Telefonata a blitz in corso, così Cameron ci umiliò

Telefonata a blitz in corso, così Cameron ci umiliò

Avvisati? Non avvisati? Il punto è che bisogna intendersi su cosa voglia dire avvisati. Se qualcuno dei servizi inglesi abbia avvisato la controparte italiana è qualcosa che non sapremo mai. Ognuno potrà dire la sua, ma in un campo quello dell’intelligence è difficile arrivare a conclusioni certe. Mettiamo anche caso che l’abbiano fatto, mettiamo caso che gli agenti britannici abbiano informato di ogni passo le loro controparti italiane. In ogni caso, data la delicatezza della materia, queste cose devono essere comunicate ufficialmente, da primo ministro a primo ministro. Chi lo dice? Lo dice il fatto che in diplomazia la forma è sostanza e che non farlo equivale a uno sgarbo. 

E allora stiamo sulla telefonata del premier inglese David Cameron a Mario Monti che è il “nodo avviluppato” della vicenda. Londra  infatti dice una mezza verità quando afferma che Roma sia stata informata. Se stiamo all’assunto di base che l’unico dato, l’unica evidenza di questa storia, è la telefonata di Cameron (il resto è appunto troppo incerto per essere un dato), allora neanche lui dice di aver fatto la chiamata prima del blitz. Anzi. Conferma in pieno di avere composto il numero di Palazzo Chigi solo a operazione in corso. Prendiamo l’ex leader dei Tories e attuale Ministro degli esteri, William Hague: «Abbiamo lavorato con l’Italia sin dall’inizio ed abbiamo avuto una cooperazione sempre molto buona. Ancora giovedì ne abbiamo discusso col governo italiano, ma la decisione è stata molto rapida e abbiamo avuto un periodo di tempo molto limitato che ha impedito un’informazione preventiva. Pertanto l’Italia è stata informata ad operazione in corso».

Visto? Hague parla di «decisione molto rapida» che «ha impedito un’informazione preventiva». Neanche lui quindi dice che Roma sia stata avvisata prima del blitz. Né lo afferma Downing Street che anzi conferma che gli italiani «sono stati contattati, nel momento in cui stava iniziando l’operazione ma la situazione si è poi evoluta con grande rapidità». Quando poi il portavoce di Cameron dice che Roma era a conoscenza che il blitz militare per la liberazione di Franco Lamolinara e Christopher McManus «era un’opzione» aggiungendo di «non essere a conoscenza di alcuna obiezione» sollevata dagli italiani, manca il punto. Che è sempre quello della telefonata di Cameron. Infatti un conto è dire «potremmo fare questa cosa», un altro conto è dire «stiamo per farla» e un altro conto ancora è dire «la stiamo già facendo».

La rabbia di Monti e Napolitano («È inspiegabile il comportamento del Governo inglese per non aver informato e consultato l’Italia» ha detto il Presidente della Repubblica) è infatti relativa al momento di questa benedetta telefonata. Alcuni complottisti stamane ipotizzavano già che Monti mentisse e che in realtà Roma fosse stata avvisata. Ma, posta la definizione che abbiamo dato sopra dell’ “essere avvisati”, l’ipotesi non regge per due motivi: primo, dopo tutte le critiche ricevute per la vicenda indiana è difficile immaginare che Monti abbia preferito fare la figura del gonzo. Ma soprattutto manco Londra, come abbiamo visto, sostiene di avere telefonato a Monti prima che scattasse l’operazione. 

Detto questo la questione, si badi, non è che il nostro primo ministro avrebbe potuto bloccare l’invio delle truppe speciali. L’iniziativa inglese era basata su informazioni di intelligence che raramente vengono condivise. Chi poi sottolinea che i servizi italiani sono spesso ritenuti inaffidabili per via della nostra pratica di pagare per i sequestri, cita una differenza di metodo e di cultura che in effetti esiste e che viene spesso sottolineata dagli anglosassoni. La questione allora è e resta, tutta politica, ed è solo questa: Londra ha chiamato quando l’azione era in corso. Appunto, Monti molto difficilmente avrebbe potuto opporsi. Ma l’essere avvisati solo quando si sta già sparando è una mancanza di rispetto degna di lamentela. Tanto più fra partner europei. Una mancanza resa certo ancora più grave dall’esito disastroso dell’iniziativa britannica coi nigeriani.

Fosse andata diversamente Roma non si sarebbe arrabbiata? A questa domanda non si può rispondere. Si tratta infatti di “un vero a vuoto” vale a dire che, essendo posta sulla base di un assunto non veritiero, poi si può dire qualsiasi cosa. Se dico «se fossi il Presidente degli Usa, io farei…..» poi posso dire tutto, tanto mica sono Obama. Ricapitolando: Cameron ha chiamato solo operazione in corso, questo non lo nega nessuno e questo è il nodo politico. Niente di più, ma soprattutto, niente di meno. La rabbia italiana è motivata. Un paese “parigrado” viene informato prima, non a operazioni (rischiosissime) iniziate. 

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