Continuano le pulizie di primavera nel bilancio delle Generali. La compagnia assicurativa triestina ha chiuso il 2011 con svalutazioni che superano il miliardo di euro, principalmente sulle obbligazioni ellenici (472 milioni) e sulla partecipazione in Telco (307 milioni), la holding che controlla Telecom Italia. Pesano anche le perdite sui titoli azionari, per altri 239 milioni di euro. Conseguentemente, l’utile netto scende a 856 milioni dagli 1,7 miliardi di fine 2010. Dimezzato anche il dividendo, che passa in un anno da 45 a 20 centesimi per azione così come il payout, cioè la parte dell’utile destinata alla distribuzione del dividendo, in contrazione dal 41,1% al 36,4 per cento.
Per il momento, hanno tuttavia ribadito i vertici, Generali non varerà nessun aumento di capitale, a meno di una grande acquisizione. «Solo una grande espansione, con un grande bisogno di capitale, potrebbe giustificare in futuro il fatto di chiedere un contributo dai nostri azionisti», ha detto l’amministratore delegato Giovanni Perissinotto nel corso della conference telefonica. Un aumento di capitale, infatti, sarebbe complesso da gestire per il principale azionista (13%) cioè Mediobanca, peraltro impegnata nel salvataggio della concorrente Fon-Sai, verso la quale è esposta con prestiti subordinati per un miliardo di euro.
L’aumento temuto dal mercato non accadrà nemmeno se, com’è ormai probabile, il partner ceco Petr Kellner eserciterà nel 2014 l’opzione di vendita sulla joint venture nell’Europa centro-orientale Generali Ppf, che costerà alla compagnia triestina circa 3 miliardi. «Ci sono diversi intermediari con cui siamo in contatto pronti a rilevare una quota», ha precisato Perissinotto. Dal canto suo, il direttore finanziario Raffaele Agrusti ha ribadito che il coefficiente di solvibilità – il principale indicatore della solidità patrimoniale di un assicuratore – tra un paio d’anni raggiungerà comunque quota 140%, anche post acquisizione di Ppf. L’impatto dell’acquisto del 49% di Ppf sull’indice di solvibilità, ha detto Agrusti rispondendo alla domanda di un’analista, sarà di 14 punti. Il tema è caldo e lo dimostrano le parole di Agrusti alle battute finali della teleconferenza: «Ppf non è un debito di gioco e non va trattata come tale».
Unica nota positive la risalita dell’indice di solvibilità, che a marzo ritorna a quota 132% dopo aver toccato il 117% a fine 2011, ma non per merito del management ma per l’intervento della Bce e per la manovra Monti. Il portafoglio delle attività disponibili per la vendita, dove sono conteggiati i titoli governativi nella pancia di Generali, erano negativi per 2 miliardi e 400 milioni a fine 2011, e ora sono positivi per 200 milioni. La strategia d’investimento sui titoli di Stato, ha notato Agrusti, prevede di continuare con l’acquisizione di titoli domestici, mentre aumenterà l’esposizione sui corporate bond, che contano per il 45,8% del portafoglio del Leone. Per Generali, il differenziale di rendimento tra titoli di Stato tedeschi e italiani considerato “normale” è di 200 punti base, quindi ci sono ancora ampi margini di miglioramento.
Il risultato operativo, sempre per via delle svalutazioni, scende a 3,92 miliardi rispetto ai 4,07 del 2010 (-3,7%). In contrazione anche il ramo Vita, che si assesta a quota 2,54 miliardi di euro rispetto ai 3,02 di un anno prima (-16%), al contrario del ramo Danni, protagonista invece di una crescita del 38,3%, da 1,12 a 1,56 miliardi di euro in un anno. Su questo punto, con riferimento in particolare alle polizze Rc Auto, l’a.d. Sergio Balbinot ha detto che saranno lanciati nuovi prodotti in Ungheria, Repubblica Ceca e Romania.
Gli obiettivi per quest’anno sono ambiziosi: una crescita del risultato operativo compresa tra 3,9 e 4,5 miliardi di euro (+10%), che implica un risultato del segmento Vita da 2,4 a 2,8 miliardi e del Danni da 1,5 a 1,9 miliardi. Che significa un aumento di almeno 300 milioni di euro per entrambi i rami da qui alla fine dell’anno. Il mercato non ha gradito i numeri: alle 11.45 di oggi il titolo perdeva il 2,73% a 12,8 euro per azione, menter il Ftse Mib, principale listino milanese, era in calo dello 0,76 per cento. Per ora niente aumento di capitale, dicono i vertici del Leone. Domani chissà, pensa il mercato.
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