La Procter & Gamble sposta a Varsavia i colletti bianchi

La Procter & Gamble sposta a Varsavia i colletti bianchi

Sempre meno colletti bianchi nel futuro di Procter & Gamble. Per una volta, infatti, la delocalizzazione non coinvolge le tute blu. Secondo quanto risulta a Linkiesta, la multinazionale americana, proprietaria di noti marchi del largo consumo, dalla candeggina Ace al Mastro Lindo, dallo shampoo Pantene ai rasoi Gillette, avrebbe deciso di centralizzare la pianificazione a livello europeo nella vicina Polonia. Niente più pianificazione a Campochiaro, in provincia di Campobasso, mentre i siti di Gattico, vicino a Reggio Emilia, e di Pomezia, nei pressi di Roma non dovrebbero subire alcun cambiamento rispetto all’attuale situazione. La struttura molisana non sarebbe la sola: a quanto si apprende il top management avrebbe deciso di tagliare anche la divisione planning di Matarò (Barcellona), di Porto e di Mechelen, in Belgio. I numeri degli esuberi così come il piano definitivo, in questa fase, non sono ancora stati definiti con chiarezza, ma si vocifera di circa 700 dipendenti, lasciando aperta la possibilità, per altri 1.500, di trasferirsi in Polonia a stipendio locale. L’idea è di centralizzare, entro metà 2015, i dipartimenti di gestione in tutta Europa, mossa che dovrebbe aumentare la produttività del colosso statunitense del 30 per cento. 

Contattata da Linkiesta, la multinazionale conferma le indiscrezioni e, attraverso una nota, spiega: «Nell’ultimo anno l’azienda ha investito in iniziative di ristrutturazione per migliorare la produttività e la competitività del proprio business. A seguito di questa analisi, la decisione presa è quella di consolidare il lavoro specifico di pianificazione attualmente in essere in tutti gli stabilimenti e uffici generali». «Questo consolidamento», prosegue P&G, «Avverrà in 16 diverse località in Europa occidentale, centrale e orientale (tra cui Varsavia è uno di questi luoghi)». «Questa iniziativa», in ogni caso, «Non si traduce in chiusure di siti produttivi, ma al contrario nella creazione di una maggiore efficienza delle nostre operazioni di rete di fornitura di pianificazione». A Campochiaro, spiega ancora la multinazionale, «Non sono previste ricadute occupazionali». 

L’operazione rientra nel piano di razionalizzazione dei costi da 10 miliardi di dollari presentato a fine febbraio nell’ambito del Consumer Analyst Group of New York, annuale conferenza quest’anno andata in scena in Florida. Occasione in cui il top management del colosso Usa, che ha chiuso il secondo trimestre 2011 con un fatturato di 22,4 miliardi di dollari – ma con utili in calo a 1,69 miliardi di dollari (-49% sul 2010) – ha annunciato un taglio di 5.700 posti di lavoro, operai esclusi, entro il 2016. Quest’anno la contrazione sarà di 1.600 posizioni, mentre nel 2013 la riduzione sarà di 4.100 unità. Una sforbiciata dalla quale P&G prevede di risparmiare circa un miliardo di euro. Un obiettivo ambizioso che però non ha convinto gli analisti della banca svizzera Ubs, come si evince da uno degli ultimi report: «Sebbene l’annuncio sia stato per noi una grossa sorpresa, abbiamo deciso di mantenere il giudizio “neutral” (neutrale) […] sul titolo perché gli annunci non implicano un successo garantito e immediato».

Le indiscrezioni arrivano a pochi giorni dalla firma dell’accordo che riguarda il polo di ricerca di Sambuceto, in provincia di Chieti. Ironia della sorte, nel 2010 il centro aveva ricevuto da Giorgio Napolitano il Premio Innovazione per «Lo sviluppo di una serie di tecnologie chimiche di base per il controllo dei cattivi odori». Su 130 lavoratori, ne sono stati ricollocati una sessantina, e altri 60 sono stati messi in cassa integrazione per 24 mesi con l’impegno, da parte della multinazionale, di trovare una soluzione anche per loro. Secondo quanto rileva il magazine Altraeconomia, peraltro, Procter & Gamble Italia ha beneficiato di 1,45 milioni di euro di contributi europei nell’ambito del progetto “Sustabs”, che svilupperà “nuove tecnologie e materiali assorbenti per assorbenti femminili” mediante nuovi polimeri. Diversa invece la vicenda dei 151 informatori farmaceutici lasciati a casa dalla Warner Chilcott, società americana cui la P&G Pharmaceuticals aveva ceduto il ramo d’azienda per via della chiusura di tutte le attività europee nel settore. Situazione a cui stanno tentando di porre rimedio alcuni ex manager fondando la Fenix Pharma, una cooperativa farmaceutica nata con l’obiettivo di rilevare le attività della Warner Chilcott.

In una recente intervista a Panorama, Mary Lynn Ferguson, presidente per l’Europa occidentale della multinazionale, aveva detto: «nelle aziende come la nostra va avanti un processo di ristrutturazione continuo, che ci consente di adeguare le nostre strutture ai cambiamenti di mercato, posso dire che di certo non faremo alcun taglio nel campo dell’innovazione», aggiungendo: «E in Europa di innovation center ne abbiamo ben otto, uno anche in Italia». Cioè quello di Pomezia, dove è presente anche una delle tre fabbriche della società: quella di Gattico (RE) e, appunto, Campochiaro, dove c’è tutta la filiera dei processi che servono a trasformare in candeggina l’acido cloridrico.

Contattata da Linkiesta, la rappresentanza sindacale unitaria del sito produttivo molisano ha preferito non commentare le voci, né riferire alcun dato sugli occupati, che dovrebbero essere circa una novantina. Una cosa però sembra certa, almeno stando alle rassicurazioni che i rappresentanti di P&G hanno fornito ai sindacalisti: in Italia le fabbriche, per ora, rimangono. Ai colletti bianchi, invece, verrà data la possibilità, se lo vorranno, di trasferirsi a Varsavia. Quando si parla di delocalizzazione si pensa sempre alla catena di montaggio. Non in questo caso. 

Twitter: @antoniovanuzzo

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