Più che a un leader politico, Pier Ferdinando Casini ormai assomiglia a un portavoce. Lo spin doctor di Mario Monti. Instancabile e ossequioso come solo un responsabile della comunicazione può essere, l’ex presidente della Camera non perde occasione per elogiare il Professore. «Uno furbo e raffinato – rivelò qualche tempo fa in estasi – Uno che non ha nulla da invidiare a Giulio Andreotti». Il vertice di questa sera in cui il premier incontrerà Pd, Pdl e Terzo polo è solo l’ultimo esempio. «Spero che l’incontro sia produttivo – ha spiegato questo pomeriggio il centrista alla Camera – È necessario dare un indirizzo al Parlamento». Al tavolo di Palazzo Chigi si parlerà più di Rai o di giustizia? «Decide tutto Monti – ha chiarito Casini – E se ci chiede di parlare di ambiente, parleremo di ambiente».
Di lode in lode, Casini si sta ritagliando un ruolo politico sempre più centrale. Ormai sembra quasi che i vertici di maggioranza possano essere celebrati solo grazie alla sua intercessione. È lui il dispensatore di bromuro in grado di calmare i nervosismi di Angelino Alfano e Pierluigi Bersani. Almeno stando ai suoi racconti. E se i due esponenti di Pd e Pdl puntano i piedi sulla vicenda Rai, da bravo intermediario Casini li ammonisce: «Non facciamo bambinate». Mai una grana, mai un capriccio. Nella classe del professor Monti il leader centrista interpreta il ruolo dello studente modello. Un alunno così ubbidiente da essersi guadagnato la stima di Palazzo Chigi (va da sé) e del vero grande sponsor del governo tecnico: il Quirinale.
Una posizione invidiabile, quella di Casini. Che presto gli permetterà di passare all’incasso del credito maturato. Quando? Nel giro di un anno, in occasione delle prossime elezioni politiche. Il progetto dell’ex democristiano è chiaro e neppure troppo misterioso. Lui lo ripete continuamente: nel 2013 la situazione di emergenza in cui è finito il Paese non sarà ancora superata. Ci sarà bisogno di riproporre l’attuale stagione politica. «Il lavoro che il governo Monti non riuscirà a fare in questa legislatura – dice spesso Casini ai suoi – dovrà essere proseguito nella prossima». Pdl, Terzo Polo e una parte del Pd saranno ancora costretti a convivere. Un ampio accordo tra moderati a sostegno del governo: «L’armistizio è necessario» ha chiarito poche ore fa Casini su Twitter.
Un grande fronte popolare. Sotto la regia di Casini, ovviamente. Questo non significa che il ruolo di front man spetterà a lui. Per mettere insieme tutti i moderati – più che un partito unico dovrebbe trattarsi di una grande federazione – serve un volto nuovo. Estraneo alla partitocrazia. Uno alla Montezemolo, per fare un nome. Anche se la strada più battuta porta dritto al ministero dello Sviluppo Economico. Da quel Corrado Passera che non vede l’ora di ricevere l’investitura. A Montecitorio raccontano che il ministro montiano avrebbe già confidato a diversi amici il suo sogno di rimanere in politica: «Nel momento in cui ho deciso di far parte di questo governo – avrebbe ammesso – ho fatto una scelta di vita». Una candidatura vincente, quella di Passera. In grado di raccogliere l’apprezzamento del Terzo Polo, di una parte del Pd, ma soprattutto del Pdl (a partire dal Cavaliere, che nella prossima legislatura si sarà pure ritirato al ruolo di padre nobile, ma un po’ di voce in capitolo continuerà ad averla).
E Pier Ferdinando Casini? Il suo sogno resta quello di salire al Colle. Sempre che al Quirinale non venga eletto Mario Monti. «Casini – raccontano dall’Udc – ha voglia di tornare a rivestire un importante ruolo istituzionale. A sei anni dall’ultimo incarico è anche normale. Ma non anteporrebbe mai le sue ambizioni al progetto politico che sogna». Ecco allora che tra un anno per il leader centrista potrebbero aprirsi le porte del governo. Magari la vicepresidenza del Consiglio (già proposta pochi mesi fa da Monti a lui, Bersani e Alfano).
Intanto nella sede Udc si studiano le tappe del progetto casiniano. Il prossimo passaggio da qui alla fondazione della federazione popolare è in programma a giugno. Subito dopo le elezioni amministrative. Si tratterà di una grande assise, un congresso nazionale dell’Udc. «Non sarà l’atto fondativo della nuova realtà» mettono le mani avanti dal partito. «Ma è qui – continuano – che si creeranno le premesse per la nascita di quel contenitore politico dei moderati che Casini ha in mente». Un progetto che parte da lontano. O meglio, dallo scorso autunno. Dal forum delle associazioni cattoliche di Todi. Prova generale di un nuovo fronte popolare cui, guarda caso, parteciparono anche i due futuri ministri del governo Monti Andrea Riccardi e Corrado Passera. «Allora si posero le basi per un’area di riferimento parlamentare» raccontano dall’Udc. «Stavolta si costruirà una vera e propria aggregazione partitica». Ecco allora l’intuizione – neppure troppo originale – di Pier Ferdinando Casini. Il congresso di giugno, in programma al massimo a inizio estate, potrebbe tenersi proprio a Todi. Un luogo simbolico. Tanto per evitare malintesi sulla natura del nuovo soggetto politico.