Solo un antipasto. Questo è stata l’intervista di Carlo De Benedetti a Servizio Pubblico di Michele Santoro giovedì sera. Il presidente del Gruppo L’Espresso ha bocciato il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, ha lanciato messaggi contro il premier Mario Monti e ha riservato persino qualche scappellotto al ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, chiudendo l’intervista senza indicare possibili nuovi traghettatori politici per l’Italia.
«Dipende solo da noi», ha detto sornione il rivale storico di Silvio Berlusconi, citando il motto di Libertà e Giustizia, movimento che compie nel 2012 dieci anni e che vede tra le sue punte di diamante Gustavo Zagrablesky e Roberto Saviano. E quel «noi» non può che riferirsi in questo momento a due uomini in particolare: lo stesso scrittore campano e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. È il ticket, la base politica su cui potrebbe prendere forma già alle prossime amministrative una lista civica nazionale per sancire una volta per tutte la distanza dagli attuali partiti politici.
Il piatto forte, infatti, Cdb lo ha riservato per oggi nel capoluogo lombardo, quando L&G sbarcherà al Teatro Smeraldo per una serata che si prepara a nuova stagione politica, firmata di quello che viene considerato da più parti «il partito di Repubblica». Le premesse ci sono tutte. Come peraltro il contesto milanese, da sempre focina di nuovi progetti politici, dal Psi di Bettino Craxi fino al Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi.
Da quando il vento arancione di Pisapia ha spazzato via il berlusconismo, battendo nel 2011 Letizia Moratti alle comunali, si sono aperte ampie praterie per De Benedetti e Zagrebelsky, rispettivamente finanziatore e presidente di Libertà e Giustizia. D’altra parte, l’appuntamento di lunedì sta creando apprensione tra i democratici milanesi, dove corre voce che questa potrebbe essere la vera occasione per lanciare la lista civica nazionale auspicata in questi mesi da diversi esponenti di L&G.
Secondo il Foglio, quotidiano di Giuliano Ferrara, esisterebbero delle spaccature all’interno del partito di Repubblica, tra l’ala oltranzista di Cdb a quella più morbida nei confronti del governo Monti del fondatore Eugenio Scalfari e del direttore Ezio Mauro. Su due uomini in Largo Fochetti non ci sono dubbi: Saviano e Pisapia.
Seppur distanti sul alcuni argomenti, lo scrittore campano e l’avvocato penalista sono al momento le due facce del movimento di De Benedetti. Il primo può contare sul sostegno della società civile, amato e apprezzato in tutte le parti d’Italia per il suo operato contro la camorra, non senza qualche critica sia a destra sia a sinistra. Il secondo è riuscito a Milano a riunire borghesia e sinistra più radicale, tra alcune difficoltà tutt’ora presenti, ma convincendo quei «poteri forti» che da vent’anni la sinistra nel capoluogo lombardo accarezzava solo di striscio.
La sponda che Saviano ha lanciato su Repubblica alla fine di febbraio, con un pezzo dove veniva esaltata la politica di un socialista come Filippo Turati, per di più contro Antonio Gramsci, non sembra essere stata lanciata lì a caso. Perché, a quanto pare, il discorso dello scrittore allo Smeraldo partirà proprio da qui, dall’impegno politico di uno dei padri del socialismo europeo nel capoluogo lombardo. E tra le vecchie leve del Psi qualche cuore si è smosso, non solo a Milano ma pure in Lombardia. Dall’altro lato, a Saviano è arrivata la cittadinanza onoraria da Pisapia, tra i mugugni anche di qualche esponenti di centrosinistra.
Per questo motivo, la serata di oggi assume un carattere tutto particolare. Per di più siamo alla vigilia delle elezioni amministrative. A condurre la serata ci sarà l’ex direttrice dell’Unità Concita De Gregorio. Poi l’attrice Lella Costa presenterà il manifesto di Libertà e Giustizia. Ci sarà pure lo scrittore Umberto Eco. Sono previsti collegamenti in diretta con l’Infedele di Gad Lerner e ci saranno dirette streaming video con Repubblica tv e Radio Popolare.
«La manifestazione», si legge in una nota, «affronteràanche il nodo delle riforme istituzionali e elettorale riproponendo l’iter raccomandato dal presidente onorario di LeG Zagrebelsky: prima una nuova legge elettorale, poi col futuro parlamento eletto e non nominato le modifiche della costituzione che fossero ritenute necessarie».