Greenpeace nelle acque del Giglio, “Per ora tutto bene”

Greenpeace nelle acque del Giglio, “Per ora tutto bene”

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Sono passati oramai quasi due mesi dal «vada a bordo, cazzo», dallo scontro telefonico tra Schettino e De Falco, dall’inchino finito in tragedia al largo dell’isola del Giglio. La Costa Concordia è ancora lì, col suo carico di carburante, provviste, detersivi, vernici e quant’altro, tutto materiale altamente inquinante.

Oggi Greenpeace pubblica il rapporto “Come sta il mare del Giglio?” indagine preliminare sui fondali e sulle acque dell’isola che aggiunge dati quantitativi e qualitativi alle campagne di monitoraggio condotte dalle istituzioni dopo il disastro. Gli ambientalisti hanno prelevato tre campioni di acqua di mare e uno da rubinetto e li hanno inviati a un laboratorio indipendente, Eurofins Programma Ambiente di Padova.

«Lo stato generale dei fondali del Giglio, nei quattro siti visitati, è certamente buono»: per affermare ciò gli attivisti hanno fatto anche immersioni per fotografare l’attuale stato di salute dei fondali, della flora e della fauna marina. A bordo della nave Costa ci sono «1.272 voci di bevande e cibo» e la decomposizione di una parte di questi prodotti potrebbe essere alla base delle quantità d’ammonio superiori alla norma rilevate nei campioni di acque superficiali prelevati lungo la costa da Greenpeace. «Un’altra possibilità – spiegano da Greenpeace – è che l’ammonio sia stato immesso in mare a seguito della dispersione di disinfettanti e detergenti a base di ammoniaca, presenti verosimilmente sulla nave, ma non possono essere escluse a priori altre fonti».

«Siamo stati al Giglio perché non è un posto qualunque, ma un patrimonio ambientale che avremmo dovuto custodire meglio», spiega Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. «Ci rincuora l’esito positivo delle immersioni, con cui abbiamo potuto verificare il buono stato dei fondali marini, ricchi di gorgonie, posidonie e spugne, ma bisogna fare di più per tutelare l’area considerando che siamo nel cuore del Santuario dei cetacei».  In un campione di acqua potabile di un esercizio commerciale del porto, sono state trovate tracce di idrocarburi totali pari a 82 microgrammi per litro. «La presenza di queste sostanze, anche se non regolamentate dalla legge (D.Lgs 31/2001) – scrivono gli ambientalisti nel loro dossier – non è certo indice di buona qualità dell’acqua. Greenpeace ritiene doveroso da parte delle istituzioni realizzare un’appropriata campagna di monitoraggio sulla qualità dell’acqua potabile all’isola del Giglio».

Greenpeace denuncia che la regione Liguria, d’accordo con la regione Toscana, aveva promesso a Greenpeace la convocazione di un tavolo tecnico entro il 29 febbraio, ma la promessa «è stata disattesa». «Di fronte all’inattività delle Regioni, Greenpeace chiede al ministro Clini di convocare tutti i soggetti interessati per attivare, nel più breve tempo possibile, un confronto che conduca all’adozione di misure concrete di tutela».

(Foto e video Greenpeace Italia)
 

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