Dopo i crolli arriva il piano per cercare di salvare Pompei

Dopo i crolli arriva il piano per cercare di salvare Pompei

Il declino di Pompei che sembrava inarrestabile (forse) s’interrompe. La serie quasi ininterrotta di crolli, piccoli e grandi, chiusure di parti significative dell’area archeologica, che andavano ad arricchire il già lungo cahier de doléance, lasciano spazio al tentativo di iniziare una nuova fase.

Finalmente. Un’operazione strutturata e non estemporanea che dovrebbe consentire alla città campana di riacquistare lo splendore perduto. Ad uscire dalla precarietà che a lungo ha contraddistinto la politica culturale che l’ha interessata. A rendere più solide le sue strutture, meno evanescenti i colori dei numerosissimi affreschi che in tanti casi le caratterizzano, calpestabili i mosaici che ne decorano frequentemente i pavimenti. Ma anche a rendere quelle strutture tutte accessibili. E comprensibili nella loro interezza.

Dopo il via libera dell’Europa, con una decisione comunitaria del 29 marzo 2012, al piano complessivo da 105 milioni di euro tra fondi Fesr e nazionali, oggi a Napoli, è stata annunciata l’immediata operatività del Grande Progetto Pompei, attraverso la pubblicazione dei primi 5 Bandi europei. I quali riguardano restauri e consolidamenti di 5 Domus (di Sirico, del Marinaio, dei Dioscuri, delle pareti rosse e del Criptoportico). I bandi prevedono alti requisiti di affidabilità, legalità e trasparenza definiti nel quadro del Protocollo di legalità, sottoscritto dalla Prefettura di Napoli e dalla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei. Il Protocollo è stato promosso, con l’Intesa Inter-istituzionale “Progetto Pompei” del 20 gennaio 2012, dai Ministri dell’Interno, per i Beni e le Attività culturali, per la Coesione territoriale, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici.

Proprio questa ampia partecipazione indizia una volontà “nuova” che sembra delineare scenari meno foschi per l’area archeologica che il mondo ci invidia. Messa in sicurezza degli scavi, legalità e trasparenza negli appalti. Questi sono, in sintesi, i punti nei quali si articolerà il Progetto. Che prevede delle fasi definite secondo riconosciute priorità e ciascuna con proprie tempistiche. Oltre al l’indagine idrogeologica propedeutica alla messa in sicurezza dei terreni demaniali ai confini dell’area di scavo lungo via dell’Abbondanza, già avviata, entro luglio 2012, saranno pubblicati bandi per le regiones maggiormente a rischio (VI, VII e VIII) per 10 milioni di euro circa. Con consolidamenti strutturali, protezione degli affreschi e recupero dei mosaici. Le sei regiones restanti (I,II, III, IV, V e IX) vedranno gare avviate entro fine anno per 7 milioni di euro.

Ma a segnare discontinuità rispetto al passato è proprio la manifesta volontà di pensare l’operazione in un’ottica più allargata da quella dell’intervento tout court “archeologico”. Invece, di farne un progetto integrato di sviluppo territoriale, nel quale accanto alla tutela e valorizzazione, vi sia il tentativo di attrarre una crescente domanda turistica e ad attivare sul territorio iniziative imprenditoriali. Quanto questa dichiarazione d’intenti sia fondata lo si comprende passando in rassegna i differenti capitoli di spesa previsti.

Così, 8,2 milioni sono per rilievi e diagnostica, 85  per il consolidamento delle opere, di cui 47 per 39 progetti gia’ redatti dalla Soprintendenza e 38 per opere da progettare. E, ancora, 7 mln sono per adeguamento dei servizi per i visitatori, 2 mln per i sistemi di sicurezza e videosorveglianza e 2,8 milioni per il rafforzamento della struttura organizzativa e tecnologica della Soprintendenza. Per garantire il rigoroso rispetto di criteri di legalità e prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori legati al Grande Progetto Pompei, è stato stipulato anche un “Protocollo di legalità’’, strumento operativo per la trasparenza delle procedure di gara, il monitoraggio degli appalti di lavori, servizi e forniture, la tracciabilità dei flussi finanziari connessi alla realizzazione delle opere, sicurezza dei cantieri, rapida e corretta realizzazione degli interventi.

Il nuovo Governo sembra avere idee chiare anche in tema di cultura. Pompei costituisce una grande chance. Per l’area archeologica che negli ultimi anni ha fatto parlare di sé quasi esclusivamente  per le sue “scorticature”, come ebbe a definirle l’ex sottosegretario ai Beni Culturali Villari.

Ma anche per l’archeologia italiana. Un settore del quale sempre si parla ma sul quale non si interviene. Né con finanziamenti cospicui, né con scelte coraggiose. Il Grande progetto può segnare la rinascita della città antica ma anche l’incipit di un nuovo modo di guardare al patrimonio storico-archeologico del Paese. Non un bell’oggetto, inanimato, da rimirare nella sua statica inutilità ma parte vitale e produttiva del nostro movimentato quotidiano.

Nell’inarrestabile cambiamento di cose, idee e persone è inutile pensare che solo i monumenti del glorioso passato possano continuare a rimanere così come a lungo sono stati. Parti da guardare, da lontano, con occhi sognanti. La loro conservazione, i costi della loro sopravvivenza, è probabile passino anche da un mutato approccio nei loro confronti. Pompei, è salva, forse. Per tutto il resto, bisognerà cambiare.