Per Forza Nuova, il movimento neofascista capeggiato da Roberto Fiore che ammette di ispirarsi al Duce ed a Codreanu (leader rumeno degli anni ‘30), sono giorni di sovraesposizione mediatica. Nelle ultime ore ha tenuto banco una manifestazione di dissenso contro la stampa apertamente schierata a sostegno del TAV in Val di Susa, culminata in un flash mob piuttosto scarno sotto la redazione milanese del quotidiano diretto da Vittorio Feltri, che non si è risparmiato negli epiteti rivolti all’indirizzo dei contestatori: «Fessi!».
L’iperattivismo di queste ore pare rispondere ad una strategia piuttosto scontata: un banale – ma necessario – “purché se ne parli”, inaugurato qualche settimana fa con l’osmosi tra il partito nero e le organizzazioni regionali del Movimento dei Forconi e del gruppo di autotrasportatori di “Forza d’Urto” in Sicilia (che Linkiesta ha da subito documentato), meteore della contestazione che, per giorni, hanno paralizzato le arterie autostradali e gli snodi della mobilità nazionale per protestare contro la politica nazionale e l’insostenibilità della pressione fiscale. Come sostiene Fiore: «Il mondo della terra e quello dei padroncini e dei tassisti è filosoficamente vicino a FN». Oggi è dunque necessario cavalcare il dissenso e catalizzare il qualunquismo: ecco le priorità in agenda, è evidente che le difficoltà economiche di questi tempi incoraggino “il ribellismo incontrollato che ha modalità e finalità di destra”, per usare l’espressione dello storico Giuseppe Casarrubea. I forzanovisti lo sanno bene, è tempo di semina: se non ora, quando?
In questi stessi giorni ricorre un anniversario importante per la sigla neofascista: il dieci marzo di undici anni fa si spegneva uno dei fondatori del movimento, il cantautore Massimimino Morsello, il “De Gregori nero”. Compagno di avventure di Fiore, dalla politica agli affari, dal banditismo alla latitanza: a Londra i due trascorrono anni felici, mentre in Italia si celebrano i processi a loro carico, al riparo delle norme britanniche che non consentirono all’epoca l’estradizione dei due, considerati alla stregua di “rifugiati politici”. A Londra opera ancora oggi la creatura imprenditoriale del duo, “Easy London” – battezzata nel 1984 “Meeting Point”, un intero piano di uffici sulla High Streer Kensigtong – azienda leader nel settore dei viaggi studio dei giovani ragazzi europei, peraltro accusata di essere una sorta di succursale inglese di una rete di neofascisti europei. Lo stesso Morsello, intervistato per la prima volta dal Messaggero nel 1996, dichiarò: «La Meeting Point applica il modello fascista di corporativismo e socializzazione degli utili». A giudicare dal fatturato: esperimento pienamente riuscito, la società è titolare di un invidiabile patrimonio immobiliare, racimola un sacco di quattrini e vanta centinaia di dipendenti. A Roma questo sabato era in corso un memorial cui ha preso parte anche Francesco Mancinelli, autore di “Generazione 78”: un contest lievemente nostalgico che ha visto alternarsi sul palco, in una location di viale Tor di Quinto, storiche band della galassia fascio rock: Testudo, Hobbit, Gesta Bellica, Delenda Carthago, La Vecchia Sezione. Tutto in memoria del compianto caposcuola Morsello, vero spirito guida del movimento e indiscusso riferimento culturale, definito dal giornalista Giancarlo Dotto sulle colonne dello stesso quotidiano romano «cantore di una vita scandita dai valori della fede, della patria e dell’apostolato sociale».
Le prossime elezioni amministrative saranno un banco di prova per Forza Nuova. A Palermo si gioca una sfida importante, proprio mentre le coalizioni tradizionali paiono liquefarsi: Gioacchino Basile corre in solitaria ed è fortemente sostenuto dal movimento di Fiore. Il candidato sessantenne vanta un curriculum di tutto rispetto e rischia di scardinare gli schemi ideologici della netta contrapposizione destra – sinistra. Basile è stato per anni un sindacalista rosso, operaio della Fincantieri iscritto alla Fiom, l’organizzazione dei metalmeccanici tesserati CGIL, confederazione da cui il personaggio è stato anche espulso per via delle coraggiose denunce sulla contiguità mafiosa dell’azienda (specie in tema di stoccaggio illegale di rifiuti pericolosi) ed in seguito riabilitato grazie anche ad un’indagine della Commissione antimafia che finì col dar ragione al dirigente. Basile – per anni consulente di diversi programmi governativi volti a ristabilire la sicurezza nel Mezzogiorno d’Italia – non è nuovo alla militanza politica: solo quattro anni fa è stato candidato presidente addirittura nella regione Friuli Venezia Giulia, a capo della lista locale dei “grillini”. Al comico genovese Basile aveva raccontato: «È ora di costruire una nuova rivolta dura, contro gl’infami profittatori dei bisogni della gente e della dignità del nostro Paese». Durante la scorsa estate il movimento di Fiore gli ha offerto la candidatura, accettata di buon grado seppur con qualche precisazione preliminare: «Resto un uomo di valori ideali e politici progressisti. Ma, prima di ciò, sono indiscutibilmente un patriota e un combattente per una terra che troppe volte è stata indegnamente strumentalizzata». Dai cantieri navali, Basile porta con sé la mobilitazione antimafia ed antiusura, oggi rappresentata anche dalla discesa in campo di una vittima del racket, il ceramista Bernardo Mario Raimondi, arruolato dalla lista civica “Liberiamo Palermo con Basile”.
A Verona, il movimento è in campagna elettorale ormai da un anno. E non manca di polemizzare con l’attuale primo cittadino che agogna fortemente la rielezione: eppure tanto si è detto a proposito delle simpatie di Tosi per l’universo delle tifoserie skinhead della città scaligera (in primis quella dell’Hellas Verona), culminate nel’elezione di Andrea Miglioranzi, proveniente dalla Fiamma, ex bassista del gruppo “Gesta Bellica” attivo nel circuito “White Power Rock”, poi capogruppo della “lista Tosi” in consiglio comunale. Nonostante i rapporti idilliaci tra l’esponente dell’ala maroniana della Lega e le formazioni di destra, Forza Nuova ha da tempo scelto di contestare la gestione amministrativa del sindaco uscente. A bordo campo scalpita Luca Castellini, dirigente dell’intera area Nord. «La Lega si sta comportando peggio della vecchia DC, monopolizzando tutti i posti di potere, complottando con le banche e sperperando denaro pubblico», si legge in un comunicato redatto in occasione della contestazione al governatore veneto Zaia. La stampa nazionale, in genere solerte nell’indignarsi per le parole deliranti del leader della Lega Nord, ha trascurato la replica del trentacinquenne candidato sindaco: «Altro che la testa di Monti. Attento, Umberto, che di questo passo rischi tu la vita, il Popolo del Nord ti farà fuori con i fucili e i forconi che gli stiamo fornendo noi». Nelle dichiarazioni si legge un netto tentativo di “trolling” politico, una gara forsennata a spararla grossa pur di render testimonianza della propria (quasi invisibile) esistenza.
La notizia è che l’intera compagna elettorale di Forza Nuova sarà incentrata sulla critica al “malgoverno leghista” – con una carrellata di affissioni che giocano a ribaltare gli slogan della Stella Alpina: «Hanno usato l’immigrazione per sedersi sulle poltrone» o ancora «Lega Nord, basta balle». Parrebbe quasi che il nuovo target del movimento di Fiore sia l’elettore medio, deluso dai recenti scandali in casa padana.
A Milano prosegue, nei sabati quasi primaverili, il volantinaggio dei giovani di FN davanti ai licei. Proprio la scorsa settimana il centralissimo Berchet è stato teatro di uno scontro degenerato in rissa tra un rappresentante d’istituto contrario all’azione propagandistica ed i ragazzi di Lotta Studentesca. Ad avere la peggio è stato il ragazzo, ferito da un pugno in pieno volto. Normale amministrazione, visto il clima velenoso trai gruppi in città. Il movimento giovanile di FN ha replicato alle accuse di violenza (e antisemitismo, queste ultime smentite dalla stessa vittima dell’aggressione – sebbene molti cronisti abbiano collegato l’aggressione ad una Stella di Davide tatuata sul braccio del ragazzo, che ha tuttavia rettificato: «Non l’hanno neanche vista»), invitando «chi non ha paura né pregiudizi» ad un confronto pubblico. Il movimento è in ascesa in qualche istituto di istruzione secondaria sparso lungo lo Stivale, nel video promozionale i militanti cresciuti col mito di “Fight Club” (la pellicola tratta dal romanzo Chuck Palahniuk) si esibiscono in azioni dimostrative in cui rivendicano un ritrovato protagonismo generazionale al grido di «Batti i pugni sul banco e urla la tua rabbia!». A Roma hanno occupato nelle scorse settimane il liceo Galileo Galilei e, di recente, hanno tenuto una partecipata assemblea sul tema delle Foibe al Newton. Piuttosto attivi su facebook, dove hanno anche tentato invano di lanciare la campagna “Studenti con i Forconi”, usano il tam tam degli sms per darsi appuntamento di fronte ai cancelli delle scuole dove si ritiene «necessario» il loro intervento. Non aggiornano il sito dallo scorso giugno, l’ultimo post è un semplice augurio ai maturandi – mentre il sito ufficiale del partito di ultradestra ha subito un recente restyling.
Singolare la vicenda del logo di FN, cambiato almeno tre volte dalla fondazione ad oggi, ed ora ritinteggiato in full red a mo’ di spilletta. Il movimento ha bisogno di galleggiare anche nella prossima primavera per racimolare le briciole del consenso nero: da quando Fiore non è più eurodeputato (lo è stato dal 2008 al 2009, succeduto all’on. Alessandra Mussolini che aveva optato per uno scranno in Parlamento) percorre il Paese da nord a sud a sostegno delle iniziative organizzate dai camerati. Proprio sulla sua bacheca facebook – lo scopriamo solo ora che la pagina fan ha cambiato grafica col nuovo “Diario” – già lo scorso 20 settembre, Fiore aveva pubblicizzato il movimento dei Forconi e, più di recente, ha polemizzato con Polverini, Storace ed Alemanno. Sarà interessante comprendere le mosse romane dei “Guelfi” di Forza Nuova, così definiti in opposizione ai “Ghibellini” di CasaPound, da tempo pronti a scendere in campo per conquistare il Campidoglio. La mobilitazione ha raggiunto le bancarelle dei mercati periferici, dove i militanti volantinano contro “il signoraggio bancario, l’usura delle banche centrali e la massoneria al potere”, senza mai scordare le battaglie di sempre: antiabortiste, anti immigrati, anti sballo, anti modernità, combattute sotto l’egida di San Michele Arcangelo, santo scelto come protettore del movimento e già simbolo della Guardia di Ferro rumena. Il movimento non trascura le radici fieramente cristiane e incassa – ormai da tempo immemore – il sostegno di un (ex) prete lefebvriano, più volte candidato nelle liste di FN, tal Giulio Maria Tam, per il quale la tunica «è solo una camicia nera XXL lunga fino al calcagno». Nel marasma politico della Capitale, il sindaco Alemanno è avvisato: la destra estrema non dà più retta alla celtica che porta appesa al collo. E, forse, è un bene anche per lui.