Non dite a Bersani che il Pd perde pezzi anche a Pistoia

Non dite a Bersani che il Pd perde pezzi anche a Pistoia

Le primarie di Pistoia. Fino a qualche giorno fa il segretario Pier Luigi Bersani le considerava una delle grandi vittorie del Pd. Ora rischiano di trasformarsi in un altro caso imbarazzante. L’ennesimo, nella ormai sfortunata stagione pre elettorale del Partito democratico. Ai primi di marzo, incalzato dai giornalisti dopo la sconfitta palermitana di Rita Borsellino, Bersani si era innervosito: «Abbiamo perso a Milano, Cagliari e Genova? È vero, ma a Parma, Piacenza e Pistoia abbiamo vinto».

Difficile dargli torto. A Pistoia il Pd aveva effettivamente vinto. Anzi, stravinto. I due esponenti del partito erano risultati di gran lunga i più votati tra i quattro candidati presenti. Il vincitore Samuele Bertinelli aveva ottenuto 5.500 voti, l’altro Pd Roberto Bartoli 3.500. In totale oltre il 70 per cento delle preferenze. Peccato che a qualche mese di distanza il secondo arrivato abbia deciso di abbandonare il partito. «Un partito autoritario e dispotico, oligarchico, dove pochi scelgono per tutti». Insomma, «un partito che si può definire in tutti i modi, fuorché democratico». Facendo entrare di diritto le primarie pistoiesi nel lungo elenco delle tormentate vicende Pd.

Una maledizione. Stavolta a spaccare il Partito democratico sembrerebbe essere stata la composizione della lista elettorale. I trentadue nomi da candidare alle prossime amministrative, che l’assemblea comunale del partito ratificherà il prossimo 27 marzo. Da quella lista, a quanto si apprende, i dirigenti del Pd locale avrebbero deciso di estromettere il nome di Bartoli. Il segretario cittadino Paolo Bruni racconta: «I vertici hanno giudicato inopportuna la sua presenza in lista, è vero». Il motivo? «Se Bartoli si è presentato alle primarie, correndo per la poltrona di sindaco con un suo programma, ora non può chiedere di far parte del consiglio comunale. Perché la lista che sostiene Bertinelli rappresenta ovviamente un progetto alternativo». Nessuna censura: «È così da sempre».

Bartoli non ci sta. «Ma che discorsi sono? – alza la voce al telefono – Mi sono presentato agli elettori con un mio programma, certo. Alternativo a quello dell’altro candidato, ma con gli stessi principi e valori. Veniamo tutti dalla stessa casa politica: siamo tutti del Pd». A sentire lui dietro la sua esclusione ci sarebbe dell’altro. «Non sono andato via dal partito, mi hanno cacciato». L’atteggiamento della segreteria sarebbe cambiato subito dopo il voto. «Durante la campagna elettorale delle primarie c’era una grande apertura nei miei confronti. Quando si sono accorti che continuavo a fare attività politica anche dopo la sconfitta, l’aria è cambiata. Prima i vertici hanno giudicato inopportuna la mia presenza in lista, poi mi hanno definito un dirigente inaffidabile. Vuole sapere la verità? Mi vogliono fare fuori».

Adesso Bartoli lascia il partito. Se ci sarà la possibilità – il tempo a disposizione non è molto, le liste vanno presentate entro il 2 aprile – correrà da solo. Con una lista civica. L’elezione di Bertinelli non sembra comunque essere in discussione. «Mi auguro proprio di no», racconta Bruni. Ma il partito rischia di spaccarsi. Bartoli può contare su una fetta rilevante del movimento. La sua componente “Scegliamo Pistoia” ha dalla sua trecento iscritti al Pd (su un totale di mille). «E adesso – racconta lui – sono tutti pronti a restituire le tessere». I vertici del partito non nascondono la preoccupazione. «Viviamo con sofferenza il fatto che un nostro esponente vada via – racconta il segretario – Ma la speranza è che sia seguito dal minor numero di iscritti possibile».

Dopo Milano, Genova, Palermo l’ennesimo caso che rischia di mettere in difficoltà il Pd. Per risolvere i problemi nei giorni scorsi diversi dirigenti nazionali – tra cui Bersani – hanno proposto alcune modifiche al sistema. A partire dal divieto delle candidature multiple. Secondo Bartoli il problema è più profondo. E non ha nulla a che vedere con i regolamenti. «Le primarie – conclude l’(ex) esponente democrat pistoiese – sono una delle cose più importanti per il partito. Ma necessitano di autentica democrazia. Non vanno affrontate seguendo la legge della maggioranza, ma con pluralismo: con la capacità di confrontarsi. Mi dispiace, ma da questo punto di vista il Pd non è ancora pronto».
 

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