Vittorio Conti, commissario Consob dal 2006 e per sei mesi presidente vicario dell’autorità di vigilanza nella transizione da Lamberto Cardia a Giuseppe Vegas, non si sbilancia sull’obbligo di Opa di Unipol nei confronti del gruppo Ligresti: «La commissione è un organismo che non segue l’elaborazione delle pratiche, fino al momento della decisione finale non sappiamo nulla». Sulla polemica a mezzo stampa tra il commissario Michele Pezzinga e Giuseppe Vegas, Conti cerca di calmare le acque: «Non è illegittimo che il presidente di Consob senta l’industria, essendo lui il capo anche delle attività istruttorie». Tuttavia, non risparmia un’osservazione: «Ci sono diversi stili di gestione, quando mi è capitato di fare il presidente c’era un meccanismo molto più condiviso nel processo decisionale». In questo colloquio con Linkiesta, a margine dell’assemblea annuale dell’Aifi, l’associazione che riunisce gli investitori nel private equity e nel venture capital, l’ex responsabile del risk management di Intesa Sanpaolo si sofferma anche sui problemi “borsistici” delle Pmi: «La quotazione di molte piccole e medie imprese spesso non avviene seguendo dei canali virtuosi, i delisting sono all’ordine del giorno», e sulla semplificazione dei prospetti informativi: «L’unico modo per essere utili ai risparmiatori è avere un modello di misurazione del rischio applicabile trasversalmente su tutti i prodotti».
«Mi sembra particolarmente evidente che l’operazione rappresenta un salvataggio» ha detto il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, a proposito dell’esenzione dall’Opa su Premafin. Quali sono le tempistiche di Consob per maturare una decisione in merito?
La commissione è un organismo che non segue le elaborazioni delle pratiche, fino al momento della decisione finale noi non dobbiamo sapere nulla. I procedimenti che ci arrivano sono programmati di settimana in settimana, quindi non ci sono ancora delle tempistiche certe.
Non sono mancate le polemiche in seno alla commissione sulla gestione della fusione tra Unipol e Fon-Sai. Qual è la sua posizione?
Vorrei chiarire che non è illegittimo che il presidente di Consob senta l’industria, essendo lui il capo anche delle attività istruttorie. Poi ci sono diversi stili di gestione delle persone. Io ho avuto un approccio diverso, eravamo in pochi e si lavorava praticamente insieme, c’era un meccanismo molto più condiviso nel processo decisionale.
Nel corso del suo intervento di oggi ha lasciato intendere che la quotazione non è sempre la soluzione migliore per le Pmi italiane. Perché?
Le Pmi hanno bisogno di essere accompagnate in Borsa in modo adeguato, i fondi di private equity e di venture capital sono lo strumento ideale per fare in modo che questi sbarchi non siano episodi che durino lo spazio di pochi mesi o pochi anni com’è successo di recente. C’è una distanza che va colmata tra il misurarsi con i mercati dei capitali globalizzati e l’esperienza di un’impresa gestita con una governance prevalentemente familiare, la natura non può fare dei salti. È bene arrivare in Piazza Affari preparati e con il passo giusto. Detto questo, è chiaro che la Borsa è il luogo di arrivo. La nostra piazza è troppo piccola, bisogna trovare il modo giusto per farla crescere, non bastano gli slogan.
Lei ha sostenuto che le Pmi che si quotano oggi non possono fare diversamente. Cioè?
Il passaggio in Borsa delle Pmi molto spesso non avviene seguendo dei canali virtuosi, le storie di delisting sono all’ordine del giorno se si vogliono bruciare le tappe, e troppo spesso si trova un ostacolo insormontabile nel dare loro continuità. Ritengo che i consulenti e chi le segue in modo disinteressato si impegni per farle restare quotate, ma non vorrei che questa lista di insuccessi sia frutto di forzature in condizioni di bisogno.
Su Linkiesta abbiamo provato a raccontare quanto sia difficile per un risparmiatore risalire al prospetto informativo di strumenti d’investimento semplici come i piani d’accumulo o dei conti correnti. La Consob sta lavorando sul fronte della trasparenza? E la sbandierata “educazione finanziaria” di cui si è parlato negli ultimi anni?
L’educazione finanziaria riguarda le generazioni future, mentre le generazioni che si confrontano con una valutazione del risparmio non sempre ottimale sono le attuali. La strada che si sta tentando di percorrere in Europa, implicita nelle direttive, è attraverso il prospetto. Oggi i prospetti sono inutilizzabili, sono dei passaggi spesso burocratici pieni di contenuti informativi che servono più come disclaimer per proteggere la società a fronte di possibili azioni legali che guida per le decisioni d’investimento. La difficoltà di smontare questo impianto è dovuta al fatto che i margini di manovra sulle direttive sono risicati. Come si può essere utili per i risparmiatori e gli investitori privati? Io credo che l’unico modo sensato sia avere una misurazione del rischio applicabile trasversalmente su tutti i prodotti.
Cioè?
Se io sui diversi prodotti avessi la stessa tassonomia di misurazione dei rischi e dei rendimenti e del break even, cioè di quando ho finito di pagare le commissioni e inizio ad andare nella zona di guadagno e quindi l’orizzonte temporale che un risparmiatore ha davanti, potrei fare dei paragoni ragionevoli. L’obiezione a questo concetto, a livello europeo, è la seguente: inserendo la suddetta metodologia le autorità ne sarebbero in qualche modo responsabili. La responsabilità vorrebbe dire validare il modello, ma tale validazione non è prevista né desiderata da molte autorità in giro per l’Europa, e quindi ci si sta barcamenando su questo punto.
Come se ne esce?
Applicheremo la direttiva europea il più possibile, e cercheremo di avere delle misurazioni sofisticate con i nostri modelli per fare vigilanza. Ogni prodotto finanziario ha delle sue caratteristiche di complessità che devono essere rappresentate in modo chiaro e comprensibile a chi lo sottoscrive: se la complessità che noi vediamo nel prodotto è tale da farci venire qualche dubbio e sollecita la necessità di una rappresentazione particolarmente accurata della sua rischiosità lo utilizzeremo per avviare un’azione di vigilanza nel momento del bisogno. Questa è la linea su cui ci si sta muovendo, non potendola rendere esplicita nel prospetto.
Twitter: @antoniovanuzzo