Se il paese orfano di Silvio è invaso dalle liste civiche

Se il paese orfano di Silvio è invaso dalle liste civiche

Più che un vero e proprio test elettorale, le elezioni amministrative che si terranno il 6-7 maggio, in 1.020 comuni, (344 nelle regioni settentrionali) sembrano quasi un gioco di società. Almeno al Nord. C’è chi gioca a nascondino, chi a tombola, chi a liberi tutti, chi a fare (e disfare) puzzle. In attesa di capire le conseguenze del governo Monti sul futuro e futuribile sistema politico, nei comuni che si preparano ad andare alle urne c’è stata un’esplosione delle liste civiche. Con una moltiplicazione di candidati fuoriusciti dai partiti o qualche volta (raramente) provenienti dalla società civile, ma appoggiati dai partiti. Oppure cittadini sconosciuti, che si sentono legittimati a candidarsi perché pensano di poter far meglio di chi li ha governati. O quanto meno di aver diritto a cercarsi anche loro una cadrega.

Se nel Pdl nessuno (o quasi) ha avuto il coraggio di accogliere l’esitante appello di Berlusconi di presentarsi senza il simbolo del partito, i soldati del Cavaliere puntano sul personalismo, con una lista civica propria, sostenuta dal Pdl ed eventuali (o occasionali) alleati. Se Umberto Bossi ha detto e ribadito che la Lega correrà da sola per tentare di risalire la china dopo l’avventura berlusconiana che l’ha logorata, ora in molti comuni i candidati del Carroccio chiedono una deroga per poter presentarsi in coalizione con il Pdl per non perdere le elezioni, per via del drastico calo dei consensi previsto dai sondaggi. E dove sono forti, come in Veneto, cercano addirittura di imporre al Pdl di sostenerli, senza presentare il loro simbolo, ma di sostenere la Lega attraverso le liste civiche.

Sbaglia però chi pensa che il centro-destra allo sbaraglio possa favorire il centro-sinistra: tranne per qualche eccezione, anche il Pd si presenta diviso da beghe interne. E infatti in molti comuni ci sono diverse liste civiche di candidati fuoriusciti del Pd, che vanno alle elezioni con liste proprie e toglieranno consensi ai candidati del centro-sinistra. Per non parlare del Terzo polo, un esperimento politico così riuscito che in molti comuni i loro candidati si presentano divisi e spesso in sostegno a liste civiche. O addirittura invisibili, senza avere il coraggio di metterci la faccia, ossia il simbolo del loro partito.

Ovviamente tutti i candidati, nessuno escluso, sono uniti da un solo motto: il bene comune dei cittadini. e giocano quasi sempre su due tavoli: sia sul piano della politica, sia dell’antipolitica, per aggirare il forte sentimento anti-casta dei cittadini, sempre più ostili ad ogni espressione di potere. Le liste dei candidati saranno presentate il 2-3 aprile e solo allora avremo un quadro completo, ma è già possibile raccontare il “rebelot” che si è venuto a creare. 

(clicca su ciascuna bandiera per andare alla regione corrispondente)

Lombardia

Veneto

Piemonte

Emilia Romagna

Liguria

Lombardia

A Monza, nella terza città della Lombardia, 120mila abitanti, ci sono per ora 9 candidati e dove si può giocare a nascondino. Il sindaco uscente, il leghista Marco Mariani, si ricandida e vorrebbe contare sull’appoggio del Pdl per poter essere rieletto perché da solo non può farcela, ma siccome Bossi ha deciso che la Lega correrà da sola, per ora ha trovato solo uno stratagemma: farsi sostenere da una lista civica di centro-destra, Mida, (anche se durante la segreteria federale il Senatùr ha deciso di concedere qualche deroga, a patto che il Pdl accetti di sostenere i candidati del Carroccio attraverso le liste civiche). Insomma le liste civiche saranno la cifra delle prossime elezioni amministrative e serviranno soprattutto a nascondere la deriva dei partiti. Ecco qualche esempio: Anna Martinetti, preside di una scuola media, viene dalla società civile e si candiderà con la lista civica “Monza per tutti”, ma è stata benedetta da Pierferdinando Casini e da una lista dell’Udc, mentre la candidata del Fli, il consigliere comunale Anna Mancuso sostenuta dalle liste “Insieme per Monza” e “Monza futura”, si presenterà agli elettori senza simbolo di partito, tranne per i colori della lista verde-blu, che evocano quelli di Futuro e Libertà. Dallo schieramento del centro-sinistra invece, si tira fuori l’ex consigliere comunale uscente del Sel, Vincenzo Ascritti, che si presenta con una lista civica centrista “Aprire al cambiamento”, senza il simbolo del partito di Nichi Vendola, per far dimenticare agli elettori di essere un esponente della sinistra critica, che a Monza ha pochissime chance. Al punto che nella sua lista ha inserito anche personalità che vengono dal popolo del partite Iva, che non solo non sanno cosa siano le fabbriche di Nichi Vendola, ma non hanno mai preso mai in mano una falce, figuriamoci un martello. Ascritti conta addirittura sull’appoggio di un’altra lista, guidata da un ex esponente della destra sociale, il medico Pierluigi Cambini, con la lista civica “Progetto Monza” perché, come ha spiegato lui stesso con candore a Linkiesta, «Bisogna aggirare il sentimento anti-casta dei cittadini, che si sono stufati della sclerotizzazione della politica». Diverse liste civiche anche per il candidato del Pd, Roberto Scanagatti, mentre non si sa ancora nulla del candidato del Pdl, perché a causa dei conflitti interni fra le diverse anime del partito, non è stato trovato un accordo su un unico candidato ed è dovuto intervenire Angelino Alfano. A rivendicare la legittimità dello spirito originario di Forza Italia a Monza, c’è il movimento civico Forza Lombarda, alleato al partito Unione Italiana, dei consiglieri comunali uscenti Francesco Brioschi (candidato sindaco) e Alessandro Scotti. Oltre, ovviamente al Movimento 5 Stelle dei Grillini, che si presenteranno con una loro lista in tutti i comuni, ci sono anche i giovani del movimento arancione «Cambia Monza», guidato dal 31enne Paolo Piffer, che non si ispira alla rivoluzione ucraina, ma appartiene all’area di centro-destra.

A Como invece si gioca a liberi tutti. Il Pdl si è spaccato in due, come a Lecco, ci sono 14 candidati. E un vasto assortimento di liste civiche. Compresa una, che probabilmente si staccherà dal Pdl. Fra l’asse An-Cielle e i forzisti della prima ora dell’area liberal infatti ormai è guerra aperta. E proprio gli ex forzisti premono per una candidatura a sindaco del ex assessore alla Cultura Sergio Gaddi, sconfitto alle primarie da Laura Bordoli (sostenuta da An e Cielle, ma senza tessera di partito) con un lista civica che si chiama “Forza Como” e che sosterrà – paradossi della politica – il candidato sindaco della Lega Nord Alberto Mascetti. A Como si trova di tutto. Addirittura una stella dei mondiali di calcio del 1982, Pietro Vierchowod con un programma elettorale che ha spiegato così: «Vorrei puntare sul volontariato e sul turismo. Mi piacerebbe che un turista venisse a Como e si fermasse più di un giorno». Oibò. Se almeno la sua lista si chiamasse “Diamo un calcio alla politica”, probabilmente farebbe un certo effetto sui cittadini, ma invece si chiama “Il faro per Como”. Oltre al ex calciatore, ci sono due liste per un consigliere comunale di area di centro-destra, Alessandro Rapinese: “Adesso Como” e “No logo” che ha candidato consiglieri di diversa appartenenza politica con un obiettivo: «Riempire Palazzo Cernesi di gente per bene» e una lista “Per Como” di Mario Molteni, area Pd, ma senza tessera di partito, che ovviamente si candida perché la politica «deve partire dal basso, dare risposte ai cittadini e non andare in cerca di cadreghe». E infine lista civica anche per Emanuele Lionetti, ex campione italiano di pattinaggio a rotelle ed ex leghista che si presenta con “Impegno per Como”, mentre “Patto per Como” spetta a Francesco Peronesi, che vuole portare in consiglio comunale commercianti, notai e notabili locali.

Cantù, leghista dal 1993, invece è considerata una cittadina laboratorio, un concetto che di solito porta sempre sfortuna, dove esiste da 2002 una coalizione civica autentica, fondata da Claudio Bizzozero (attualmente vice-coordinatore lombardo del movimento politico Verso Nord) “Cantieri in Corso”, che diversi anni fa intuì la necessità di superare gli schieramenti partitici per essere più credibili davanti ai cittadini. La sua lista faceva a capo a una serie di liste civiche rionali. Nel 2007 perse le elezioni per la poltrona da primo cittadino solo per 700 voti. Oggi è convinto di farcela. «Il nostro pregio è di avere contro tutti i partiti, prima portavamo via 3 voti alla destra e 2 alla sinistra, questa volta potrebbe avvenire al contrario», racconta. Per queste elezioni amministrative, le liste civiche dei quartieri di “Cantieri in corso” si riuniranno in un’unica lista “2063”, che non allude al futuro, tipo Blade Runner, ma è solo il numero del codice postale di Cantù. Anche qui ci sarà un’onda di liste che sommergeranno i cittadini: dagli ambientalisti di destra, ai fuoriusciti dalla Lega, dal Pd e dal Pdl fino a “Incantù”, che candida il fratello di un assessore uscente perché lui non può più candidarsi per la terza volta.

Veneto

Ovviamente lo snodo politico principale si trova a Verona, con 7 candidati alla poltrona di primo cittadino (fra cui i grillini, gli autonomisti di Veneto Stato e il Partito delle aziende), dove quasi tutte le liste civiche daranno sostegno al leghista Flavio Tosi, che ha vinto la battaglia per avere una lista con il proprio nome contro la fortezza di via Bellerio e può contare su 7 liste, di cui una della Lega Nord. E uno schieramento trasversale che va dall’Api di Rutelli al Movimento per la Vita ai consiglieri comunali e assessori del Pdl (sospesi dal partito) e il presidente del consiglio comunale uscente, che si è dimesso da Pdl, fino ai pensionati. Il caso di Verona è particolare perché riguarda sia la guerra fratricida fra pretoriani di Bossi del cerchio magico e gli esponenti della nuova generazione di leghisti sostenitori dell’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sia il futuro del movimento padano per il quale la perdita del comune scaligero avrebbe la valenza di una Caporetto padana. Anche il candidato del Pdl, l’avvocato Luigi Castelletti, vicepresidente vicario di Unicredit appoggiato da Udc e Fli, nuovo Psi, scenderà in campo con una sua lista civica “Castelletti Sindaco”, puntando ad aggregare forze della società civile e a raccogliere consensi anche fuori dall’area storica del centrodestra. E infatti punterà sul movimento italiani disabili. Per quanto riguarda il Pd, il candidato sindaco sarà l’ambientalista Michele Bertucco, sostenuto anche da Sel, Federazione della Sinistra, Idv, Psi e dai comitati dei cittadini contrari alla costruzione del traforo cittadino. E hanno messo in piedi una lista civica, che deve essersi ispirata al talk-show di Riccardo Formigli, visto che si chiama “Piazza Pulita”. E una seconda ancora in gestazione, coordinata da un architetto Giorgio Forti, formata da professionisti e forse da qualche associazione di volontariato.

Sarà interessante vedere come andrà a finire la partita a Conegliano, in provincia di Treviso, dove la Lega correrà da sola perché Bossi non ha concesso la deroga per poter continuare a rimanere in alleanza con il Pdl. E ha cercato di imporre al partito del Cavaliere, di sostenere il Carroccio sì, ma senza un suo simbolo, e cioè con una lista civica, perché la Liga Veneta è terrorizzata dal giudizio dei militanti, che considerano Berlusconi il signore delle tenebre. E sarà rappresentato da Floriano Zambon, con due liste di supporto, mentre il centro-sinistra si affiderà a un ex procuratore capo di Treviso, in pensione, Antonio Fojadelli, molto stimato pare, ma che è un uomo di centro-destra. Anche qui i nomi delle liste civiche, che tali non sono, si sprecano: “Amiamo Conegliano”, “Insieme per Conegliano”, “per il bene di Conegliano”. Insomma il gioco a Conegliano è rimescoliamo le carte e che Dio che ce la mandi buona.

A Belluno invece, si va contro corrente. Sotto le Dolomiti, dove si presenteranno 10 liste civiche, è stato difficile trovare candidati disposti a proporsi per guidare un comune affogato che deve fare i conti con bilancio claudicante. Sia per la Lega, che probabilmente correrà (e perderà) da sola, perché non può più contare sul sostegno del Pdl, che a sua volta si è spaccato, mentre il Pd deve affrontare una scissione dovuta alla decisione di un aspirante rottamatore, Jacopo Massaro: privato della possibilità di candidarsi alle primarie, che non si sono mai tenute, Massaro correrà con una lista civica propria, “InMovimento”, insieme alle altre due liste civiche “il Patto per Belluno” e “Insieme per Belluno”. E appoggiato da una lista di Sel, anche se lui qualche mese fa ha dichiarato: «Prendo atto che si è chiuso un ciclo politico-amministrativo basato su un modello di rappresentatività esclusivo dei partiti».

Piemonte

Ad Alessandria, ci sono mille candidati complessivamente e 16 candidati sindaci. Con 30 liste civiche per un comune, parecchio compromesso sul fronte del bene comune, dopo l’arresto nel giugno del 2011 di un consigliere comunale di del Pdl è nell’ambito dell’operazione “Maglio” contro la ’ndrangheta nel basso Piemonte. Qui dire che si gioca a liberi tutti è quasi un eufemismo. Nonostante nella terza città piemontese il nuovo sindaco dovrà affrontare un rilevante dissesto del bilancio, nessuno ha voglia di tirarsi fuori. Compreso l’ex assessore al bilancio, che si presenta con diverse liste civiche. Addirittura il capo della polizia provinciale si presenterà con una sua lista: “EticAl” in nome di nuova etica politica. E c’è anche un calciatore Fabio Artico, pare, della squadra cittadina, ma non è ancora sicuro di riuscire a raccogliere le firme necessarie. Il più spiritoso è sicuramente l’ex socialista Dino Foresto, che ha chiamato la sua lista “Politica pulita”. “Nuvole” invece per Corrado Parise, fuoriuscito dal Pd, che vorrebbe rinnovare la politica giocando sul piano dell’anti-politica. E si contenderà i consensi con un’altra ex Pd: Mara Scagni. La sua lista non sembra molto ambiziosa: “Mara Scagni, sindaco 2012”. Giusto. In questo tornante della storia, come direbbe l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, non bisogna pensare di poter mantenere a lungo una cadrega. L’elenco delle liste ad Alessandria è lunga ed esilarante: citiamo per ultime “Alessandria Libera”, ispirata dal Fli, e “Noi crediamo in chi crede in noi”, formata da giovanissimi (probabilmente precari in cerca di occupazione), che hanno meno di trent’anni che si presentano come una new wave, l’onda giovanilista che rinnoverà la politica corrotta e corruttibile. Insomma manca una lista civica di un amministratore di condominio e ci sarebbero più candidati che elettori.

Su Cuneo solo una breve citazione. Giusto perché la provincia è governata dalla moglie di Roberto Calderoli, Gianna Gancia. E anche perché è il capoluogo della provincia Granda, la più grande d’Italia in termini di estensione geografica. Anche qui il Pd si è spaccato, dopo la vittoria alle primarie di un candidato vicino a Rifondazione comunista, nella città che ha fatto sì la Resistenza, ma anche una figuraccia con il re Vittorio Emanuele che quando chiese ai cuneesi una pianta della città, loro gli mandarono un pioppo. A Cuneo, i moderati del Pd sono usciti dal partito, anticipando forse ciò che accadrà a livello nazionale. Perciò il vicesindaco uscente, Giancarlo Boselli, ha fondato una lista civica “Democratici per Cuneo” in cui appare, ma guarda un po’, un ramo di Ulivo, per far eleggere Federico Borgna. Appoggiata da un’altra lista cattolica “Cuneo solidale” e altri gruppi civici, centristi e cattolici. «Diciamo che qui stiamo giocando al rimescolamento delle carte in vista del futuro», spiega con ironia Gianacarlo Boselli.

Emilia-Romagna

Al gioco dell’Oca parteciperanno anche Parma e Piacenza. A Parma i candidati sono dieci, ma di facce nuove se ne vedono poche. L’ex sindaco Elvio Ubaldi riscende in campo per la terza volta con la sua famosa lista civica che lo portò a essere primo cittadino: “Per Parma con Ubaldi”. Ex democristiano, due volte sindaco, ora è sostenuto dall’Udc. Contendendosi i voti con il suo ex delfino, l’ex sindaco Pietro Vignali, che ora definisce un «essere non catalogabile». E con Roberto Ghiretti, ex assessore allo Sport della giunta Vignali, che si presenta con “Parma Unita”. La situazione è talmente confusa che anche l’ex assessore alle Politiche Sociali della giunta Ubaldi, Maria Teresa Guarnieri ha fondato la lista civica “Altra Politica” per sostenere il candidato del centro-sinistra Vincenzo Bernazzoli. E nel frattempo su Facebook è stato creato un gruppo di satira politica “Parma Politica” che riporta tutte le dichiarazioni poi smentite di tutti i candidati.

Sei candidati invece per Piacenza, fra cui Andrea Paparo, che ha vinto le primarie Pdl domenica scorsa con una percentuale bulgara dell’ 88% e verrà sostenuto da diverse liste civiche, fra cui una formata da candidati under 35. I cronisti di Piacenza sono però confusi perché nei comunicati stampa che invia ai giornali non si presenta mai come esponente del Pdl e parla solo della riscossa civile, civismo, bene comune e così via. Fra le varie liste, quella che non ha simboli di partito si presenta come equidistante, ma in realtà è molto “equivicina”, perché è formata da esponenti della sinistra critica. Creata per sostenere il presidente della Circoscrizione 2 Pierangelo Solenghi (ex Pd) si chiama “Piacenza bene comune”. Fra i suoi sostenitori ci sono varie associazioni, fra cui anche quella dei Pendolari (ovviamente arrabbiati). Anche in zona Lega Nord si sta lavorando per un serio impegno civico a sostegno del candidato Massimo Polledri. Per ora si sa di due liste di pensionati che vengono da schieramenti opposti: i “Pensionati Emiliani”, che nel 2007 entrarono a far parte della coalizione di centro-destra di Dario Squeri e i “Pensionati Piacentini” che invece 5 anni fa hanno sostenuto il sindaco di centro-sinistra Roberto Reggi.

Liguria

E per finire il monitoraggio, c’è la città della Lanterna, dove il sindaco uscente, Marta Vincenzi, è stata così maltrattata alle primarie, che a Bersani in visita alla città qualche giorno fa ha detto: «Non siamo qui ad asciugare gli scogli, ma neanche a tirare giù i sindaci del Pd come birilli». Infatti il candidato dato per vincente è Marco Doria, esponente indipendente di Sel, e ha vinto le primarie del Pd attaccando duramente la Vincenzi, accusandola di essere espressione dei poteri forti. Poi c’è il senatore Enrico Musso, candidato del Terzo polo con la sua lista civica “Enrico Musso sindaco” e sostenuta dalla sua fondazione Oltremare, in cui appare un gabbiano, lo skyline di Genova, ma non compare alcun simbolo di Qui Quo e Qua. Entrambi si contenderanno i voti con l’esponente del Pdl Pierluigi Vinai, ex democristiano, segretario dell’Anci ligure (scelto, dopo che il Pdl ha proposto invano a 7 candidati di presentarsi e che hanno risposto in modo veltroniano: «Anche no, grazie»). Quanto alle civiche pure, c’è solo l’imbarazzo della scelta: Fratelli e fratellastri degli immigrati di seconda generazione, “Gente comune”, “Primavera Politica” e una che si chiama “Pin”, del Partito Italia Nuova, dell’ex socialista Armando Siri. Mancava solo che si inventassero una lista “Password” e forse si capiva qualcosa di più del guazzabuglio ligure, che ha contagiato anche i comuni piccoli del Levante, come a Rapallo e a Chiavari, dove diverse liste civiche propongono candidati fuoriusciti dal Pd, in competizione fra loro. Intanto si può misurare la temperatura del febbrile sentimento anti-casta dal successo che ha avuto il gioco inventato dal quotidiano Il Secolo XIX “Giù dalla Torre”. Un sondaggio in cui si chiede ai lettori : «Chi vorresti non vedere rieletto?» Il risultato verrà pubblicato il 31 marzo, ma non ci vuole molta fantasia per immaginarlo. 

Ora bisogna aspettare il 2-3 aprile per fare la conta delle liste civiche e capire fino a che punto si è spinto il fenomeno del civismo, vero o apparente che sia, e maggio per vedere cosa accadrà dopo questa confusa tornata amministrativa, ma è probabile che, tranne per alcune eccezioni, ci si trovi davanti a questa situazione: anche grazie all’astensionismo, tutti perderanno, nessuno vincerà. E poi si dovrà ripartire da capo, forse, proprio come nel gioco dell’Oca.  

X