La filiale francese del gruppo Ikea avrebbe stretto nel 2003 un accordo con la società di sicurezza Sûreté international per raccogliere informazioni sensibili (inclusi precedenti giudiziari e situazione finanziaria) riguardo dipendenti e clienti con controversie in sospeso con l’azienda, secondo quanto scrive il settimanale Le Canard Enchaîné, in un articolo pubblicato mercoledì 29 febbraio. Sempre secondo la testata francese, tali informazioni sarebbero state prelevate anche dal sistema informatico con cui la polizia scheda i verbali delle infrazioni (Stic).
Dopo che la notizia è stata resa nota, alcuni delegati sindacali hanno denunciato il colosso svedese per «utilizzo fraudolento di dati personali» e la procura di Versailles ha aperto giovedì 1° marzo un’indagine preliminare. Il gruppo Ikea France ha invece rilasciato un comunicato in cui dichiara di aver avviato una procedura interna «per accertare i fatti nella loro completezza». A distanza di una settimana è il sito d’informazione Mediapart a rilanciare il caso, rendendo nota l’esperienza di una dipendente che sarebbe stata spiata (e successivamente licenziata) perché sospettata di abusare del congedo malattia.
Per tutto il 2008, Virginie Paulin, questo il nome dell’impiegata, ha rinnovato il proprio congedo malattia a causa di un’epatite C. Nel marzo del 2009 viene licenziata perché sospettata di aver prodotto certificazioni false e di aver utilizzato il periodo di congedo per soggiornare a più riprese in Marocco. Secondo la testata online, Jean-Louis Baillot, l’allora direttore generale, e Claire Hery, l’allora direttrice delle Risorse Umane, con l’aiuto del responsabile della sicurezza Jean-François Paris, avrebbero tentato di provare la colpevolezza della dipendente, arrivando a tracciare i suoi spostamenti e ricercando prove dell’acquisto di una casa in Marocco o della presunta falsificazione di documenti medici.
A sostegno della tesi della dipendente, Mediapart riporta la ricostruzione di un supposto scambio di mail tra i quadri d’Ikea France, tra cui spiccherebbe un commento del direttore: «Eccellente! Faremo i controlli anche durante la settimana di Natale per cercare di coglierla sul fatto». Interrogata dai giornalisti, Virginie Pauline afferma di essersi recata più volte in Marocco per riposarsi, precisamente a Essaouira, e dichiara di aver ottenuto preliminarmente l’accordo «del medico curante e del Sistema sanitario nazionale». Ad oltre un anno e mezzo di distanza, il suo licenziamento è stato giudicato «privo di cause reali e serie» dal tribunale del lavoro di Versailles, che ha condannato Ikea France a versare un’indennità di 56mila 800 euro.
Il Codice del Lavoro francese ammette due cause di licenziamento: per «motivi economici» e per «motivi personali». Per motivi economici s’intendono «i licenziamenti conseguenti la soppressione o la trasformazione del lavoro, o di una modifica, rifiutata dal lavoratore, di un elemento essenziale del contratto di lavoro a seguito di difficoltà economiche o mutazioni tecnologiche». In entrambi i casi, il licenziamento deve essere «giustificato da una causa reale e giusta» come previsto rispettivamente dagli articoli L1232-1 e L1232-2. L’assenza di tali condizioni apre di diritto al lavoratore la possibilità dell’indennità o del reintegro.