BRUXELLES – I bimbi (palestinesi) di Gaza come quelli (ebrei) uccisi da uno squilibrato a Tolosa? Forse Catherine Ashton non voleva proprio fare un parallelo. Probabilmente voleva parlare di tanti bambini che, per un motivo o per l’altro, perdono drammaticamente la loro vita in modo violento. Ancora una volta, però, la Baronessa che riveste l’incarico di Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, è riuscita a inanellare un’ennesima gaffe, se mai ci fosse bisogno di dimostrare che se nell’Ue c’è una persona sbagliata al posto sbagliato è proprio lei.
L’ennesimo faux pax ha avuto luogo ieri, ma è solo oggi che si è capita la sua portata, non foss’altro per le virulente polemiche provocate. Siamo a un evento organizzato a Bruxelles dall’Ue e dall’Unrwa (l’agenzia Onu nata per assistere i rifugiati palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele e oggi tuttora, insieme all’Ue, principale fonte di assistenza per la popolazione di Cisgiordania e Gaza). Tra il pubblico, sono giovani, giovanissimi, tra cui alcuni palestinesi. «Quando pensiamo a quanto accaduto oggi (ieri ndr) a Tolosa – dichiara la Ashton a fine discorso – quando ricordiamo che cosa è accaduto in Norvegia un anno fa, quando sappiamo che cosa sta accadendo in Siria, quando vediamo che cosa sta succedendo a Gaza e in diverse parti del mondo, noi commemoriamo giovani e bambini che hanno perso la loro vita». Quanto basta perché l’agenzia France Presse (Afp) titolasse il suo dispaccio: «Sparatoria di Tolosa: Catherine Ashton traccia un parallelo con Gaza». Il pasticcio era fatto. Tanto più che resta molto viva nella memoria collettiva, con le annesse polemiche, l’uccisione per errore di un ragazzino palestinese di 12 anni che stava andando a scuola, nel corso di un raid aereo israeliano condotto a metà marzo sulla Striscia, un attacco che ha colpito anche alcune case abitate da famiglie.
Le dure reazioni israeliane, com’era da prevedere, non si sono fatte attendere. «Il confronto fatto da Ashton tra ciò che accade a Gaza e quel che è accaduto a Tolosa, e quel che succede in Siria ogni giorno, è oltraggioso e non ha alcun fondamento di realtà», ha tuonato il ministro della Difesa di Gerusalemme Ehud Barak. «L’esercito israeliano – ha aggiunto – opera a Gaza con grande attenzione e precisione per proteggere le vite di innocenti». «Il ministro – si legge anche in un comunicato del capo della diplomazia dello Stato ebraico, Avigdor Lieberman – ritiene che le dichiarazione di Catherine Ashton non siano appropriate ed esprime la speranza che l’Alto rappresentante le riesamini e ritorni sulle sue parole».
Michael Mann, uno dei due portavoce della Ashton, oggi è apparso affannato a ripetere, per ben tre volte in una mattinata, un comunicato volto a «correggere» quella che è stata spacciata per una forzatura giornalistica: «le parole dell’Alto rappresentante sono state grossolanamente distorte da un’agenzia di stampa» ha tuonato. Per aggiungere che «nelle sue osservazioni, l’Alto rappresentante si riferiva alle tragedie che costano la vista a bambini in giro per il mondo e non ha tratto alcun parallelo tra le circostanze dell’attacco di Tolosa e la situazione di Gaza». Sarà, ma è chiaro che il “ministro degli Esteri” Ue ha infilato Gaza in una serie che includeva ragazzini assassinati brutalmente o da squilibrati come a Tolosa in Norvegia, o dagli sgherri di un regime come in Siria – di qui le dure reazioni israeliane.
Del resto, a leggere tutto il discorso, è chiara la comprensibilissima simpatia della Ashton per le disgraziate sorti dei bambini della Striscia, lei stessa ha citato alcune frasi ascoltate durante una sua visita a Gaza, tra cui spicca questa di un ragazzino palestinese: «anche se abito a Gaza, che è una prigione, continuerà ad amare e spiegare la sua bellezza e l’energia e le speranze di tutti i giovani intorno a me». La Ashton si commuove, peccato però, che quando si tratta di agire per promuovere il rilancio del processo di pace tra palestinesi e israeliani l’Ue, e soprattutto la Ashton, brillino per la loro assenza. Salvo qualche gaffe che non aiuta nessuno.