne vengono investiti 96,46, al netto delle spese di Invesco e de 2 euro che carica IW Bank.

Lo schema che si deduce da questi casi parziali e non esaustivi è quasi sempre lo stesso: il clienete è fortemente “incentivato” a passare dalla filiale. Tuttavia, avere dei prospetti informativi più alla portata di mano può aiutare i clienti, anche quelli con bassa educazione finanziaria, a porre delle domande mirate ai consulenti della banca per poter costruire al meglio il proprio tesoretto con il più alto grado di convenienza per tutti, in tempi di estrema incertezza finanziaria. Sarebbe bello, ad esempio, che le banche italiane fornissero un piccolo calcolatore in cui, inserendola cifra dell’investimento e la sua durata, fossero fornito gli scenari estremi, cioè il risultato più sfaverorevole e quello più favorevole. In cifre esatte. Si tratterebbe solo, dopo tutto, di tradurre in maniera a tutti comprensibile quel che c’è scritto nei prospetti informativi. Non è difficile, bisogna solo averne voglia.   

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Twitter: @antoniovanuzzo
 

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