L’Italia della crisi, pensionati più ricchi e giovani più poveri

L’Italia della crisi, pensionati più ricchi e giovani più poveri

I dati utilizzati per l’infografica  sono stati tratti dalle dichiarazioni dei redditi effettuate presso i C.a.f.-Cisl della Lombardia nel 2011. Si tratta di più di 360.000 dichiarazioni per i dipendenti e più di 275.000 per i pensionati per un totale di 604.101 dichiarazioni. Un campione casuale ma molto ampio e dunque sufficientemente rappresentativo. I dati, forniti dal C.a.f.-Cisl nazionale sono stati rielaborati da Giorgio Caprioli dell’ufficio contrattazione della Cisl Lombardia.

Se valutati per fascia d’età (come facciamo nell’infografica) complessivamente, per il secondo anno consecutivo, i redditi da lavoro dipendente calano (-0,20%) in valore assoluto. In valore reale, con un’inflazione nell’anno dell’1,5% il calo è dell’1,7%. Anche quest’anno va meglio ai pensionati che, con l’aumento del 2,19%, fanno meglio dell’inflazione e hanno un piccolo aumento reale dello 0,69%. L’aumento superiore all’inflazione si concentra nelle classi d’età superiori ai 60 anni. Gioca a favore dei pensionati la progressiva andata in pensione delle classi d’età con una contribuzione più piena e regolare.

Se valutati per sesso, fra i dipendenti le donne si difendono meglio degli uomini (+0,61% contro –0,66%) anche se, tolta l’inflazione, pure per loro c’è un calo del reddito reale. Ciò conferma una tendenza già in atto da tempo. Fra i pensionati, invece, le donne vanno peggio degli uomini (+1,68% contro +2,42%), invertendo la tendenza dell’anno precedente.

Se valutati per settore, contrariamente all’anno precedente, quest’anno l’industria è quella che si difende meglio dalla crisi: i salari infatti crescono dell’1,55%, cioè più dell’inflazione, mentre peggio fanno il terziario privato (+0,34%), l’agricoltura (+0,29%) e il pubblico impiego (-1,01%), che risente probabilmente del blocco della contrattazione voluto dal governo. Nella classifica assoluta al primo posto abbiamo il terziario privato (26.661) seguito dal pubblico impiego (25.288), dall’industria (22.622) e dall’agricoltura (22.324).

Se valutati per classi di reddito, il 2010 è stato un anno negativo per i lavoratori dipendenti. Infatti, i percettori di redditi bassi, da 0 a 15.000 euro aumentano dal 17,62% al 18,07% con un aumento dello 0,45%. A ciò corrisponde un lieve calo dei percettori di un reddito da 15.00 a 30.000 euro, che passano dal 62,39% al 62,35% con un calo dello 0,04% e un calo più pronunciato dei percettori da 30.000 a 50.000 euro, che passano dal 15,76% al 15,23% con un calo dello 0,43%. Infine i percettori di un reddito superiore ai 50.000 euro aumentano dal 4,23% al 4,35%, pari allo 0,12%. Per i pensionati, invece, una conferma che il 2010 è stato un anno discreto. Infatti diminuiscono i percettori di un reddito basso, inferiore ai 15.000 euro, dal 33,48% al 31, 73% con un calo del 1,75% e aumentano tutti gli altri: dai 15.000 ai 30.000 dello 0,60%; dai 30.000 ai 50.000 dell’1% e sopra i 50.000 dello 0,16%.

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