Basta un rutto alla Zanzara e i giornali ci fanno l’apertura

Basta un rutto alla Zanzara e i giornali ci fanno l’apertura

Fanno stringere il cuore i parallelismi sghembi di Daniela Santanchè, che avvicina vite spericolate così diverse come quelle di Nilde Jotti e la Minetti, o inducono immediatamente all’indignazione, senza possibilità di appello? Lo stesso con Calearo, il quale tra Porsche slovacche e menefreghismi istituzionali, supera abbondantemente la barriera del suono? E molti altri ancora, di cui per carità di patria non vi elenchiamo nomi e cognomi?

Una prima suggestione, inevitabile, ci conduce alla constatazione che il luogo fisico in cui queste evoluzioni «intellettuali» hanno preso corpo e sangue è per tutti lo stesso, e cioè la Zanzara di Radio24, emittente del Sole 24Ore, a cui dà voce e anima Giuseppe Cruciani, ormai immancabilmente spalleggiato da David Parenzo, giornalista, una vita da onestissimo mediano nelle tv private lombarde, la migliore di tutte – Telelombardia – e adesso battitore libero. La Zanzara, sotto questo cielo, sembra ormai vivere in regime di monopolio, laddove il deputato Y voglia dire una coglionata siderale il suo posto è là. Naturalmente la Zanzara fa il suo e i giornali il loro, perché il giorno dopo il «santino» è inevitabilmente sulle pagine di tutti i giornali.

Sino a qualche tempo fa, altro luogo del pensiero debolissimo era il salotto di Klaus Davi, di professione massmediologo, al quale politici d’ogni rango hanno affidato negli anni diverse perle da collezionare. Ma, ahilui, il povero Klaus è stato onestamente cannibalizzato dal zanzariere maledetto che è in Cruciani, che non ha più bisogno di convincere nessuno sul fatto che ogni cosa detta nel suo programma verrà immediatamente centrifugata e riprodotta mille e mille volte su tutte le piattaforme editoriali del piccolo pianeta nostrano. Cosicché, la Zanzara non ha più necessità di inseguire affannosamente i politici, ma da essi – assai sgomitanti – verrà ricercata come abile veicolo di autopromozione.

Sappiamo come nel tempo il buon Cruciani sia stato oggetto di indagini, da parte di molti ascoltatori, sulle sue convinzioni politiche, sappiamo come il nostro – su questa nebulosa – ne abbia fatto addirittura un modo di stare, un valore da non perdere mai per nessun motivo al mondo. Un giorno che si dovesse scoprire che il buon Giuseppe è di destra o di sinistra, finirebbe il giochino. Noi, per mettervi un po’ sulla strada, vi riveleremo ciò ch’egli stesso ci confessò amabilmente, un giorno che ci capitò di condividere per qualche giorno la scrivania. Da due sole persone, ci raccontò, era affascinato, al punto persino di provarne soggezione: Giuliano Ferrara e Vittorio Sgarbi. 

La piega di questa nuova Zanzara (sì, perché ve n’è stata anche una più vecchia e meno eccentrica) ha preso linfa dai suoi stessi protagonisti politici, «cabarettizzandosi». Se possibile, Cruciani ha operato un’operazione di marketing impeccabile, quasi chirurgica, ancorché per molti discutibile: ha fatto scendere la Zanzara nei miasmi pestilenziali di questa nostra politica e gli ha dato voce. Non si è posto tanto il problema della contrapposizione giornalistica, del cane da guardia che sarebbe in noi, ma ha preferito offrire un tavolino al suo bar sport perché l’interlocutore possa aprirsi sino al punto da sbracare completamente. Se avete avuto il buon cuore di ascoltarla, la Zanzara gioca su quel ritmo sincopato tra la (sotto sotto) divertita e politicamente corretta contrapposizione di David Parenzo («ma no, questo lei non può dirlo, ma questo è razzismo») e l’abilità del conduttore di creare il parallelismo alla Frankenstein: «Signora Santanchè, quindi lei mi sta dicendo che la Jotti è come la Minetti?». 

Tutto questo varrebbe forse quel che vale, se non fosse che il circuito mediatico aspetta spasmodicamente la Zanzara e regolarmente se ne abbevera. Un tempo, una coglionata senza senso, una bestialità purchessia, un mandare in vacca qualunque argomento, avrebbero avuto in sorte il destino d’essere rapidamente dimenticati. Nessuno gli avrebbe dato peso, e così facendo ci avremmo forse rimesso in divertimento (ammesso che possa essere considerato tale), guadagnandoci però in decoro istituzionale. 

C’è una terza via? 

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