«Mamma, mamma, quanto è bello Saviano dal vivo!». Escono alla spicciolata dal teatro Smeraldo di Milano i fan di Libertà e Giustizia, il movimento presieduto dall’ingegnere Carlo De Benedetti insieme con il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky e le firme più note del quotidiano La Repubblica, da Conchita De Gregorio a Cinzia Sasso, moglie del sindaco Giuliano Pisapia. Escono dal teatro e chiamano subito a casa con i cellulari per raccontare che l’autore di Gomorra è «bellissimo» e li ha infiammati di gioia nel suo discorso.
Del resto, a parte Saviano e Pisapia, il pubblico dello Smeraldo di questa sera è rimasto più o meno «anestetizzato» di fronte ai discorsi dello stesso Zagrebelsky o di Lella Costa, che leggendo il manifesto di Libertà e Giustizia ha dovuto chiedere di essere applaudita almeno quattro o cinque volte. Sembra essere «il partito del sonno» quello del gruppo Espresso, con il pubblico che appena terminata la «predica» di Saviano si alza in piedi e corre al guardaroba, senza manco sentire il finale del presidente Sandra Bonsanti. Un vero peccato, perché la Bonsanti una notizia l’ha data proprio al termine dell’evento. «Abbiamo un partito in mente, ma ne parleremo la prossima volta». Quasi a dire che non è ancora matura la discesa in campo vera e propria. Al momento si prova a riportare la politica sulla scena, alla fine del governo Monti.
Sono questi i punti cruciali di una manifestazione che si prefiggeva di rilanciare il ruolo dei «partiti» in Italia. «Perchè non sappiamo se Monti è una medicina o un veleno», dice la Costa leggendo i punti del manifesto. Concetto che viene ribadito pure da Gad Lerner in diretta su La7 all’Infedele, tra convenevoli tipo «Conchita e Gustavo» o «ciao Gad dimmi tu quando terminare il mio intervento». Lo stesso Saviano riserva una bordata pesante verso Monti. «L’ansia è che questo governo sia sotto ricatto, che si debba fare tutto, tranne giustizia e tv». L’ex direttrice dell’Unità ha subito messo in chiaro le cose. «Non siamo qui per celebrare i vecchi schemi della politica, come qualche commentatore vorrebbe», ricorda citando pure un non meglio chiara «macchina del fango» che si sarebbe abbattuta su Libertà e Giustizia nei giorni precedenti alla kermesse di questa sera. Poi qualche siluro al segretario del Pd Pierluigi Bersani. «Altelanante sul porcellum», precipa Zagrebelsky beccandosi qualche mugugno di protesta quando dice che si voterà con la vecchia legge elettorale. «Ma ditelo a loro non a me».
Applaude in prima fila De Benedetti seduto al fianco dello scrittore Umberto Eco. Vanno a corrente alternata invece le mani di Barbara Pollastrini, unica vera esponente del Partito Democratico, accorsa insieme con il marito Pietro Modiano, ex direttore generale di Uncredit. Vanno a corrente alternata perché prima Pisapia seppellisce il partito di Bersani lodando la vittoria di Marco Doria alle primarie di Genova. E perché poi Saviano si concede in dieci minuti di omelia contro le banche che fanno affari con la malavita organizzata e il narcotraffico. «E sono tante in Italia», chiosa l’autore di Gomorra, ricordando i «160 miliardi» che mafia e camorra si spartiscono in giro per il mondo con «il White Oil». Il petrolio bianco. La cocaina.
Il più in forma è però Pisapia. Il primo cittadino milanese ha perso il suo stile austero e timido, che lo contrassegnò lo scorso anno durante la campagna elettorale. Parla quasi da «leader» quando dice «se non ora quando». Così lo descrivono i giornalisti allo Smeraldo su twitter. «Dobbiamo vincere alle prossime amministrative, perché Berlusconi non se ne è ancora andato. Dobbiamo stare attenti, perché sta continuando a lavorare», avverte l’avvocato penalista, ricordando lo sforzo che sta facendo a palazzo Marino per rendere più «equa» la società di Milano. Per farlo ricorda «l’area C, un progetto che voglio sostenere fino in fondo». Ma raccontando anche di come la città ha cambiato mentalità per esempio sui controlli fiscali. «Qui non è stato come a Cortina D’Ampezzo, tutti hanno collaborato», ricorda con un motivo di vanto, per marcare le differenze con le giunta di centrodestra precedenti. Punto quest’ultimo che tra le prime a raccontare è l’attrice Lella Costa. «Abbiamo proprio un bel sindaco, quando sono andata a Roma me ne sono vantata», racconta l’attrice.
Pure De Benedetti è stato tutto per Pisapia. Lo ha abbracciato all’inizio, molto calorosamente, quando è entrato in sala, cogliendo l’applauso più lungo della serata. A una domanda de Linkiesta sulle possibilità che il sindaco di Milano possa essere un leader nazionale, De Benedetti taglia corto: «Al momento è bene che si impegni su Milano». Ma la gente lo vuole. Desidera al governo il vento arancione che ha spazzato via la Moratti. Vuole forse pure l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci? L’ex Dc è sempre più in rampa di lancio verso la regione Lombardia, nel 2013, con tutta probabilità quando Roberto Formigoni sceglierà di buttarsi nella politica nazionale. E tra i due tira aria di staffetta, con una buona fetta di Comunione e Liberazione già pronta a sostenere Tabacci nel ricambio regionale.
Unica pecca della serata è la contestazione a un gruppo di cittadini innocui che volevano ricordare il presidio di tal Gaetano Ferrieri fuori da Montecitorio, in sciopero della fame dal 4 giugno. Cittadini normali che i fan di Libertà e Giustizia hanno apostrofato come «fascisti», perché hanno interrotto a teatro un momento della manifestazione. Le vecchie ruggini della politica non cambiano, ma ogni Saviano è bello a mamma sua. E alla fine pure i venti ragazzi volontari dell’associazione che hanno girato per tutta la sala con scatoloni alla mano per prendere le offerte lo dicono. «Stasera è andata bene». Quando il 5 febbraio del 2011 chiesero le dimissioni di Silvio Berlusconi non riuscirono a coprire tutte le spese.