Immaginate due manager londinesi che guardano una cartina geografica. Hanno davanti l’Europa e un quarantenne italiano gli indica il Sud Italia, precisamente l’isola a forma di triangolo: la Sicilia. Tutti e due stanno cercando un paesino in provincia di Trapani. Si chiama Petrosino e conta appena 7mila anime. Questa è una storia di emigrazione al contrario. Lascereste Londra, una delle città sognate da tutti i giovani europei, per andare in un piccolo paesino siciliano e candidarsi alle elezioni per concorrere alla carica di primo cittadino?
Gaspare Giacalone, 42 anni e un Master in Business Administration alla Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, ha risposto affermativamente. Dopo 13 anni passati a Londra a lavorare come dirigente per un istituto bancario, Gaspare ha deciso di tornare al suo primo amore: la politica. Ha chiesto ai vertici della banca un’aspettativa e loro non hanno battuto ciglio. Hanno solo voluto sapere i motivi che hanno portato un giovane dirigente di sicuro avvenire a lasciare tutto e mettersi in gioco nella sua terra, candidandosi a sindaco. I patti sono questi: se Gaspare viene eletto rimarrà in aspettativa per tutto il tempo del suo mandato, se dovesse perdere il giorno dopò ritornerà a lavorare a Londra. Adesso ha iniziato la campagna elettorale con la sua lista “Cambia Petrosino”, sostenuta da Sel, IdV e Federazione della Sinistra, in attesa dell’esito delle urne che si conoscerà a maggio.
Giacalone, quello che si domandano in molti è: chi gliel’ha fatto fare?
C’è gente che sceglie di fare il prete, chi parte in missione, chi si mette in gioco in politica. Devo dire grazie ai dirigenti della banca che sono stati entusiasti di concedermi questa possibilità. Poi voglio fare qualcosa per la mia terra, vedo l’entusiasmo dei ragazzi, della mia famiglia. Tante persone si stanno mettendo in gioco con me.
Se dovesse vincere lascerebbe dopo 13 anni Londra e un posto di lavoro sicuro. Avrebbe rimpianti? Ha già avuto qualche cedimento?
Lasciare l’Inghilterra dopo tanti anni è stata dura. Ho organizzato una festa d’addio poco prima di partire per la Sicilia ed è stata molto emozionante. Ho lasciato una vita agiata e serena, con un buon lavoro. La prospettiva, però, di vincere a Petrosino e rilanciarla facendola diventare una sorta di laboratorio politico è affascinante. Vedo che molti giovani sono costretti a partire per mancanza di opportunità. Quando sono partito per Londra l’emigrazione era ancora una scelta, adesso è una necessità. La forza me la stanno dando tutti quei ragazzi che mi hanno detto: “Se vinci tu, noi restiamo”.
Cosa l’ha spinta a impegnarsi in politica? Hai già avuto altre esperienze in precedenza?
La politica mi ha appassionato specie dopo la stagione delle stragi, nel 1992, e a Petrosino insieme ad un gruppo di giovani come me abbiamo messo in piedi un partito con vari esponenti della società civile e vincemmo le elezioni. A 22 anni divenni assessore alle politiche sociali ed è stata un’esperienza esaltante. Poi le solite pressioni dei poteri forti hanno avuto la meglio e con la partenza per Londra mi sono allontanato dalla politica. Anche se seguendo dall’estero la situazione del nostro paese ho sofferto molto. Poi sono entrato in Sinistra ecologia e Libertà e in Inghilterra abbiamo organizzato dei gruppi di giovani italiani e da lì è tornato un grande entusiasmo.
Quali saranno i punti forti del tuo programma?
A Petrosino la gente chiede l’essenziale: acqua, illuminazione pubblica, spiagge pulite. Vogliamo rilanciare il nostro settore forte: la produzione vitivinicola. Vengo anche io, come molti in paese, da una famiglia di produttori di vino. Oggi la crisi ha messo in ginocchio molte famiglie, le terre sono abbandonate e le transazioni delle vendite del vino sono in mano a pochi, che spesso speculano. E poi la legalità dev’essere un punto fermo, con grande trasparenza sulle concessioni edilizie. Abbiamo fatto una grande battaglia per la tutela delle nostre spiagge: volevano costruirci sopra un resort e siamo riusciti a impedirlo.
Come hanno accolto la sua candidatura in paese?
I miei avversari politici mi chiamano “il londinese”. Mi consigliano di tornare da dove sono venuto, ma questa è la mia terra e loro facendo così insultano tutti coloro che hanno lasciato la Sicilia. Ho un grande amore anche per Londra, ma non volevo perdere questa occasione. Voglio dire di averci provato. E l’entusiasmo che vedo attorno a me, specie dei più giovani, è la prova che si tratta di una scelta giusta.
Se dovesse vincere cosa farebbe nei primi 100 giorni di amministrazione?
Il primo giorno festeggeremo. L’indomani dovremmo correre come i matti per organizzare la stagione estiva: curare strade, spiagge, organizzare un calendario di eventi all’altezza. Coinvolgere le associazioni, i cittadini in tutte le scelte. Ho scoperto tanti siciliani con grande talento, purtroppo inespresso. Vogliamo dare la possibilità che questo talento si metta al servizio di Petrosino.
A maggio si saprà se il sogno di Gaspare si sarà avverato, ma – comunque vada – il suo gesto racchiude in sé un forte valore simbolico. In una terra dove si fa a gara per scappare c’è qualcuno che, in controtendenza, decide di rischiare e di mettersi in gioco.