La mentalità padronale distrugge il mondo

La mentalità padronale distrugge il mondo

Qual è la gloria del chicco di frumento? Un chicco di frumento è poco glorioso, è solo un chicco di frumento. Se te lo mangi, hai mangiato un chicco di frumento. Se invece il chicco di frumento cade nella terra e muore, porta molto frutto. La gloria del seme è morire per portare vita e frutto.

Giovanni 12, 23-28
Ora Gesù rispose loro dicendo: «È venuta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. Amen, Amen vi dico, se il chicco di frumento caduto nella terra non muore, questo rimane solo; se invece muore, porta molto frutto. Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire segua me e dove sono io, lì sarà anche il mio servo. Se uno mi serve il Padre lo onorerà. Adesso la mia anima è turbata e che posso dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo venni a quest’ora. Padre, glorifica il tuo nome». 

La gloria è la pienezza di luce, di bellezza di Dio che si rivela. La sua gloria, dice Gesù, è quella del chicco di frumento: lui porta frutto proprio morendo in Croce. La Croce, cioè, non sarà la morte, sarà il dare la vita, come il chicco di frumento.

Anche per il Figlio dell’uomo, c’è una legge necessaria: è la legge di ogni uomo che è quella di morire. La morte di Gesù sarà gloria perché la sua non sarà una morte, ma sarà il dono della vita. Come tutta la sua vita è stato un dono d’amore, così la sua morte sarà il dono d’amore pieno. A chi? A chi lo uccide. Se tu prendi una cosetta piccola e la metti per terra e passa un mese, passa un anno, passano trent’anni e non è spuntato niente, probabilmente era un granello di sabbia. Se invece, passato un certo periodo di tempo, dopo averlo annaffiato, col calore giusto, vien su un arbusto di senape, sarà stato un granello di senape; se viene una spiga di grano sarà stato un granello di grano. È proprio il tempo che fa vedere la sua potenzialità vera di seme. Se invece non muore, è come un sasso, non dà neppure vita. 

Chi ama la sua vita, la perde. Chi ama se stesso, chi ama la sua vita, chi vuole trattenerla, è l’egoista. L’egoista ha perso la vita perché la vita è amore e dono. Chi è egoista, non solo perde la sua vita ma anche fa perdere la vita agli altri, domina gli altri, li opprime li sfrutta e distrugge la vita. Quindi, per quanto paradossale, chi ama la sua vita la perde, è chiaro. Uno che voglia a tutti i costi conservare le sue energie, cosa fa? Non fa niente. È già morto per conservare tutte le sue energie. Può già imbalsamarsi.

Quindi è molto importante questo saper dare la vita. Di fatti chi la odia – è un modo paradossale di dire – chi la odia, la ama davvero. Non cerco il mio io. Il mio io lo realizzo nella relazione con gli altri, il mio io è l’altro. Non è qualcuno che sta sopra l’altro. Gesù continua: «Se uno mi vuol servire… il mio servo… se uno mi serve…». Mentre noi tutti seguiamo la mentalità signorile o padronale – vogliamo avere in mano tutto – e quindi distruggiamo tutto e noi siamo la misura di tutto, Dio invece è servo di tutti e fa vivere tutti così come sono. E per questo il mondo è bello e il mondo è sempre altro e la vita è sempre altro.

Il problema è proprio sostituire questa mentalità di dominio, che è l’idolo, con la mentalità del servo, del servo per amore, che non ha deliri di onnipotenza, non fa tutto lui, fa quello che può, accetta i limiti suoi, accetta i limiti dell’altro e nei limiti ci si mette a servizio l’uno dell’altro. Quindi, nasce la solidarietà invece del dominio e del potere, nasce l’intesa invece della violenza, nasce la vita e l’amore invece della morte e dell’egoismo.

*biblista e scrittore

Il testo è una sintesi redazionale della lectio divina tenuta nella Chiesa di San Fedele da p. Silvano Fausti sj. L’audio originale può essere ascoltato qui.

Nella foto, Alessandra Bruno, «Nocciolo», acquarello su carta, 18 x 12 cm (dimensioni originali), 2010 – per concessione di Galleria Blanchaert

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