Davide Lovat, ex leghista di Vicenza, si lascia andare una battuta per commentare il nuovo corso nella Lega Nord dopo le dimissioni di Francesco Belsito e del segretario federale Umberto Bossi «Triumvir in latino sta per tre uomini. Si vede che la Lega Nord è il primo partito transgender…». Il riferimento della presunta anomalia padana è rivolto a Manuela Dal Lago, deputato, chiamata a Vicenza anche la «Papessa», tale è il suo potere in città e provincia, nominata insieme con Roberto Calderoli, Roberto Maroni nel nuovo triumvirato padano.
Ma la Dal Lago non è l’unica «particolarità» di questo nuovo corso leghista, che dovrebbe traghettare il movimento al congresso federale in autunno, per fare pulizia di chi si è intascato quattrini illegalmente e mettere a posto i bilanci. È la mossa del Gattopardo: «cambiare tutto per non cambiare niente». Lo dicono diversi ex leghisti dopo aver visto i nomi della trojka e quello del nuovo tesoriere, cioè Stefano Stefani, che era insieme all’ex tesoriere Maurizio Balocchi l’amministratore di Credieuronord. E si sono messi le mani nei capelli. «Questa sceneggiata del nuovo triumvirato e del nuovo tesoriere ha come unico obiettivo quello di mantenere una parte di consenso elettorale storico della Lega», chiosa l’ex capogruppo alla Camera Alessandro Cè.
A quanto si dice in via Bellerio, Bossi si fiderebbe ciecamente di loro. E spera di capire cosa non ha funzionato in questi otto anni nei conti. “Il quartetto” potrà convincere forse qualche dirigente tra le mura della sede di via Bellerio o i militanti sul territorio. Ma chi li ha conosciuti in passato, anche prima della malattia del Capo nel 2004, quando gli scandali non avevano l’etichetta “Belsito” ma quella del villaggio in Croazia o di Credieuronord e delle Cooperative Padane, ha ben altre opinioni. Vediamo perché.
Calderoli si è distinto negli anni per la vicenda delle Coop, dove era presidente. Il buco fu di un centinaio di milioni di vecchie lire finendo pure, di striscio, nello scandalo Antonveneta con l’ormai nota vicenda del ministro (breve) per il federalismo Aldo Brancher: l’accoppiata Brancher-Calderoli compare pure nelle nuove indagini su Belsito. A Maroni, invece, che è sempre stato immune da scandali, molti contestano però la difesa prima di Giampiero Fiorani e poi dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio nella scalata di Bpl ad Antonveneta. «Fazio ha autorizzato un’operazione che collima con la nostra visione economica», disse l’ex capo del Viminale nel 2005, proprio quando Fiorani salvò Credieuronord dal fallimento.
La «Papessa» invece, anche nota perchè provò a candidare l’imprenditore Massimo Calearo alle comunali, secondo alcuni ex leghisti, fa parte del gruppo degli «ippopotami» di Vicenza. In questa fazione, dove quando chi si iscrive dice «io sto con gli ippopotami», compare pure il leghista e assessore Marino Finozzi, indagato nel 2010 per truffa. E soprattutto Gianfranco Vian, braccio destro della Dal Lago, commercialista che vanta un patteggiamento per appropriazione indebita. E, infine, tra gli «ippopotami» c’è il nuovo tesoriere, orafo vicentino, Stefani. Renato Ellero, ex senatore leghista, professore di diritto penale, è arrivato a dire in un’intervista a Vicenza Più che «sarebbe meglio che Stefani non andasse in procura a portare i conti, perché se lo ricordano bene…».
Del resto Stefani, l’ex sottosegretario al Turismo che si dimise dopo aver insultato i tedeschi sulla Padania nel 2003 («Biondi stereotipati dall’orgoglio ipernazionalista»), ha avuto anche lui in passato qualche bega giudiziaria. In particolare sul villaggio in Croazia, quel «paradiso di Bossi» a Umaga, che costò un indagine a tappeto per bancarotta tra i leghisti e un malcontento strisciante nella base che ci aveva pure investito un monte di quattrini. Lo racconta bene Leonardo Facco, che fu tra gli investitori, nel libro Umberto Magno. Stefani accusato di bancarotta fraudolenta dalla procura di Udine è uscito da questa storia con un’archiviazione. Ma poi è finito in un’altra grana giudiziaria, quella di Crediuronord, l’ormai nota banca della Lega finita in malora con soldi sborsati persino a Maura Lari la moglie dell’ex capitano del Milan Franco Baresi.
Solo il 16 aprile del 2010 il nuovo tesoriere leghista tirò un sospiro di sollievo, quando la procura di Milano decise di archiviare in blocco l’inchiesta per appropriazione indebita e truffa contro gli amministratori dell’istituto. Tra questi c’era appunto lo Stefani che ebbe un ruolo non secondario in tutta la vicenda. Il risultato di tutta questa storia è che la Euronord holding, nata sulle ceneri della banca voluta dal Senatùr nel 1998, sta ancora restituendo un po’ alla volta agli investitori le quote che versarono confidando nel Capo: la somma totale è di 13 milioni di euro.
La vicenda dell’istituto di credito leghista è un punto chiave per la storia di tutto il movimento. È la spiegazione, secondo ex leghisti come Cè o Giancarlo Pagliarini, che i conti non tornavano pure prima della malattia del Capo. Del resto, Maurizio Balocchi, l’ex tesoriere poi malato di diabete che lascerà il testimone a Francesco Belsito, era uno che quando i leghisti gli chiedevano spiegazioni sui conti rispondeva: «Fatevi i fatti vostri». In un’intercettazione telefonica dell’11 settembre del 1997, per le indagini del procuratore Guido Papalia sulle camice verdi, i due deputati Enzo Flego ed Enrico Cavaliere parlano di Balocchi descrivendolo così: «[…] quel mafioso si è fatto i soldi con i soldi della Lega, quel pezzo di merda lì».