Portineria MilanoCè: “Denunciai il comitato d’affari leghista e mi hanno cacciato”

Cè: “Denunciai il comitato d'affari leghista e mi hanno cacciato”

«Dopo il fallimento di Credieuronord nel 2004 con altri avevo chiesto di mettere le cose in ordine dentro al movimento. Maroni in un primo momento ci aveva appoggiato, poi si allineò sulle posizioni di Calderoli e del tesoriere Balocchi. L’inchiesta di questa giorni su Boni non sorprende, la Lega fa parte del sistema come gli altri partiti». Alessandro Cè, ex capogruppo alla Camera della Lega Nord, poi assessore alla Sanità in regione Lombardia nel 2005 per il Carroccio insieme proprio a Davide Boni, il presidente del consiglio regionale indagato ieri per corruzione, racconta della sua esperienza dentro il movimento di Umberto Bossi. Dalle origini nel 1992 fino al 2007, quando fu cacciato da via Bellerio perché in dissenso sulla gestione della sanità lombarda del governatore Roberto Formigoni. «Quando sento parlare del San Raffaele, di inchieste su discariche, cave, bonifiche, arresti e altro, non faccio una piega… Sono cose che ho sempre denunciato: ancora adesso mi domando a cosa servano donazioni a colpi di 20 milioni di euro per un ospedale che ne fattura 500 all’anno? Non a caso mi hanno cacciato».

Nulla di nuovo sotto il sole delle alpi.
A volte mi domando se i leghisti siano degli allocchi o degli stupidi. Perché o non si accorgono di quello che hanno intorno, tra scandali di ogni tipo, arresti di alleati e alleanze pericolose del Pdl, oppure, più semplicemente, fanno parte del sistema.

Il mito dei duri e puri della Padania non regge più.
Come si può pensare che un partito che ha chiesto posti nelle banche, nelle municipalizzate, nelle grandi aziende statali, con più di 400 sindaci e presidenti di provincia possa essere diverso dagli altri. La Lega, oltre a qualche fanatismo acritico, sopravvive solo grazie agli interessi.

Non reggono più neppure il secessionismo di Bossi e gli attacchi a Monti?
Non hanno una linea politica, sono divisi in faide, cavalcano l’idea della secessione che nel 2001 ci portò al 3,6%…

Partito finito?
A meno che non cambi qualcosa, ma non mi pare proprio.

Boni è stato per due anni suo collega in giunta, insieme con un altro arrestato d spicco, Franco Nicoli Cristiani.
Se è per questo c’era pure Piergianni Prosperini…Già all’epoca c’era da scontrarsi su tutto. Io mi occupavo di sanità e battevo su quello, ma su altri casi, come ad esempio quello dell’aeroporto di Montichiari mi ero scontrato proprio con Boni. I terreni intorno a quell’area non mi pareva fosse una buona idea toccarli, ma alla fine dentro al movimento prevaleva sempre la linea Giorgetti.

Ovvero?
Era la linea del ‘vediamo, pizzichiamo di qua e di là, magari si possono fare le cave, discariche’….e via dicendo.

Salvano Boni, ma cacciano lei o sindaci come Giancarlo Porta di Macherio.
Io mi domando perché persone valide come Attilio Fontana o Flavio Tosi siano ancora dentro a questo partito.

Ma quando ci fu la malattia di Bossi cosa accadde dentro al Carroccio?
Uscivamo dal caos su Credieuronord, una banca che non aveva senso di esistere e che è infatti è fallita. Avevamo chiesto insieme con altri, tra cui Giancarlo Pagliarini o Guido Rossi, di togliere il marciume dal partito. Volevamo fare pulizia. 

Pagliarini però si fermò per la malattia del Capo…
Io invece volevo andare avanti, convinto che Bossi sarebbe stato contento se avessimo fatto pulizia. Non ci fu verso.

Maroni non vi diede una mano?
In un primo momento sì, poi invece si riallineò alle posizioni di Calderoli. Me lo disse chiaro e tondo.

Nel senso?
Maroni mi disse che Credieuronord era una banca importante che serviva al nord…Gli risposi: ‘mi stai prendendo per il culo? Dimmi almeno che stai con Calderoli, Balocchi e Castelli…’

Maroni non voleva cambiare le cose allora, le può cambiare adesso.
Mi sembra come un Don Abbondio. In un primo momento credevo volesse spaccare con il passato, spezzando via l’alleanza con Berlusconi, poi ho visto che la sua portavoce Isabella Votino è entrata nel Milan e ho fatto due calcoli.

Anche Maroni con Berlusconi?
Mi pare evidente.

Lei c’era anche ai tempi della tangente Enimont e del tesoriere Patelli.
Ero appena arrivato. Ricordo che Bossi voleva convincerci del fatto che Gardini e Sama avesserero preso le pagine bianche e a caso avessero scelto un idraulico di Bergamo per consegnargli dei soldi…

E invece?
E invece era stato lui. Tutte le questioni di cassa in Lega le ha sempre decise il segretario federale, da Patelli passando per Balocchi fino ai soldi in Tanzania di Belsito.
 

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