L’hanno chiamato Eva, non solo perché è un eco villaggio autocostruito, ma perché è un nome di donna e porta in sé l’idea della vita, della rinascita. Eva infatti non è un paesino qualunque: costruito interamente in paglia e legno, si trova a pochi km dalla città dell’Aquila e da febbraio 2010 è diventato la casa di alcuni degli abitanti di Pescomaggiore, un antico borgo medievale duramente colpito dal terremoto che nell’aprile del 2009 ha sconvolto l’Abruzzo.
«Dopo il terremoto – racconta Filippo Tronca, uno degli abitanti – molti di noi si sono ritrovati senza una casa, in un primo momento qui non era prevista la realizzazione di casette in legno da parte della protezione civile, così abbiamo cercato una soluzione che ci permettesse di rispondere immediatamente alla situazione di emergenza senza però dovere abbandonare il nostro paese, ecco perché abbiamo scelto di costruire queste case di paglia».
Il piccolo villaggio formato da cinque casette e affacciato su quanto resta di Pescomaggiore è il frutto dell’incontro fra i pescolani e l’architetto Paolo Robazza, fondatore di BAG (Beyond Architecture Group), un gruppo di architetti che mira alla diffusione di nuove soluzioni green dall’impatto ambientale minimo. «Dopo il terremoto del 6 aprile gli abitanti di Pescomaggiore volevano trovare un modo per restare a vivere nel loro paese ma non sapevano come fare, noi invece cercavamo chi volesse ascoltare le nostre proposte: così è nata Eva».
Il cantiere di Eva
L’uso della paglia nell’edilizia risale alla seconda metà dell’Ottocento quando negli Stati Uniti e più precisamente nello stato del Nebraska i pionieri arrivano in una zona povera di pietre e legname, materiali tradizionalmente utilizzati per le costruzioni, e cercano così nuove possibilità. Negli anni settanta del secolo scorso Judy Knox e Matts Myhrman riscoprono la tecnica adeguandola alle esigenze moderne. All’inizio degli anni novanta Barbara Jones la importa in Europa. Da allora il suo utilizzo ha iniziato a diffondersi e da poco è arrivato anche nel nostro Paese. Anche se ancora pochi, oltre a Eva esistono altri esempi italiani, l’ultimo dei quali in via di realizzazione proprio adesso a Roma.
Pur essendo ancora in fase di costruzione (i lavori sono partiti a fine gennaio), camminando per il quartiere di Quadraro si vede fare capolino fra i palazzi una curiosa costruzione che al posto dei mattoni ha balle di paglia. Oltre a essere il primo esempio di casa in paglia urbana, il progetto si caratterizza per la squadra di giovani professionisti che, previa iscrizione, hanno scelto di partecipare a questo cantiere per imparare l’uso della tecnica. «Con questa costruzione – spiega Robazza – vogliamo mostrare come la paglia possa rappresentare un’ottima soluzione anche per le costruzioni in città».
La prima casa di paglia urbana, a Roma
I vantaggi offerti dalla paglia sono molti: è resitente, una pressa di paglia infatti non è altro che fibra compressa e assume quindi le stesse caratteristiche del legno; è traspirante; è fonoassorbente (viene infatti utilizzata negli studi di registrazione); contrariamente a quanto si potrebbe pensare presenta un basso rischio di incendio (un muro in balle di paglia intonacato resiste alla temperatura di 1.010 °C per tre ore) e, soprattutto, è economica.
Per realizzare una casa di paglia, con struttura portante in legno, occorrono dagli 800 ai 1400 euro a metro quadro, quando per la costruzione di una casa in cemento occorrono circa 1.800 euro al metro quadrato. Il costo di una parete può variare dai 7 ai 40 euro al metro cubo; quello di una singola balla comperata direttamente dal produttore parte da 1,5 euro. Il costo di realizzazione poi può essere abbattuto attraverso l’autocostruzione a cui la tecnica della paglia offre ampi margini.
In caso di sisma inoltre una casa in balle di paglia si comporta molto meglio di altre costruzioni in laterizio o cemento armato, poiché la forza esercitata dal terremoto su un edificio è proporzionale alla massa dell’edificio stesso. Una casa di paglia, essendo molto più leggera, riceve quindi una sollecitazione notevolmente inferiore, senza contare che la flessibilità del materiale consente l’assorbimento delle vibrazioni senza alcuna rottura strutturale.
Il progetto di Eva davanti a Pescomaggiore
«La paglia ha rappresentato la soluzione ideale per noi – prosegue Tronca – l’abbattimento dei costi e la velocità con cui sono stati realizzati i lavori ci ha permesso di restare qui e di fare in modo che Pescomaggiore non fosse l’ennesimo paesino di montagna abbandonato». Eva è stato costruito grazie al lavoro di pescolani e volontari e alla generosità di tutti coloro che hanno voluto sostenere il progetto con una donazione. Ad oggi sono stati raccolti all’incirca 140.600 euro, ma il progetto non è ancora finito. «L’eco villaggio non rappresenta che una prima fase, speriamo di poter trasformare presto gli spazi del villaggio di paglia da abitazioni a luoghi di incontro e condivisione per la comunità. Quello che ora vogliamo – conclude Tronca – è potere ridare davvero vita a Pescomaggiore e tornare nelle nostre case. Stiamo creando degli orti e abbiamo ripreso la coltivazione delle terre, vogliamo creare del lavoro verde, che possa spingere le persone a lavorare qui, a non andarsene».