Trenta milioni di dollari, tutti i beni nella disponibilità della Deiulemar società di navigazione, sono sotto sequestro preventivo. Il crac della società e delle sue obbligazioni, 13mila famiglie coinvolte e un debito che si aggira tra i 600 e gli 800 milioni di euro, assume giorno dopo giorno contorni sempre più drammatici.
La richiesta di sequestro conservativo è stata avanzata da tre armatori, causa mancato pagamento delle navi prese a noleggio dalla Deiulemar. E i piccoli risparmiatori? coloro che avevano creduto in quell’investimento? Hanno presentato richieste di sequestro conservativo per circa cento milioni di euro ancora in attesa di valutazione. A Torre del Greco, crocevia di quella che è già stata definita la Parmalat vesuviana, molti pensano che questa sia la settimana decisiva. Motivo: è prevista la convocazione del tavolo tecnico coi risparmiatori.
Nella bozza di piano che circola sempre più insistentemente, si parla di risarcirli con il 5 per cento in denaro contante, il 20 per cento in obbligazioni con scadenza 2018 e il resto in azioni d’una new company che prenderà il posto della Deiulemar. In parallelo c’è una vicenda giudiziaria che cammina: ieri interrogatorio-fiume per l’amministratore unico Roberto Maviglia, ascoltato per tre ore come persona informata dei fatti dal pubblico ministero torrese Sergio Raimondi. Sul contenuto del faccia a faccia c’è riserbo. Si sa che uno degli argomenti è stato quello delle modalità di rilascio delle obbligazioni cosiddette «parallele» (meglio conosciute come obbligazioni fantasma), titoli mai finiti in bilancio, sui quali c’è forte attenzione anche da parte di Consob e Bankitalia.
Nei giorni scorsi i risparmiatori torresi sono scesi in piazza per gridare la loro rabbia e far diventare il caso Deiulemar vicenda nazionale. Obiettivo in parte riuscito: se n’è occupata la tv (La7, “Piazza Pulita di Formigli). Maviglia qualche giorno fa, proprio dopo la trasmissione ha scritto una lettera aperta per tentare di rassicurare gli investitori: «La società da me rappresentata è aperta ad ogni confronto con tutti gli interessati su numeri e azioni per raggiungere il migliore risultato possibile. Ma dobbiamo realisticamente partire dalla situazione concreta: da ciò che possiamo e non da ciò che vorremmo. Ciò che, in ogni caso, non possiamo e non dobbiamo permetterci è mettere la testa sotto la sabbia – scrive l’amministratore di Deiulemar -. La partita che – società e creditori, insieme, dalla stessa parte del tavolo – stiamo giocando al fine di raggiungere il migliore risultato possibile è molto complicata, piena di nodi di ogni tipo, di natura giuridica ed economica. E le carte che abbiamo servite sono quello che sono».
La spa ha di recente comunicato la sua esposizione debitoria nei confronti di istituti di credito. Le cifre? Oltre 28 milioni, di cui 16,5 milioni in ipoteche su immobili e 11 milioni e 730mila in posizioni debitorie chirografarie. Le posizioni , spiega l’azienda «sono connotate da scadenze a breve termine (entro i dodici mesi) per complessivi 8.630.000 milioni di euro e da scadenze non a breve termine (oltre i dodici mesi) per complessivi 19.600.000 euro». I debiti in dollari sono poco meno di 63 milioni. Circa 30 milioni di dollari in scadenze a breve termine e quasi 33 in posizioni non a breve termine, quest’ultima per la costruzione della motonave Hull 117630 (Città di Torre del Greco).
Una situazione devastante. E lì dove non arriva Consob o Banca d’Italia arriverà (forse) qualche altra forza trascendentale, cui si affidano evidentemente molti obbligazionisti: giovedì sera fiaccolata con i fedeli di tutte le parrocchie della zona in solidarietà di chi ha investito i risparmi d’una vita e ora rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano.