Due appuntamenti che saltano all’ultimo minuto. Due incontri mancati che scandiscono la giornata politica del Pdl e raccontano meglio di tante dichiarazioni il disagio e il nervosismo che si respira a via dell’Umiltà. Atteso negli studi Rai, questa mattina Silvio Berlusconi diserta la registrazione della trasmissione Porta a Porta. Una decisione presa per non incrinare il già logoro rapporto con Angelino Alfano. Più tardi tocca al segretario annullare il vertice di Palazzo Chigi, dove questa sera si sarebbe dovuto confrontare con i leader di Pd e Terzo Polo. Un chiaro avvertimento al governo. La prima crepa nell’inedita maggioranza che sostiene l’esecutivo tecnico.
Il primo appuntamento a saltare è quello del Cavaliere. Silvio Berlusconi è atteso alle 10 negli studi Rai di Porta a Porta. Orario irrituale, giustificato dall’imminente viaggio in Russia dell’ex premier (che passerà alcuni giorni in compagnia dell’amico Vladimir Putin). Pochi minuti prima della registrazione il Cavaliere dà forfait. La giustificazione è singolare: la sua presenza in video rischia di creare imbarazzanti equivoci sul ruolo di Angelino Alfano. Finendo per delegittimare l’immagine del segretario Pdl.
Un dubbio legittimo. Nato, così raccontano, da una serie di pressanti inviti fatti a Berlusconi da alcuni dirigenti del partito (decisiva sarebbe stata la lunga telefonata di Gianni Letta ieri sera). Gli stessi che avevano già preso le difese di Alfano qualche settimana prima, quando il Cavaliere si era scontrato con il giovane segretario sul tema delle amministrative. In quell’occasione l’ex premier aveva confidato ai suoi l’intenzione di presentarsi alle amministrative di maggio con una lista civica nazionale. Ma il suo delfino, spalleggiato da diversi big di via dell’Umiltà, lo aveva fatto desistere. «La rottura del rapporto di fiducia tra i due – racconta un berlusconiano – è nata proprio allora. Dando il partito in mano ad Alfano, Berlusconi si aspettava di mantenere il controllo sul Pdl. Non pensava mica di dover concordare ogni decisione con un altro leader».
E proprio quelle incomprensioni avrebbero spinto il Cavaliere a sconfessare il suo delfino. Pubblicamente a Bruxelles, la scorsa settimana, quando ha ammesso che ad Alfano «manca una storia, un quid» (frasi precipitosamente rettificate la mattina dopo). E in privato, più volte, ribadendo lo stesso concetto a diversi interlocutori. Un atteggiamento che nel partito alcuni giustificano con la voglia del Cavaliere di tornare in pista. Di riconquistare un ruolo centrale nella politica italiana. Non a Palazzo Chigi, certo. E nemmeno al Quirinale, come pure Berlusconi vorrebbe. Magari in quella veste di “padre nobile” che va ripetendo da tempo. Peccato che la nuova stagione da protagonista per l’ex premier passi inevitabilmente dall’archiviazione del Popolo della libertà. Creatura mai troppo amata, e oggi improvvisamente ingombrante. Un addio al partito del predellino che avrebbe come prima, inevitabile, conseguenza il ridimensionamento del segretario Alfano.
Ma a far discutere è soprattutto il secondo appuntamento che salta. Quello di Palazzo Chigi. Stavolta a dare buca è Alfano, atteso in serata per discutere con Monti, Casini e Bersani le prossime mosse del governo. Ufficialmente il segretario diserta il vertice in polemica con gli altri partiti della maggioranza. Il Pdl non avrebbe gradito le pressioni di Pd e Terzo polo per discutere con il governo la riforma della Rai (secondo un’indiscrezione giornalistica nelle ultime ore Bersani e Casini avrebbero incontrato alcuni alti funzionari di Viale Mazzini). Secondo altri a far infuriare Alfano sarebbe stato l’incontro di ieri tra il ministro della Giustizia Paola Severino e i due leader di Pd e Udc. «Se mi devo incontrare per soddisfare la sete di poltrone Rai o per far avvicinare Bersani con Vendola e Di Pietro sui temi della giustizia – attacca Alfano – sarebbe un teatrino della politica a cui mi sottraggo». Eppure qualcuno racconta anche un’altra spiegazione. Dietro il forfait del segretario Pdl ci sarebbe il faccia a faccia avvenuto questa mattina tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Un incontro riservato che avrebbe lasciato il manager berlusconiano particolarmente contrariato.
Il vertice di Palazzo Chigi salta – è stato spostato alla prossima settimana – gli ex An del Pdl esultano. E con loro tutti i pidiellini che non hanno a cuore l’accordo con Terzo Polo e Pd e il progetto della “grande coalizione”. Già, perché nonostante le rassicurazioni di Alfano («La colpa non è di Monti, noi continuiamo a sostenere il governo») la mancata partecipazione all’incontro di questa sera è un vero e proprio avvertimento al governo. Il senso è chiaro: il mandato di questo esecutivo è limitato. Il governo tecnico ha l’appoggio del Pdl fino a quando si occupa di riforme economiche. Non oltre.
Intanto proseguono le difficoltà del Pdl tra scontri interni e disaffezioni. A Montecitorio c’è chi è convinto che l’attesa sconfitta alle amministrative di maggio aprirà le porte a tanti scontenti. Pronti a trasferirsi alla corte di Pier Ferdinando Casini e del suo nuovo “contenitore dei moderati”. Il tutto mentre si fa più aspro il confronto tra ex An e forzisti. Nuove polemiche sono attese già nei prossimi giorni. Da domani a sabato i dirigenti del partito si daranno appuntamento a Orvieto, nella consueta scuola di formazione politica Pdl. Un evento che ha già creato qualche scontento e alcune defezioni: dall’ex ministro Gianfranco Rotondi a Guido Crosetto («Perché dovrei assistere a un’inutile passerella di ex?» spiegava poche ore fa Crosetto alla Camera). Tra le assenze eccellenti potrebbe figurare anche quella del Cavaliere. A quanto assicurano in Lombardia, Berlusconi avrebbe già dato la sua assicurazione a Michela Brambilla: sabato sarà con lei per tenere a battesimo il nuovo movimento Forza Lecco.