Il welfare c’è ancora, per le galline: e così le uova costano il doppio

Il welfare c’è ancora, per le galline: e così le uova costano il doppio

Per l’Europa viene prima la gallina dell’uovo. Con le nuove regole comunitarie i pennuti saranno senza dubbio più felici, ma la spesa è più cara. Una stangata che, a poche settimane da Pasqua, proprio non ci voleva. In alcuni Paesi europei, come Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria, il prezzo delle uova è alle stelle e la sua corsa al rialzo non accenna a diminuire.

La causa risiede nella direttiva europea per il welfare dei pennuti, denominata per l’appunto “galline felici”. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, Bruxelles ha bandito le cosiddette “batterie”, cioè gli allevamenti intensivi in cui i volatili stanno schiacciati l’uno sull’altro, in pessime condizioni igienico-sanitarie. Si tratta della direttiva 74/1999, che imponeva entro il 2002 di dotare le nuove gabbie: «a) di almeno 750 cm2 di superficie della gabbia per ovaiola, di cui 600 cm2 di superficie utilizzabile […]b) di un nido; c) di una lettiera che consenta ai volatili di becchettare e razzolare; d) di posatoi appropriati che offrano almeno 15 cm di spazio per ovaiola».

Il provvedimento è caduto nel dimenticatoio fino al 2010, quando una risoluzione del Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di darne seguito, vista la conclusione del periodo transitorio di 12 anni concesso ai produttori per adeguarsi. In Bulgaria, complice anche l’aumento del prezzo del carburante, il prezzo di un uovo è raddoppiato, arrivando a sfiorare i 30 centesimi di euro. Tanto che, riferisce l’Ansa, il ministro dell’Agricoltura Miroslav Naydenov ha chiesto aiuto al suo omologo polacco Marek Savicki, il quale a sua volta ha promesso di incoraggiare i produttori a esportare le uova verso Sofia.

Non sono mancate le polemiche: lo stesso Naydenov ha definito «speculativa» l’impennata dei prezzi in vista delle imminenti celebrazioni della Pasqua ortodossa, dove per l’occasione le famiglie bulgare acquistano grandi quantità di uova da dipingere e regalare a parenti e amici. In Repubblica Ceca, dove oggi un uovo costa 7 corone (circa 28 centesimi di euro) rispetto alle 3-4 di prima, e dove un uovo ogni 5 viene dall’estero, il ministro delle Politiche agricole Petr Bendl ha addirittura imposto un dazio sulle importazioni provenienti dalla Polonia e dalla Germania, che guarda caso si è adeguata alla normativa dal lontano 2007.

La situazione è complessa anche in Irlanda. Secondo quanto riferisce il quotidiano Irish Independent, il costo di una scatola da sei uova potrebbe arrivare a 2,19 euro, mentre sul mercato all’ingrosso gli aumenti potrebbero essere addirittura del 50/60%, con ovvie conseguenze su panetterie e pasticcerie e industria alimentare. A Dublino le galline sfornano 11 milioni di uova ogni settimana, ma il 60% di loro vive in batteria, e dunque è fuorilegge. Oltretutto, denunciano dall’associazione nazionale di categoria, gli effetti dell’impennata dei prezzi cominciano a farsi sentire anche sul fronte delle esportazioni, principalmente verso la vicina Inghilterra, dove le scorte cominciano a scarseggiare, generando così ulteriori rincari. Uno studio della Commissione europea, tra l’altro, ha stimato che il nuovo welfare delle ovaiole sta avendo un impatto negativo sul consumo di uova nell’ordine del 2,4% l’anno nei primi mesi del 2012. 

Nessun problema, almeno per ora, in Italia. Secondo i dati dell’Unione nazionale produttori avicunicoli, infatti, a Roma le uova sono già tra le più care d’Europa – 2,18 euro al kg rispetto alla media europea di 1,73 euro (salita del 30% rispetto a 1,33 di dicembre) – e quindi paradossalmente l’impatto sarebbe minimo. C’è da dire, in ogni caso, che le uova, come gli altri generi alimentari, sono comprese nel paniere dei beni su cui si calcola l’inflazione, e quindi l’incremento dei prezzi non è esente da conseguenze macroeconomiche, non proprio l’ideale in tempi di recessione. Parlando di crisi, Mario Draghi – che ha il compito di controllare a medio termine l’inflazione – lo aveva detto chiaro e tondo al Wall Street Journal: il “modello sociale europeo” è superato. Ma non per le galline ovaiole.

Twitter: @antoniovanuzzo