BRUXELLES – La Commissione europea pensa che la Spagna debba ricorrere al fondo salvastati per ricapitalizzare le proprie banche? Sembrava proprio di sì a leggere varie indiscrezione apparse in questi giorni su alcuni media che citavano misteriose “fonti comunitarie di alto livello”.
Non proprio un aiuto a Madrid che già si trova sotto crescente pressione come dimostra l’ascesa dello spread tra Bonos e Bund tedeschi decennali. Solo pochi giorni fa del resto, Willem Buiter, capo analista di Citigroup, aveva lanciato un allarme Spagna legato anzitutto alle pesanti esposizioni delle banche iberiche. Se la stessa Commissione ritiene che Madrid debba ricorrere all’Efsf, veniva da pensare, vuol dire che la situazione è peggiore del previsto. Non a caso il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos ha dovuto affrettarsi a smentire che Madrid possa star pensando a una simile opzione, mentre anche fonti dell’European Working Group, che prepara gli Ecofin al Consiglio Ue arrivavano smentite secche quanto stupite.
In realtà, come hanno confermato alcuni testimoni diretti, la fonte della misteriosa voce evidentemente falsa era nientemeno che lo stesso commissario alla Concorrenza, che guarda caso è uno spagnolo: Joaquín Almunia. Martedì scorso Almunia aveva convocato a una colazione riservata un ristretto numero di giornalisti “eletti”. Almeno, ha ironizzato qualcuno, era a una colazione intorno a un normale tavolo e non in una sauna come aveva fatto il collega agli Affari economici Olli Rehn. Come la stessa Reuters, presente, ha confermato, parlando off the record, lo spagnolo aveva apertamente dichiarato che la Spagna dovrebbe sfruttare le risorse del fondo salva-stati per ricapitalizzare in fretta le banche, parlando in modo che tutti hanno capito che questa fosse la posizione della Commissione. L’occasione era troppo ghiotta e così più di un cronista non ha retto alla tentazione di uno scoop citando appunto le famosi “fonti di alto livello”.
Almunia, a quanto si apprende, è apparso furioso per la fuga di notizie, ma ancor più furioso è il resto della Commissione, e non contro i giornalisti ma contro lo stesso Almunia. A cominciare dallo stesso Rehn, il cui portavoce Amadeu Altafaj (per inciso anche lui spagnolo) ha anzi avvertito che «simili informazioni sono ingannevoli e possono avere un impatto sulla fiducia dei mercati sulle capacità dell’economia spagnola». Informazioni, aggiungeva, che «non corrispondono né al pensiero, né alla posizione della Commissione Europea». Anzi, continuava, le misure di Mariano Rajoy «pongono la Spagna ai livelli più alti in Europa in termini di requisiti bancari». Bruxelles, concludeva, «ritiene che i fondi privati saranno ampiamente sufficienti a ricapitalizzare le banche spagnole». Anche fonti Eba contattate da Linkiesta confermano che il processo di ristrutturazione messe in atto dalla Spagna sono «sulla via giusta» e che dunque «non si ritiene che la Spagna abbia bisogno di aiuti esterni».
Insomma Almunia aveva parlato, per quanto off the record, solo a nome personale scatenando questo pandemonio che ha aggravato la situazione già difficile di Madrid. Quando, in una conferenza stampa su un caso di concorrenza gli è stato chiesto di esprimersi in materia, lo stesso Almunia ha solo bofonchiato: «Rehn ha già detto tutto». Certamente rimane un’impressione pessima sulla capacità di gestione della crisi dell’eurozona, oltre che della comunicazione, da parte della Commissione Europea. Tanto più che qualche maligno ricorda che Almunia è un socialista e non certo un grande amico di Rajoy. Solo che le beghe politiche, in una situazione così delicata, dovrebbero restare fuori dalla porta.