Portineria MilanoMaroni dà la linea, a Monza salta la “Milano 4“ di Silvio

Maroni dà la linea, a Monza salta la “Milano 4“ di Silvio

Lo sgarbo della Lega Nord di Umberto Bossi contro l’ex alleato Silvio Berlusconi questa volta è davvero pesante. Perchè il Carroccio, affossando la variante urbanistica della «Cascinazza» nel consiglio comunale di Monza, potrebbe andare a colpire nel pieno gli interessi della famiglia Berlusconi, in particolare del fratello Paolo, con quella trasformazione di terreni agricoli dove sarebbe dovuta sorgere Milano 4. 

È uno sgarbo che rischia non solo di seppellire per sempre la vecchia amicizia tra il Senatùr e il Cavaliere, ma che può confermare l’affermazione della leadership di Roberto Maroni dentro al movimento di via Bellerio. Sarebbe stato proprio l’ex ministro dell’Interno a imporre la linea ai leghisti in consiglio, che ieri sera in commissione si sono astenuti sul provvedimento che era stato varato dallo stesso sindaco del Carroccio Marco Mariani. In ballo c’è una volumetria edificatoria che, secondo quanto denunciato in questi anni dell’opposizione di centro-sinistra, arriverebbe ben oltre 530mila metri cubi di cemento (residenziale e no) in vista di Expo 2015, in un’area per di più soggetta a esondazioni del fiume Lambro.

La legge impone che ci sia tempo fino a domenica, infatti, per approvare la variante al piano urbanistico. In queste ore è in corso una riunione dei capigruppo, ma anche se fosse fissato un consiglio straordinario per sabato e domenica le possibilità di approvazione sarebbero al lumicino. Troppo risicati i numeri della maggioranza nell’aula monzese, ennesima conferma che neppure il commissariamento del Pdl con il padre del Pgt Paolo Romani sia servito a molto. Il colpo di scena, comunque, è arrivato ieri sera. La Lega Nord ha deciso di astenersi in commissione urbanistica, bocciando quindi il provvedimento della sua stessa giunta. Il parere della commissione era consultivo e riguardava le controdeduzioni proposte dalla giunta alle circa 700 osservazioni presentate in questi mesi dai cittadini e dai comitati.

Sgarbo su sgarbo verrebbe da dire. Perché il sindaco leghista, bossiano di ferro, stava lavorando per ricucire con il Popolo della Libertà in vista delle elezioni amministrative. Ma è arrivato Maroni a mettere i bastoni tra le ruote. Il barbaro sognante numero uno, che vuole prendersi il Carroccio con i congressi nazionali e ridare nuova vitalità al movimento, è ormai uno schiacciasassi. In sostanza, la verginità leghista, con l’imposizione di «andare da soli» alle prossime amministrative, linea sostenuta sin dal principio da Bobo, inizia a prendere piede «Diciamo che non vogliamo avere nulla a che fare con cementificazioni», spiega un pezzo da novanta del movimento a Likiesta, barbaro sognante convinto, che prega di non scrivere però il suo nome. «Con quelli del Pdl ci dobbiamo convivere ancora per un mese».

Quella della Cascinazza è una storia lunghissima. Era un sogno nato con la giunta monzese del leghista Marco Mariani nel 2007, continuato sotto la supervisione dell’assessore/ministro Romani, che alla fine di questa settimana potrebbe definitivamente naufragare. Romani, contattato da Linkiesta preferirebbe non commentare, ma poi… «Sono rimasto indietro, mi pareva che tutto fosse a posto. Credo siano riflessi di campagna elettorale». Invece, per il consigliere comunale e candidato sindaco del centrosinistra Roberto Scanagatti, «il segnale politico dato dai consiglieri di Lega Nord, il partito del sindaco, che al momento del voto si sono astenuti, facendo mancare quindi i voti necessari per l’approvazione, è comunque netto e sconfessa la linea del primo cittadino”.

Ora infatti «i tempi sono strettissimi – commenta Scanagatti – e dopo la manifesta rottura della maggioranza su un provvedimento così importante, che per noi rimane devastante per la vivibilità e il futuro di Monza, crediamo sia inutile forzare i tempi per l’approvazione in consiglio entro la scadenza del 18 marzo. Si faccia decidere ai monzesi, con il voto di maggio, se preferiscono la proposta a tutto cemento di Mariani e del centrodestra oppure la nostra, che punta a una revisione radicale del Pgt per garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile della nostra città». 

La Cascinazza è stato per molti anni il simbolo delle battaglie ambientaliste della città di Monza. È un’area – come hanno spesso sottolineato i comitati – «di grande pregio ambientale, situata lungo il Lambro, dove il fiume forma più di un’ansa, a valle del centro storico della città. Un’area di grande estensione al centro della quale sorge la cascina che le dà il nome». La mossa di Maroni potrebbe pure risollevare i destini del Carroccio in città. Dopo la vicenda dei ministeri di Monza, i consensi dei padani si erano ridotti al lumicino.

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